Pensiero

Letterina di fine anno a un vaccinato, ri-vaccinato, ri-ri-vaccinato, tamponato e positivo

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Caro vaccinato, ri-vaccinato, ri-ri-vaccinato, tamponato e positivo,

 

 

pare il titolo di un film di Lina Wertmüller e invece è la formula più breve che riesca a definire la situazione in cui ti trovi.

 

Si potrebbe ricorrere anche a sintesi più estreme, magari di una sola parola che nella multiforme e fantasiosa terra italica muta sensibilmente, ma indica sempre con efficacia una certa, diciamo, dabbenaggine.

 

Io amo molto un termine milanese, per non parlare di quelli che usiamo qui a Bergamo, più grossier e un tantino plebei, come sono io, del resto. Ma sarebbe ingeneroso attribuire certi termini in modo indiscriminato perché può darsi che tu, o almeno qualcuno come te, dopo il vaccino, il ri-vaccino, il ri-ri-vaccino e il tampone con esito positivo ti stia ponendo qualche domanda.

 

O, almeno, una domanda: «ma, allora, a che cacchio serve questo vaccino?».

 

Che è la madre di tutte le domande.

 

Ma ce ne sarebbero tante altre, tra cui questa: «ma è possibile, che prima mi fanno AstraZeneca, poi Pfizer, poi Moderna e poi pretendono tutto funzioni come un orologio?»

 

Alla quale dovrebbe seguire quest’altra: «ma io non dico niente?»

 

Bene, se nel tuo capino cominciano a farsi spazio queste domande, cerco di non parlarti in bergamasco. Ma sappi che sei una mosca bianca perché secondo la massa dei vaccinati, ri-vaccinati, ri-ri-vaccinati, tamponati e positivi va benissimo così.

 

Anzi, sono scientificamente certissimi che se si sono buscati una qualsiasi variante del COVID è solo perché non si sono fatti ancora la dose successiva: ora è la terza, poi sarà la quarta, poi la quinta finché il generale Figliuolo non li separi.

 

E poi, naturalmente, il problema è che ci sono ancora troppi non vaccinati. Ora lasciamo perdere il fatto che i non vaccinati sottoposti a tampone ogni due giorni sono i soli ad essere sicuri di non aver contratto il virus e di non diffonderlo: per essere compreso, questo argomento necessita da parte dell’interlocutore di una dose di buon senso che non si trova nei depositi di nessun hub vaccinale.

 

Ma tu, povero vaccinato, ri-vaccinato. ri-ri-vaccinato, tamponato e positivo non cominci a incazzarti un po’?

Ma tu, povero vaccinato, ri-vaccinato. ri-ri-vaccinato, tamponato e positivo non cominci a incazzarti un po’?

 

Non ti girano le palle ora che la promessa del nuovo paradiso terrestre si manifesta come un miraggio?

 

Ora che ti tocca passare nell’inferno del nostro tampone quotidiano?

 

Ora che rischi di diventare un paria, infetto e untore come un non vaccinato qualsiasi?

 

No che non ti incazzi povero eccetera eccetera. Salvo lodevoli eccezioni, naturalmente.

 

Non ti incazzi e ti metti in fila per ore perché altrimenti ti salta il pranzo delle feste, sfuma il cenone di fine anno, devi disdire la vacanza e magari rinunciare alla fughetta fuori porta con l’amante

Non ti incazzi e ti metti in fila per ore perché altrimenti ti salta il pranzo delle feste, sfuma il cenone di fine anno, devi disdire la vacanza e magari rinunciare alla fughetta fuori porta con l’amante.

 

Non ti incazzi e, al primo starnuto, invece che soffiarti il naso, corri in farmacia terrorizzato per il tampone. E togli posto e tempo prezioso a chi invece il tampone serve per lavorare, per portare i bambini a una visita, per andare a trovare un parente o un amico in ospedale.

 

Tu non ti incazzi, ma io sì perché ti conosco, ti vedo quotidianamente. Ti conosco caro eccetera eccetera, lo dico proprio a te che per un raffreddore ti sei sparato quattro tamponi in quattro giorni.

 

Ti conosco caro eccetera eccetera, lo dico proprio a te che stavi in fila in farmacia e dicevi impavido di aver appena fatto in un sol colpo terza dose e antinfluenzale, però eri lì perché ti pareva di non stare troppo bene.

 

Lo dico proprio a te che sei così orgoglioso del trombo alla gamba da vaccino e mi dici di non vedere l’ora di fare la terza dose

Ti conosco caro eccetera eccetera, lo dico proprio a te che sei così orgoglioso del trombo alla gamba da vaccino e mi dici di non vedere l’ora di fare la terza dose. Ti conosco caro eccetera eccetera, lo dico a te che hai passato gli ottant’anni e non riesci neppure a sopportare l’idea che prima o poi si debba morire.

 

Ti conosco caro eccetera eccetera, lo dico a te, giovanotto senza spina dorsale impaurito come un vecchio, che al cenone in casa tua inviti gli amici solo dietro esibizione di green pass.

 

Ti conosco caro eccetera eccetera, lo dico a te che non hai gli anticorpi contro il virus, ma soprattutto non hai quelli contro l’odio. Ti vedo, ti ascolto, leggo quello che scrivi e sento quanto in te cresce la voglia e la capacità di odiare chi, legittimamente, pensa e vive in modo diverso da te, rispettando la propria umanità e quella altrui.

 

L’unico effetto certo di quanto ti hanno inoculato, caro eccetera eccetera, è proprio questo sguardo cattivo che posi su chi non ritieni più un tuo simile.

 

Lo dico a te, giovanotto senza spina dorsale impaurito come un vecchio, che al cenone in casa tua inviti gli amici solo dietro esibizione di green pass

Lo so, non è colpa tua. È un disegno di quelli che il caro vecchio C.S. Lewis parecchi decenni fa chiamava «Condizionatori», esseri umani che hanno rinunciato alla loro umanità e per questo sono destinati a un’invidia simile a quella che gli eunuchi provano per i veri maschi. Sono loro che guidano il gioco, dettano le regole e distribuiscono le carte. Meglio non sedersi al tavolo.

 

Non so, caro mio, se sei salito su un carro comodo, anche se per ora sembra quello del vincitore.

 

Per finire, caro vaccinato, ri-vaccinato, ri-ri-vaccinato, tamponato e positivo, vorrei suggerirti un’altra domanda: «ma un vaccino che non vaccina, che vaccino è?”»

 

Appunto, forse, più che vaccinato eccetera eccetera, sei semplicemente inoculato, ri-inoculato, ri-ri-inoculato eccetera eccetera. O forse in quest’ultima definizione pare esserci una «o» di troppo.

Lo so, non è colpa tua. È un disegno di quelli che il caro vecchio C.S. Lewis parecchi decenni fa chiamava «Condizionatori», esseri umani che hanno rinunciato alla loro umanità e per questo sono destinati a un’invidia simile a quella che gli eunuchi provano per i veri maschi

 

Perdona la mia natura plebea, che non riesco mai a tenere a bada del tutto.

 

In ogni caso, buon 2022, caro eccetera eccetera,

 

ci vediamo in fila davanti alla farmacia.

 

 

Alessandro Gnocchi

 

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni

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