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L’Iran accusa Israele di aver ordito un complotto per sabotare i suoi missili
L’Iran ha accusato l’Intelligence israeliana di complotto nella vendita di parti «difettose» per il programma missilistico balistico di Teheran attraverso un fornitore straniero, sostenendo che i componenti difettosi erano progettati per esplodere. Lo riporta il sito russo RT.
Giovedì sera il viceministro della Difesa, generale di brigata Reza Talaei-Nik, ha accusato Tel Aviv alla TV di Stato iraniana, affermando che l’Intelligence di Teheran aveva scoperto un’operazione di sabotaggio «pluriennale» intesa a interrompere lo sviluppo militare del paese.
«Le nostre forze di intelligence hanno rilevato i connettori prima che entrassero nel sistema missilistico», ha detto il funzionario, riferendosi al malfunzionamento delle parti del missile. «Il nemico non ha capito che avevamo scoperto [il loro complotto], il che significa che volevano sorprenderci con un’operazione sui sistemi di difesa, ma sono stati colti di sorpresa».
Il ministro ha quindi aggiunto che l’operazione avrebbe paralizzato le attrezzature militari avanzate e sarebbe costata al governo milioni di danni se fosse passata inosservata, e ha detto che il Ministero della Difesa aveva già identificato e rimosso i connettori problematici dal programma missilistico.
Talaei-Nik ha continuato spiegando che Teheran è stata informata per la prima volta della possibilità di un simile sabotaggio nove anni fa, quando le agenzie di Intelligence hanno scoperto che il Mossad «si stava concentrando su alcuni argomenti nell’industria della difesa, compreso il connettore». Secondo il ministro gli agenti israeliani lavoravano attraverso una «rete professionale» che si presentava come un legittimo fornitore straniero e includeva di nascosto le parti difettose nelle spedizioni verso l’Iran.
Il vice capo della difesa ha aggiunto che Teheran non esiterebbe a intraprendere azioni legali contro tutti gli Stati che potrebbero aver collaborato al complotto. Anche se non ha specificato altri paesi coinvolti, un articolo del New York Times del 2019 affermava che l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva rilanciato «un programma americano segreto per sabotare i missili e i razzi dell’Iran», creato per la prima volta sotto il presidente George W. Bush. Non è chiaro se il progetto sia continuato sotto il successore di Trump.
Il presunto piano di sabotaggio israeliano è stato riportato per la prima volta dai media iraniani all’inizio di questa settimana, citando un anonimo funzionario dell’Organizzazione di Intelligence del Ministero della Difesa. La fonte ha osservato che il fornitore di componenti ha lavorato «su ordine diretto del Mossad», sostenendo che «intendeva convertire i missili prodotti in ordigni esplosivi per danneggiare le linee industriali e i dipendenti che lavorano in questo campo».
Anche una trasmissione della TV statale iraniana ha mostrato le parti in questione, affermando che sono «responsabili del collegamento della rete [informatica] di missili balistici di fabbricazione iraniana, nonché di droni».
Teheran ha accusato Tel Aviv di una lunga serie di operazioni di sabotaggio simili in passato, anche dopo una grande esplosione nel complesso militare iraniano di Parchin l’anno scorso. Anche altre esplosioni misteriose hanno scosso i programmi spaziali e nucleari del paese, sebbene i funzionari israeliani abbiano costantemente negato il coinvolgimento.
Nel 2021 gli iraniani lamentarono che l’incidente registrato all’impianto nucleare di Natanz era in realtà un attacco terroristico israeliano. Due anni fa vi furono altre esplosioni a centrali nucleari, con il Jerusalem Post a dichiarare che queste potevano «non essere casuali».
Negli anni Ottanta, il Mossad attaccò aziende tedesche e svizzere che stavano possibilmente rifornendo di tecnologia atomica Paesi limitrofi a Tel Aviv. Gli israeliani arrivarono a bombardare con i jet il reattore nucleare di Osirak, dell’Iraq di Saddam, che era stato costruito con la cooperazione dei francesi.
Da lustri Israele porta avanti un piano di assassinio nei confronti degli scienziati atomici iraniani, alcuni freddati con armi da fuoco, altri con bombe magnetiche messe nella loro auto. Il caso più eclatante fu tuttavia quello del massimo scienziato nucleare del Paese, Mohsen Fakhrizadeh, trucidato da un robot-cecchino dotato di Intelligenza Artificiale teleguidato via satellite da agenti israeliani,
A inizio anni 2010 il programma nucleare dell’allora presidente della Repubblica Islamica Ahmadinejad fu fermato dagli sforzi congiunti dei servizi informatici di USA e Israele in un’operazione chiamata «Olympic Games», che aveva infettato i computer che controllavano le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Secondo il documentario americano Zero Days, che raccoglie anonime testimonianze di hacker di Stato USA, gli israeliani procedettero ad un secondo attacco senza informare gli americani, e come risultato si ebbe il virus Stuxnet, che devastò computer di tutto il mondo: anche qui, un virus fuggito da un laboratorio.
Secondo documenti emersi negli ultimi mesi, negli anni Ottanta il Pentagono stava preparando una guerra nucleare in Iran.
Come riportato da Renovatio 21, a marzo Netanyahu ha rivendicato il diritto di attaccare le strutture nucleari iraniane.
Lo Stato ebraico, secondo quello che è più di un sospetto, disporrebbe di circa 200 testate atomiche non dichiarate e considerate «illegali» da alcuni esperti in diritto internazionale.
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