Famiglia

L’Irlanda prepara un referendum contro la famiglia

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L’Irlanda sta per compiere un ulteriore passo avanti verso la cancellazione delle sue radici cristiane? É ciò che temono i difensori della famiglia e della vita a pochi mesi dal doppio referendum indetto dall’esecutivo nella primavera del 2023 per ottenere un «ampliamento» costituzionale del concetto di famiglia.

 

Questo è il compiacimento del Taoiseach, cioè il capo dell’esecutivo irlandese: perché nel campo della vita politica, l’Isola dei Santi ha mantenuto il gaelico pur non preservando le sue tradizioni religiose.

 

Per Leo Varadkar è infatti giunto il momento che il Paese aggiorni la sua definizione di famiglia, per aprirla ad «altre relazioni durature», cioè alle unioni tra persone dello stesso sesso. Il Primo Ministro irlandese non ha mai nascosto di essere personalmente preoccupato da questa questione.

 

Per lui, la legge fondamentale dell’Eire non rifletterebbe più accuratamente una società che si è «modernizzata». La questione è se i progressi sociali illustrano davvero una modernità felice, una garanzia di un aumento del bene comune.

 

Il capo dell’esecutivo può comunque contare sul suo ministro dell’Integrazione: Roderic O’Gorman intende sostenere il progetto del governo di indire un referendum per modificare una Costituzione che “esclude migliaia di famiglie ignorandole e non concedendo loro la sua protezione”.

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Doppio referendum in vista

Si tratta infatti di un doppio referendum quello che si dovrà tenere l’8 marzo 2024: gli irlandesi saranno prima chiamati a decidere su un’eventuale modifica dell’articolo 41.1.1 che attualmente riconosce come famiglia formata dall’unione di un uomo e di una donna «il nucleo del fondamento naturale della società».

 

Ma non è tutto: per Roderic O’Gorman bisogna anche rispolverare una legge fondamentale considerata, secondo lui, «arcaica» e «sessista». «Il posto della donna è dove vuole: al lavoro, nel sistema educativo o a casa», spiega il ministro dell’Integrazione, riferendosi al passaggio della Costituzione che sottolinea l’importanza del ruolo domestico della moglie.

 

Non si tratta però di sancire esplicitamente nella legge i principi di «uguaglianza di genere» e di «non discriminazione»: «la nostra Costituzione resterà fedele alla sua storia continuando a tutelare la famiglia e il matrimonio», spiega il capo del governo senza lampeggiante. Lo «allo stesso tempo» sembra essere stato emulato a Dublino.

 

Va detto che Leo Varadkar cammina sui gusci d’uovo. Per restare al potere, l’uomo forte irlandese – un progressista del partito di centrodestra Fine Gael – ha dovuto formare una coalizione con un altro partito centrista, il Fianna Gael, e con i Verdi, per sbarrare la strada ai nazionalisti dello Sinn Fein che è arrivato primo alle ultime elezioni legislative del 2020 con il 24,5% dei voti.

 

Sottolineando l’aspetto sociale, l’attuale Taoiseach spera di raccogliere voti sia dall’elettorato del Sinn Fein – tradizionalmente ancorato a sinistra – sia da quello dei Verdi. E da dimenticare il suo impegno per la Brexit al fianco dell’ex primo ministro britannico Boris Johnson… Senza fare neanche troppo per non offendere il suo stesso campo.

 

Per evitare una spiacevole sorpresa, sempre possibile, il primo ministro irlandese ha promesso «robuste campagne di informazione per prevenire la disinformazione». Un modo per dire che si farà di tutto per garantire il risultato del referendum previsto che si terrà, e questa è tutt’altro che una coincidenza, nella data della Giornata internazionale della donna, l’8 marzo 2024.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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