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L’Europa minaccia Elon Musk per il nuovo Twitter

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Elon Musk, sulla carta l’uomo più ricco del mondo, ha appena comprato Twitter. Il board dell’azienda, che sembrava volersi disallinearsi dagli interessi economici degli investitori, ha infine accettato l’offerta di 44 miliardi di dollari che Musk ha messo sul piatto per comprarsi tutto Twitter e toglierlo dalla borsa di Wall Street, facendolo diventare una società di fatto totalmente privata.

 

Musk ha ripetutamerte dichiarato di considerare la libertà di espressione un fondamento della democrazia ed un imperativo della Civiltà. Detto in parole povere: pare proprio che i ban, gli shadowban e tutto l’armamentario della censura quantomeno su Twitter – social minore ma in grado di incubare le idee politiche dominanti – andrà a sparire.

 

Tuttavia, in molti hanno reagito negativamente all’idea di avere più libertà. Oltre a tutti i liberal (i goscisti) USA, un segnale decisamente forte è arrivato dall’Unione Europea.

 

In un’intervista al Financial Times, il commissario UE per il mercato interno, Thierry Breton, ha dichiarato che il nuovo corso del Twitter muskiano sarà costretto a rispettare le regole digitali europee, o sarà soggetto a ingenti multe e persino a un divieto in tutto il blocco.

 

Tradotto: se Twitter non banna più il dissenso, noi banniamo tutto twitter.

 

«Diamo il benvenuto a tutti. Siamo aperti ma alle nostre condizioni», ha dichiarato il Breton.

 

«Almeno sappiamo cosa dirgli: “Elon, ci sono delle regole. Siete i benvenuti ma queste sono le nostre regole. Non sono le tue regole che si applicheranno qui”» ha affermato l’eurocrate.

 

Se l’Europa censurerà Twitter per opinioni discordanti, sarà la dimostrazione che la questione della società privata che fa quello che vuole agli utenti che avrebbero infranto le loro regole interne (sempre cangianti, chiaro) sarà esposta per quello che è: una pura balla.

 

Laddove il pensiero proibito non sarà censurato da Twitter, ci pare di capire si stia dicendo, sarà censurato dalla UE, che tirerà giù l’intero social media,

 

«Chiunque voglia trarre vantaggio da questo mercato dovrà rispettare le nostre regole. Il consiglio di [Twitter] dovrà assicurarsi che se opera in Europa dovrà adempiere agli obblighi, tra cui moderazione, algoritmi aperti, libertà di parola, trasparenza nelle regole, obbligo di rispettare le nostre regole per l’incitamento all’odio, revenge porn, molestie» ha puntualizzato il Breton.

 

Eh? Gli algoritmi pubblici? Per caso, la UE sta ottenendo la pubblicazione dei suoi algoritmi da Facebook e Google??

 

E davvero un commissario UE vuole parlare di libertà di parola? Ora?

 

«Se non rispetta la nostra legge», ha avvertito Breton riguardo al social di Musk, «ci sono sanzioni: il 6% delle entrate e, se continuano, il divieto di operare in Europa«, ha ulteriormente minacciato.

 

La cosa bella è sapere che, come scrive la rivista economica britannica, il commissario Breton è stato un artefice chiave del distopico Digital Services Act, una legge europea che espanderà tremendamente la censura online e spingerà verso l’uso di passaporti digitali.

 

Nel DSA la «disinformazione» e l’«incitamento all’odio», concetti non troppo ben definiti, vengono incredibilmente comparati alla pedopornografia in quanto «contenuti illegali».

 

Il DSA non è mirato solo ai social ma perfino ai siti ecommerce.

 

Nel documento inoltre si fa cenno ai periodi di crisi, delle «circostanze straordinarie che impattano sulla sicurezza pubblica e sulla salute pubblica», in pratica si comincia a legiferare riguardo lo stato di eccezione europeo.

 

 

 

Immagine di Steve Jurvetson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

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