Eugenetica

L’eugenetica della selezione degli embrioni

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Selezionare embrioni con capacità cognitiva o intellettiva potenzialmente maggiore? È possibile? In ogni caso, questo è ciò che propongono i biologi, che è già grave di per sé. Ma quel che è ancora più grave è che la popolazione vi è generalmente favorevole, perché rivela quanto profondamente sia penetrata la mentalità eugenetica nelle coscienze delle persone.

 

Un sondaggio effettuato negli Stati Uniti nel gennaio 2022 rivela che la maggioranza degli americani non solleva obiezioni morali a una possibile selezione embrionale effettuata a seguito di un test poligenico.

 

Il biologo Bertrand Jordan spiega che si calcola un punteggio poligenico «sommando gli alleli di rischio rilevati nel profilo genetico della persona, assegnando a ciascuno dei termini un coefficiente che riflette la forza della sua associazione con la malattia e quindi l’intensità del rischio associato con Esso».

 

In altre parole, l’obiettivo è stimare per una data persona il suo rischio genetico per la condizione in questione. Inoltre, la tecnica potrebbe in futuro essere utilizzata per prevedere una maggiore capacità cognitiva o una maggiore attitudine educativa.

 

Così l’azienda americana Genomic Prediction propone il suo test «Life View» destinato a scegliere l’embrione «migliore» nell’ambito della fecondazione in vitro (IVF) abbinata alla diagnosi preimpianto (DGP).

 

Attiva in diversi stati degli Stati Uniti, l’azienda afferma di essere in grado di «valutare il rischio (genetico) per undici condizioni che vanno dal diabete di tipo 1 all’ipertensione, compreso il cancro al seno o alla prostata» o anche per il ritardo mentale e il nanismo.

 

Tra gli intervistati, il 43% afferma di essere propenso a utilizzare questo ordinamento per aumentare le possibilità del proprio figlio di entrare in una delle 100 migliori università.

 

Gli intervistati con un diploma di istruzione superiore sono più propensi a ricorrere a questo smistamento, ma anche a modifiche genetiche dei loro embrioni se questi diventassero accessibili, per promuovere il livello di istruzione del loro bambino. Va notato che agli intervistati è stato chiesto di considerare di aver fatto ricorso alla fecondazione in vitro.

 

Gli autori dello studio in questione hanno rilevato la mancanza di ricerche sull’atteggiamento della popolazione nei confronti dei test poligenici. Desiderano inoltre contribuire a possibili discussioni su un quadro normativo in questo settore.

 

A differenza dell’editing genomico, fonte di molti dibattiti e regolamenti, la selezione embrionale basata su test poligenici attira pochissima attenzione da parte dei legislatori, in particolare negli Stati Uniti.

 

Gli autori mettono in guardia contro la velocità con cui questa nuova tecnica può essere accettata nella società. Bisognerebbe, a loro avviso, chiedersi in che misura persone che non hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro (quindi feconda), vi ricorrerebbero a causa del test poligenico.

 

Le questioni morali sollevate da questo studio sono molteplici. Indica lo sviluppo di un’eugenetica caratterizzata che ora permea la società: i genitori sono pronti a selezionare la loro prole in base alle preferenze personali.

 

Mostra la grave confusione che esiste tra la capacità intellettiva – potenziale e presunta peraltro – con ciò che c’è di “meglio” nell’umano. Che dire delle capacità morali, della virtù, della gentilezza.

 

Infine, disegna una sorta di gerarchia che assomiglia sempre di più a quella descritta ne Il mondo nuovo di Aldous Huxley, la cui costituzione si profila all’orizzonte: potrebbe determinare il futuro di tutti, porre gli «eletti» al di sopra degli «escluso».

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

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