Epidemie

L’Istituto Superiore di Sanità e i giochi statistici

Pubblicato

il

 

 

 

Dai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità emerge come i contagi tra vaccinati siano dello stesso ordine di grandezza rispetto a quelli dei non vaccinati. Un ordine di grandezza che non permette di prospettare l’eliminazione dei contagi, nemmeno simulando la vaccinazione della totalità dei cittadini di ogni età.

 

L’immunità di gregge rimane un leggenda metropolitana. E la vaccinazione obbligatoria per eliminare i contagi è priva di senso scientifico, prima ancora di introdurre considerazioni giuridiche e morali.

La vaccinazione obbligatoria per eliminare i contagi è priva di senso scientifico, prima ancora di introdurre considerazioni giuridiche e morali

 

Nei metodi di raccolta e di esposizione dei dati, l’ISS ha commesso inoltre dei grossolani metodi di misura, che potrebbero nascondere uno scenario ancora più incoerente.

 

 

L’Istituto Superiore di Sanità e i contagi  tra vaccinati

Da quando il 22 luglio Mario Draghi in conferenza stampa ha affermato che «chi non si vaccina, contagia gli altri», i giornali hanno nascosto in fretta e furia il tema dei contagi tra vaccinati.

 

Nelle ultime settimane si fa un gran parlare del  presunto analfabetismo scientifico che riguarderebbe le persone contrarie all’obbligo vaccinale. Costoro  –  dicono i giornali scivolando esplicitamente nell’insulto  –  sarebbero dei cittadini con ridotte capacità di ragionamento.

 

Tralasciando in questa occasione argomenti di carattere giuridico e di Filosofia del Diritto, vogliamo qui mostrare quanto sono bravi all’ISS a trattare i dati. Vediamo come l’Istituto Superiore di Sanità compili le statistiche, statistiche che poi servono alla classe politica italiana per argomentare la presunta utilità dell’obbligo vaccinale sull’intera popolazione, senza distinzione di età.

 

 La stampa nazionale, che da mesi non ha il coraggio di pubblicare tabelle come questa qui sotto. Se queste tabelle provassero che i vaccinati non contagiano, perché non pubblicarle in prima pagina per rinforzare gli insulti rivolti ai connazionali?

 

La domande fondamentali sulle quali viene spacciata  dal Governo sanitario Draghi-Speranza la presunta base scientifica  del green pass sono due:

 

1) Essere vaccinato impedisce di contagiarsi e di contagiare? In che misura?

 

2) Si potrebbe raggiungere l’immunità di gregge ipotizzando che tutta la popolazione si vaccinasse?

 

Il Governo italiano e la stampa allineata sostengono a vanvera di sì, ma non riportano mai studi o numeri precisi. 

 

È  la nuova frontiera della Scienza: l’uso degli avverbi . «Di meno», «più raramente», “in misura minore”, etc.

 

I dati resi  disponibili anche da un Ente italiano come l’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che essere vaccinati non incide sulla possibilità di eliminare i contagi. L’eliminazione del contagio è impossibile

Tuttavia i dati resi  disponibili anche da un Ente italiano come l’Istituto Superiore di Sanità dimostrano il contrario. Cioè essere vaccinati non incide sulla possibilità di eliminare i contagi. L’eliminazione del contagio è impossibile.

Prendiamo la tabella n.7 pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità in data 21 luglio 2021, che opera sotto la vigilanza del Ministero della Salute.

 

 

Per comodità analizzeremo i dati raccolti relativi alle fasce under 40, ma le considerazioni logiche che svolgeremo si applicano a tutte le altre fasce anagrafiche.

 

Ebbene, da come vengono esposti i contagi sulla riga B, un lettore poco esperto è portato a interpretare che i vaccinati con doppia dose under 40 abbiano un tasso di contagio del 5% mentre i vaccinati con singola dose under 40 avrebbero un tasso di contagio del 15%.  Il che è volgarmente falso.

 

Infatti  in questo modo non viene estratta l’unica informazione utile da questa raccolta di dati: quale sarebbe il guadagno effettivo in termini di contagi tra vaccinati e non vaccinati under 40?

