Alimentazione

«L’mRNA è già nel cibo»: per vaccinare tutta la popolazione?

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L’mRNA è già entrato nella catena alimentare umana. Lo sostiene l’avvocato attivista Thomas Renz, che rivela che i maiali americani hanno già iniziato le iniezioni di RNA messaggero nel 2018, mentre a breve dovrebbe essere sottoposti all’mRNA anche i bovini e il pollame.

 

Secondo quanto sostiene Renz, le aziende farmaceutiche come Merck avevano già sviluppato un vaccino a mRNA per i maiali in uso dal 2018.

 

«In questo momento, abbiamo confermato che questa roba di mRNA è nelle scorte di cibo. Sappiamo che Merck ha un prodotto chiamato Sequivity. Iniettano mRNA nei maiali dal 2018», ha detto sabato Renz al canale Real America’s Voice.

 

«Sappiamo che possono effettivamente produrre quello che viene chiamato mRNA trasmissibile. E ciò significa che possono mettere questa roba in un animale in modo che trasmetta a chiunque stia ingerendo qualunque cosa stia ingerendo e venga vaccinato».

 

«Quindi potrebbero ingegnerizzarlo nelle piante, negli animali, in varie cose», ha detto Renz, che in pratica sta suggerendo che la tecnologia genica sperimentale potrebbe presto estendersi all’intero approvvigionamento alimentare per vaccinare in massa la popolazione americana.

 

 

Renz ha attirato l’attenzione su un disegno di legge del Missouri – l’House Bill 1169 –  che «specifica che qualsiasi prodotto che agisce come, o esposto a processi che potrebbero portare il prodotto ad agire potenzialmente come, a terapia genica o che potrebbe influire, alterare o introdurre materiale genetico o una modifica genetica nell’utilizzatore del prodotto o alcune altre persone devono essere etichettate in modo evidente con il parole “Potenziale prodotto di terapia genica” e passi ragionevoli devono essere adottati per garantire che un potenziale acquirente o utente ne sia informato la presenza di questa etichetta».

 

«Se un prodotto è noto per essere un prodotto di terapia genica, il prodotto deve essere etichettato in modo ben visibile con il parole “Prodotto di terapia genica”» scrive il testo del disegno di legge. In pratica, la politica invece che fermare questa corsa, sta semplicemente decidendo le etichette sulle confezioni.

 

«E se non otteniamo la divulgazione, se non approviamo alcune leggi sul consenso informato, quello che succederà è che, per tutti voi ragazzi che siete stati forti e avete detto no a questi vaccini a mRNA, beh, li farete comunque attraverso il cibo», ha detto Renz.

 

La NCBA, associazione degli allevatori di bovini USA, ha negato in comunicato che «attualmente» il bestiame sua trattato con l’mRNA. Su quell’«attualmente» si sono concentrati i dubbi dei critici.

 

Per quanto riguarda gli allevamenti avicoli, oltre ad una iniezione di RNA per l’influenza aviaria  autorizzata nel 2015, sono in fase di sviluppo anche nuove iniezioni di nanoparticelle mRNA-lipidiche per la stessa sindrome dei polli.

 

Renz aveva dichiarato in una precedente intervista con la giornalista Naomi Wolf che i documenti dell’NIH (l’ente di sanità pubblica statunitense) dimostrano che il governo federale e l’industria farmaceutica hanno perseguito la tecnologia del vaccino mRNA per l’approvvigionamento alimentare «per almeno due decenni».

 

«Ho documenti del NIH – dal 2002 – che parlano dell’integrazione dei vaccini negli alimenti», ha raccontato Renz. «Hanno lavorato per integrare questi [vaccini] nel nostro approvvigionamento alimentare. Ci stanno lavorando da almeno due decenni».

 

Come riportato da Renovatio 21, i vaccini COVID hanno aperto le porte per la nuova ondata di vaccini a mRNA per il bestiame.

 

«Non si sa abbastanza in questo momento se i vaccini a mRNA possono generare effetti a lungo termine sulla riproduzione o sulla durata della vita del bestiame domestico» aveva dichiarato il veterinario W. Jean Dodds a The Defender. «Poiché il bestiame diventa parte della catena alimentare umana e animale, dobbiamo essere sicuri che nessun cambiamento cellulare o molecolare anormale nell’animale possa essere indotto da questo tipo di vaccino».

 

L’idea di un programma di vaccinazione attraverso la contaminazione di alimenti non è nuova, ed era alla base di popolari tentativi di bioingegneria dei vegetali negli anni novanta e primi duemila che avanzano ancora oggi ma falliscono per l’incapacità di ottenere un’espressione genica costante dagli organismi geneticamente alterati.

 

Un esempio fu dato dall’Università di Tokyo, che inserì nel DNA i alcuni geni derivanti dal batterio del colera, per creare così un riso OGM in grado di indurre una risposta immunitaria contro il patogeno. Sì: un riso vaccino transgenico.

 

Cibo contaminato da vaccini è già servito ad animali selvatici tramite lanci da elicotteri.

 

La vaccinazione per via alimentare si avvicina alla teoria dei cosiddetti «vaccini autopropaganti», ossia vere e proprie «epidemie vaccinali» fatte con sistemi contagiosi rilasciati sulla popolazione dalle autorità, vaccini in grado di diffondersi da soli – ovviamente a discapito totale del principio di consenso informato, che con la vaccinazione COVID ha dimostrato – come gli stessi diritti costituzionali – la sua pragmatica irrilevanza.

 

L’idea che l’mRNA possa passare dai vaccinati ai non vaccinati – e cioè che potremmo essere di fatto già dinanzi all’innesto della popolazione mondiale di un vaccino genico autopropagante – è stata discussa in questi mesi dal cardiologo texano Peter McCullough.

 

 

 

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