Sanità
Le residenze per anziani e uno Stato che non difende i deboli
Mentre le istituzioni politiche e sanitarie pensano a chiudere le scuole piene di bambini «asintomatici», mentre il ministro della salute ha passato l’estate a scrivere un libro, nei luoghi in cui si sarebbe dovuti intervenire, puntualmente, non è intervenuto nessuno.
Le Case Residenza Anziani (CRA), i luoghi maggiormente massacrati dal virus, sono tornati ad esser quelli di prima: unicamente formati, per loro stessa natura e genesi, sul piano assistenziale. Lo dimostra il caso di una CRA in provincia di Reggio Emilia, dove il COVID-19 è entrato di recente provocando non pochi danni.
Inutile chiudere ogni contatto con l’esterno se immancabilmente — e scusate il gioco di parole — manca la formazione e la competenza interna che, sia chiaro, non può essere vigliaccamente delegata agli operatori sanitari già particolarmente impegnati nell’assistenza e nella cura degli anziani fragili
Il cambio di passo dal punto di vista sanitario che era stato promesso non è mai avvenuto, e queste strutture sono tornate ad essere quelle di sempre (se non peggio, poiché lasciate allo sbaraglio nel vortice di qualche spunto «sanitario» offerto ma non sufficiente spiegato e maturato).
Mentre media e istituzioni cavalcano l’ormai usurato cavallo della «seconda ondata», le residenze per anziani tornano ad essere luogo (oseremmo dire l’unico, insieme a qualche specifico reparto ospedaliero) a forte rischio.
Inutile chiudere ogni contatto con l’esterno se immancabilmente — e scusate il gioco di parole — manca la formazione e la competenza interna che, sia chiaro, non può essere vigliaccamente delegata agli operatori sanitari già particolarmente impegnati nell’assistenza e nella cura degli anziani fragili secondo la loro naturale vocazione e formazione, ma sarebbe dovuta partire dalle istituzioni sanitarie competenti e dal sistema pubblico.
I deboli, i fragili, non rientrano nell’interesse pubblico di chi, in ogni Stato degno di tale nome, dovrebbe proteggerli con ogni forza e sforzo
Questo atteggiamento, in realtà, svela tantissimo. Non solo non si è imparato nulla dalla lezione precedente, ma si è altresì confermato un mero intento contrario ad ogni principio etico: i deboli, i fragili, non rientrano nell’interesse pubblico di chi, in ogni Stato degno di tale nome, dovrebbe proteggerli con ogni forza e sforzo.
Cristiano Lugli