Epidemie

Le discoteche scozzesi aggirano l’obbligo vaccinale mettendo sedie sulla pista da ballo

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I locali notturni scozzesi stanno aggirando il caotico sistema di passaporto vaccinale del Paese posizionando sedie sulla pista da ballo e annunciando che lo stato del vaccino dei clienti non verrà controllato. Lo riporta Summit News.

 

«Lulu, una delle principali discoteche di Edimburgo, ha iniziato a farsi pubblicità per gli scozzesi non vaccinati pubblicizzando il fatto che il personale alla porta non effettuerà controlli per verificare se i clienti sono stati vaccinati», scrive il quotidiano britannico Telegraph.

 

Posizionando le sedie sulla pista da ballo, il locale afferma che non si qualifica più come discoteca e dovrebbe essere soggetto alle stesse regole dei pub, che non hanno l’obbligo di richiedere passaporti vaccinali.

 

«Non è necessario un passaporto vaccinale per festeggiare con noi», ha annunciato il locale, aggiungendo che il normale servizio era stato ripreso.

 

Posizionando le sedie sulla pista da ballo, il locale afferma che non si qualifica più come discoteca e dovrebbe essere soggetto alle stesse regole dei pub, che non hanno l’obbligo di richiedere passaporti vaccinali

Secondo le regole vigenti, solo i locali che forniscono uno spazio per far ballare i clienti contano come discoteche, creando così una scappatoia facilmente sfruttabile.

 

«I rappresentanti del settore alberghiero hanno affermato che i club di tutta la Scozia stavano sfruttando la scappatoia in modo da poter ignorare le regole del passaporto vaccinale», secondo l’articolo.

 

«Le linee guida ai passaporti vaccinali sono così caotiche che i luoghi che chiaramente non sono locali notturni vengono considerati come locali notturni e i luoghi che sono chiaramente locali notturni stanno riuscendo a utilizzare scappatoie per affermare che non lo sono», afferma  Murdo Fraser, il portavoce dei conservatori scozzesi per il COVID Recovery.

 

«Dopo che la Scozia ha cercato per la prima volta di introdurre i passaporti per i vaccini, il processo è stato definito un “disastro assoluto”, con il personale dei locali notturni che ha subito abusi e la tecnologia ha ripetutamente fallito» scrive Summit News.

 

Il ridicolo covidico colpisce anche l’Irlanda, nel frattempo, le mascherine sono state rese una condizione obbligatoria per l’ingresso nei locali notturni, ma non devono essere indossate mentre si balla.

 

Anche l’Italia ha le sue imbecilli contraddizioni per quanto riguarda il ballo pandemico: si va dai rave tollerati per giorni dalle autorità, a iniziative dei gay come il Pride Village di Padova, dove secondo Libero lo scorso anno sarebbero andati in scena «balli ravvicinati, mascherine in tasca, ciao distanziamento sociale», mentre le discoteche. Anche nel giugno 2021 i giornali parlarono di «maxi assembramento al Pride Village: i giovani ballano ammassati (senza mascherine)». Il tutto mentre le discoteche comuni sono rimaste chiuse per mesi – così come le piste da ballo delle sagre di Paese.

 

Il fondatore del Padova Pride Village è il deputato PD Alessandro Zan, autore dell’omonimo disegno di legge sulla cosiddetta omotransfobia, neolingua orwelliana per la censura di opinioni che si discostano dal pensiero unico genderista.

 

Secondo un’inchiesta del settimanale L’Espresso sui doppi incarichi dei deputati, lo Zan sarebbe «azionista di maggioranza col 52 per cento e amministratore unico di Be proud srl, la società a responsabilità limitata che organizza concerti, spettacoli e dibattiti nei tre mesi del Pride Village alla fiera di Padova. Be proud fu aperta nella primavera del 2015 alla vigilia dell’ottava edizione, mentre Zan, già assessore comunale di Padova, era deputato di Sel di Nichi Vendola». All’Espresso l’interessato «ha assicurato di non aver “alcun ritorno economico” né compensi per il ruolo di amministratore unico di una società “che non fa alcun tipo di utile”», riporta Il Giornale. Il Padova Pride Village è definito il «più grande evento Lgbt+ d’Italia», che «ha surclassato tutte le altre manifestazioni gay».

 

Ad ogni modo, non ci risulta che siano emerse particolari conseguenze per gli assembramenti al Pride Village di Padova, pure finiti polemicamente su tanti giornali in questo biennio pandemico.

 

Anche nel caso dei festeggiamenti omosessuali di Cape Cod (in Massachusetts), abbiamo visto, tuttavia, che se il focolaio è LGBT, le cose possono andare diversamente, in quel caso qualcuno notò lo strano silenzio dei media e di organi di controllo epidemiologico come il CDC.

 

Nel maggio 2020 un analogo focolaio era scoppiato nei locali gay di Itaewon, quartiere della movida di Seoul, Corea: anche qui la notizia, come visibili, non ebbe molto risalto, se non su Renovatio 21.

 

Nel frattempo, sedie in pista in Scozia, per fingere che in discoteca non si danzi.

 

Siamo a quel senso di ridicolo che conosce bene chi ha avuto l’esperienza di circolare in treno a lunga percorrenza o di vedere un film al cinema: la mascherina si può tenere abbassata mentre si mangiano salatini e popcorn, magari per tutta la durata di viaggio e film.

 

Ma dove siamo capitati?

 

Alziamo bandiera bianca, perché la bandiera gialla – «e saprai che qui si balla» – è sempre più proibita.

 

 

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