 

Per rispondere a questa domanda  si devono usare le proporzioni  tra i valori della riga A e quelli della riga B – programma di seconda media, scuola dell’obbligo:

 

A) Su 13.017.353 non vaccinati sono stati conteggiati 19.080 positivi; il rapporto è di 1 su 682.

 

B) su 2.651.558 vaccinati con dose singola sono stati conteggiati  3.313positivi; il rapporto è di 1 su 800.

 

C) Su 1.766.644  vaccinati con doppia dose sono stati conteggiati 1.167 positivi; il rapporto è di 1 su 1513.

Come si vede, il guadagno in termini di mancati contagi per i vaccinati  con singola dose (quelli del green pass)  è soltanto del 15% (1 su 682 contro 1 su 800).
Mentre il guadagno in termini dei contagi per vaccinati con doppia dose è del 55% (1 su 682 contro 1 su 1513).

 

Ora, a parte il fatto che il green pass richieda solo la dose singola, conta osservare che anche con la doppia dose il guadagno sarebbe nell’ordine del 50%.

 

 

Sono percentuali che in alcun modo possono incidere su qualsiasi ipotetica immunità di gregge. Nemmeno sforzandosi con la fantasia è possibile ipotizzare che una vaccinazione di tutta la popolazione con due dosi possa fermare la circolazione del COVID. Sono i dati del ISS a dirlo.

 

Dunque, argomentare a favore dell’obbligo vaccinale degli under 40 nell’ottica di eliminare la circolazione del COVID  è catalogabile come una vera e propria insensatezza.

 


I dati raccolti dal ISS sono soggetti a bias (difetti di metodo)

Abbiamo appena visto che dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità il guadagno contro il contagio dei vaccinati under 40 è del 15% (singola dose) e del 55% (doppia dose).

 

Adesso osserviamo che gli esiti insufficienti appena visti emergono senza nemmeno voler aggiungere  alcuni difetti di metodo nella collezione dei dati, che possono essere solo peggiorativi  per  il guadagno dei vaccinati.  

 

Infatti questo studio del ISS  – ma lo stesso vale per molti  studi stranieri – non prende minimamente in considerazione l’esistenza evidente di cosiddetti bias.



Che cosa sono i Bias? Nella ricerca satitistica e quantitativa i bias sono errori logici nella raccolta dei dati che alterano la descrizione  conclusiva dei fatti misurati. E se i difetti logici sono troppo evidenti in certi contesti subentra la manipolazione. Chi lavora nel campo pubblicitario ne sa qualcosa.

 

Facciamo un esempio di un bias, prima di entrare nel merito coi dati sui contagi.

 

Ipotizziamo che una ricerca statistica voglia sapere quanti cittadini girino armati senza permesso. Per organizzare questa ricerca si hanno tante possibilità: tra cui installare un metal detector nascosto all’ingresso del bar interno di un aeroporto o installare un metal detector nascosto all’interno di un qualsiasi bar in città. La scelta del metodo non è affatto indifferente.

 

In base a come scelgono di raccogliere i dati (usando il bar dell’aeroporto o quello in città), si avranno risultati molto diversi. Ma i ricercatori ingenui (o stupidi) potrebbero non accorgersene e arrivare a conclusioni che non coincidono con la realtà oggettiva delle cose.

 

Ad esempio, se questi ricercatori avessero scelto di condurre la ricerca installando un metal detector nascosto nel bar di un aeroporto, potrebbero concludere che nessuna persona circoli armata tranne le forze dell’ordine. E sarebbero convinti di questo perché il metal detector – che dopotutto è nascosto – non ha mai rilevato la presenza di armi tranne quando passavano le forze di polizia.

 

Ma i ricercatori  potrebbero sbagliarsi di grosso: è infatti logico supporre che i criminali – sapendo che per entrare in aeroporto ci sono metaldetector in vista – non si portino l’arma appresso. Ed è ovvio che l’arma non venga  di conseguenza rilevata nemmeno quando entrano nel bar dell’aeroporto, sebbene abbia i metaldetector nascosti.   Dunque, se questa ricerca sulle armi concludesse che «nessun cittadino porta armi illegalmente» o «pochi cittadini portano armi appresso»”, allora difficilmente potrebbe approssimarsi alla realtà dei fatti.

 

Un bias è proprio un errore di giudizio nelle premesse che inficia una ricerca statistica, tralasciando certi fattori o ingigantendone altri nella misurazione di un certo fenomeno.

 

Il lettore starà pensando che i ragazzi dell’Istituto Superiore di Sanità siano più svegli e che non farebbero mai errori così grossolani. Dopotutto si studia 20 anni per non farne.

 

Ma le cose, purtroppo, non stanno così. Torniamo alla tabella sopra.

 

E domandiamo all’ISS: il  numero di contagi della riga B è stato trovato facendo lo stesso numero di tamponi a ciascun gruppo (non vaccinati, vaccinati 1 dose, vaccinati 2 dosi) o indistintamente?

 

Il numero di tamponi per ciascuna categoria (non vaccinati, 1 dose, 2 dosi) è pesato?

 

E poi, su quanti tamponi complessivi escono quei numeri positivi? 300.000 tamponi o 3 milioni?

 

Ci avviciniamo al bias che sta dietro a quella tabella.  Il lettore può facilmente intuire che un conto è prendere 500.000 non vaccinati, 500.000 vaccinati con 1 dose e 500.000 vaccinati con 2 dosi e rilevare quei numeri.

 

Un altra cosa invece  è ottenere quei numeri avendo tamponato 500.000 non vaccinati, 4.000 vaccinati con 1 dose, 1200 vaccinati con 2 dosi.

 

Nel secondo caso, avremmo che il contagio tra vaccinati sarebbe di circa il 100%.

 

Pertanto, senza specificare questo dato, quella tabella dell’ISS può dire soltanto la più ottimistica delle cose: la tabella lascia cioè intendere che i tamponi sui tre gruppi (non vaccinati, vaccinati 1 dose e vaccinati 2 dosi) siano stati effettuati in modo casuale (random) o uniforme; e assume che questo sia verosimile.
Ma, domandiamo ancora all’ISS: può davvero essere verosimile questo metodo di misurazione?

 

Dopotutto i ragazzi del ISS stanno cercando dei positivi asintomatici tra i vaccinati, non stanno cercando cittadini under 40 che girano travestiti da Batman per strada.

 

E, allora, siccome l’ISS sta cercando i positivi asintomatici, la risposta è negativa e si tratta di un errore grossolano tanto quanto il metal detector nel bar dell’aeroporto dell’esempio iniziale.

 

Esiste un bias potenzialmente molto grave: infatti è logico che in proporzione i tamponi vengano effettuati prevalentemente sui non-vaccinati. E, oltretutto, questo bias aumenterà  a dismisura quando entrerà in vigore il Green Pass.

 

Vediamo perchè:


1) dal DPCM del 21 aprile 2021 esistono numerosi obblighi di tampone per i non vaccinati. Ad esempio chi deve andare a trovare parenti in ospedale o chi deve andare a un matrimonio. Quindi è chiaro che un cittadino vaccinato positivo asintomatico  sarà soggetto a meno tamponi. Tutti i vaccinati che devono andare a trovare i parenti in ospedale o andare a un matrimonio non hanno l’obbligo di farsi un tampone.

 

2) Assumendo che sia vero quanto riportano altri dati dell’ISS, i vaccini dopotutto riducono o azzerano i sintomi che sono già di per sè esigui negli under 40. Dunque,  se un vaccinato è positivo tenderà ad  essere asintomatico. Perché dunque dovrebbe sottoporsi spontaneamente  a tampone senza avere sintomi e sapendo di essere vaccinato?

 

3) Sapendo di essersi vaccinato, un cittadino tenderà inoltre  a non collegare un raffreddore col COVID, quindi addirittura percentualmente una parte di vaccinati con pochi sintomi non si sottoporranno spontaneamente a tampone.

 



Sia che si tratti di tamponi spontanei sia che si tratti di alcuni tamponi obbligatori (ed esempio quelli per i matrimoni), il numero delle persone vaccinate che si sono sottoposte a tampone sarà percentualmente più basso rispetto a quello dei non vaccinatiSia che si tratti di tamponi spontanei sia che si tratti di alcuni tamponi obbligatori (ed esempio quelli per i matrimoni), il numero delle persone vaccinate che si sono sottoposte a tampone sarà percentualmente più basso rispetto a quello dei non vaccinati. Di quanto più basso?

 

Non lo sappiamo, ma questo fattore è sicuramente peggiorativo per misurare il guadagno dei vaccinati rispetto ai contagi.

 

Non avere considerato questo elemento peggiorativo nella ricerca è, appunto, un difetto di metodo enorme. 

 

Volendo fare un’analogia, diciamo che l’Istituto Superiore di Sanità per capire quanto i vaccini incidano sui contagi sta facendo giocare una partita di calcio alla squadra dei non vaccinati contro la squadra dei vaccinati, ma la porta della squadra dei vaccinati è sensibilmente più piccola, cioè ci sono meno probabilità di prendere un goal. Gli piace vincere facile.

 

Così la telecronaca della partita sui giornali può essere ancora più creativa. Nel mondo reale si direbbe che una partita del genere è truccata.

 

 

Il metodo corretto per calcolare i contagi su ciascun gruppo. È così difficile?

Per condurre una ricerca che permetta di capire l’effettiva incidenza dei contagi sui vaccinati basterebbe fare una rilevazione basilare, che non ci risulta abbia condotto nessun Paese al mondo. Il che la dice lunga su quanto la logica scientifica elementare possa essere offuscata da interessi non scientifici.

 

Ebbene, per sapere esattamente che efficacia abbia il vaccino rispetto al contagio su una data fascia di età, bisognerebbe:

 

1) Procurarsi le liste di un numero  X soggetti per ciascun gruppo (non vaccinati, vaccinati-I dose, vaccinati-II dosi)

 

2) Fare X tamponi per ciascun gruppo e contare quanti positivi si trovano su ciascun gruppo. Sia il risultato n/X.

 

3) Solo a quel punto sarebbe possibile fare la proporzione tra le percentuali n/X trovate e le percentuali vaccinali della rispettiva categoria che abbiamo svolto noi all’inizio.

Volendo fare un’analogia, diciamo che l’Istituto Superiore di Sanità per capire quanto i vaccini incidano sui contagi sta facendo giocare una partita di calcio alla squadra dei non vaccinati contro la squadra dei vaccinati, ma la porta della squadra dei vaccinati è sensibilmente più piccola, cioè ci sono meno probabilità di prendere un goal

Soltanto in questo modo sarebbe possibile avere un quadro oggettivo del fenomeno dei contagi all’interno dei 3 gruppi. Abbiamo tuttavia rilevato come questo studio senza bias potrebbe logicamente essere solo peggiorativo per coloro che sostengono l’utilità del vaccino nel contenimento dei contagi.

 

E già coi numeri che emergono usando il bias vantaggioso, non si è in grado di ipotizzare nessuna immunità di gregge.

 

Ecco perché sui giornali non troveremo quella tabella. Ed ecco perché nessuno si sogna di condurre una misurazione che non potrebbe che essere pure peggiorativa.
In conclusione,  dato che la squadra dei vaccinati non vince la partita dei contagi nemmeno avendo la porta più piccola, nessuno si azzarda nemmeno ad uniformare la dimensione delle porte.

 

 

L’Istituto Superiore di Sanità e i giochi statistici

I ragazzi del ISS compilano tabelle fuorvianti e si lasciano ingenuamente scappare bias grossolani, ma si dilettano anche col gioco di prestigio.

 

Prendiamo la tabella dei contagi aggiornata al 28 luglio 2021 (B) e confrontiamola con quella del 21 luglio (A), già vista sopra.

 

Qui, le menti dell’ISS, non contente di far giocare la squadra dei vaccinati con una porta più piccola, accorciano anche la metà campo della squadra dei non vaccinati.

 

 

Come riporta la dicitura della tabella, «i numeri dei contagi si riferiscono agli ultimi 30 giorni», dunque nei 30.626 contagiati tra i non vaccinati della tabella B  del 28 luglio sono conteggiati necessarimante anche parte dei  19.080 contagiati della tabella A  del 21 luglio (BLU).

 

Una parte  di contagiati al 28 luglio – essendo trascorsa una settimana dal 21 luglio – dovrebbe essere  fuoriuscita ed un’altra subentrata (i contagiati dopo il 21 luglio).

 

Così come nella tabella B una parte  dei non vaccinati è fuoriuscita dal gruppo dei  non vaccinati per passare al gruppo dei vaccinati (ROSSO). La differenza dei vaccinati si calcola sulla settimana tra il 3 e il 10 luglio.

 

È chiaro che in tal modo si scaricano le perdite precedenti il 10 luglio sui non vaccinati rimasti dopo il 10 luglio, e contemporaneamente si vanno ad annacquare i contagi sui vaccinati a singola dose, freschi dei rinforzi del 10 luglio

Ora, domandiamo subito a chi ha concepito questa tabella: come è possibile attribuire al gruppo dei non vaccinati per intero la differenza  dei contagi mensili tra la tabella A e la tabella B,  sottraendo al gruppo dei non vaccinati  coloro che hanno ricevuto il vaccino nella settimana dal 3 al 10 luglio?

 

Per quale ragione si sottraggono dal gruppo dei non vaccinati tutti i soggetti che hanno ricevuto la prima dose vaccinale nella settimana dal 3 al 10 luglio e a quelli rimasti si fanno pesare i contagi rilevati prima del 10 luglio?

 

Con un minimo di insiemistica – che lasciamo al diletto enigmistico del lettore estivo – si vede che questa operazione è del tutto illogica.

 

Sottrarre i neo-vaccinati tra il 3 e il 10 luglio al bacino di potenziali contagi degli ultimi 30 giorni a ritroso dal 28 luglio, configura una fallacia evidente. Questa fallacia aumenta indebitamente la contabilizzazione dei contagi per i non vaccinati: i neo vaccinati hanno contribuito a creare i contagi fino al 10 luglio, ma non vengono considerati come non-vaccinati negli ultimi 30 giorni a partire dal 28 luglio.

 

È chiaro che in tal modo si scaricano le perdite precedenti il 10 luglio sui non vaccinati rimasti dopo il 10 luglio, e contemporaneamente si vanno ad annacquare i contagi sui vaccinati a singola dose, freschi dei rinforzi del 10 luglio.

 

Che il metodo usato dall’ISS sia scorretto lo si vede del resto ricalcolando i rapporti come abbiamo fatto all’inizio dell’articolo: nella tabella B (28 luglio) il rapporto non vaccinati/contagi è di 1/391, il rapporto tra vaccinati-1-dose e contagi diventa 1/500 mentre il rapporto vaccinati-2-dosi è 1/868.

 

In pratica, raccogliendo i dati in questo modo , il guadagno contro i contagi dei vaccinati a singola dose figura passare dal 15% al  21%, mente il guadagno dei vaccinati a doppia dose rimane invariato al 55%.

 

Cioè, giocando coi dati in questo modo, il guadagno dei vaccinati a singola dose aumenta magicamente del 50% rispetto al 21 luglio.

 

Ripetiamo: che la tabella potrebbe essere fuorivante è già comprensibile indicando l’arbitrarietà della correlazione tra il delta dei vaccinati e il delta dei contagi, ma l’errore di metodo è confermato immediatamente dal fatto che nella tabella del 28 luglio (B) i contagi dei vaccinati a singola dose sembrano guadagnare un 50% di efficacia rispetto a quelli del 21 luglio (A), passando dal 15% al 21%.

 

Mentre, nella stessa tabella, il guadagno dei vaccinati a doppia dose rimane invariato, cioè rimane al 55% come quella del 21 luglio.

 

Quindi o il virus dopo il 21 luglio  per contagiare i vaccinati a singola dose guarda le tabelle dell’ISS, oppure il metodo di rilevamento dell’ISS  usato il 28 luglio contiene un altro bias. Quello che, appunto, abbiamo indicato sopra legato all’insiemistica.

 

Anche questo bias ça va sans dire – porta acqua al mulino alla narrativa dell’obbligo vaccinale.

 

Non è certo ancora abbastanza a nasconderne l’insufficienza, ma lucrando un 50% a settimana magari, di questo passo, entro ottobre avremo risultati strabilianti; magari direttamente miracoli.

 

La cosa di rilievo che lasciamo al lettore è data dal fatto che, intuitavamente, senza introdurre questo bias (un vero e proprio gioco di prestigio insiemistico) il gruppo dei non vaccinati avrebbe guadagnato terreno rispetto ai vaccinati a singola dose.

 

 

Gian Battista Airaghi



 

 

Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21

 

 

 

Immagine di Carlo Dani via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

Più popolari

Exit mobile version