Salute

Le bustine di tè più diffuse rilasciano miliardi di microplastiche

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Secondo un nuovo studio, le comuni bustine da tè realizzate in fibre polimeriche rilasciano enormi quantità di micro e nanoplastiche tossiche nel liquido durante l’infusione.

 

I ricercatori hanno preparato il tè utilizzando le comuni bustine da tè realizzate con i polimeri nylon-6, polipropilene e cellulosa e hanno misurato i livelli di particelle di plastica nel tè.

 

È stato dimostrato che il polipropilene rilascia circa 1,2 miliardi di particelle di plastica per millilitro di liquido. La cellulosa rilascia circa 135 milioni di particelle per millilitro e il nylon-6 8,8 milioni di particelle per millilitro.

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I ricercatori hanno poi testato le particelle di plastica raccolte per vedere come interagivano con le cellule del sistema digerente umano. Hanno dimostrato che le cellule intestinali produttrici di muco avevano il più alto assorbimento di micro e nanoplastiche. Le particelle erano persino in grado di entrare nel nucleo cellulare, che immagazzina il materiale genetico della cellula.

 

Le microplastiche sono state collegate a quasi tutte le malattie croniche prevalenti nella modernità, da quelle respiratorie a quelle digestive come la sindrome dell’intestino irritabile, alle malattie cardiache e persino a patologie neurologiche e comportamentali come l’autismo.

 

Si stima che tra il 1950 e il 2017 siano state prodotte più di nove miliardi di tonnellate di plastica, di cui oltre la metà è stata prodotta dal 2004.

 

La stragrande maggioranza della plastica finisce nell’ambiente in una forma o nell’altra, dove si scompone, attraverso l’esposizione agli agenti atmosferici, ai raggi UV e a organismi di ogni tipo, in pezzi sempre più piccoli: microplastiche e poi nanoplastiche. Queste sono microplastiche «secondarie», perché iniziano grandi e finiscono piccole. Le microplastiche «primarie» sono piccole per progettazione, come le cosiddette «microsfere» utilizzate nei cosmetici.

 

Nelle nostre case, le microplastiche vengono prodotte principalmente quando le fibre sintetiche di vestiti, arredi e tappeti vengono rilasciate. Si accumulano in grandi quantità nella polvere e fluttuano nell’aria, che poi inaliamo.

 

Gli scienziati stanno trovando tracce della plastica in varie parti del corpo umano, compreso il cervello. Un altro studio ha provato la presenza di plastica nelle nuvole della pioggia.

Come riportato da Renovatio 21, quantità di microplastica avrebbero raggiunto i polmoni umani con l’uso delle mascherine imposto durante il biennio pandemico.

 

La microplastica nell’intestino è stata correlata da alcuni studi a malattie infiammatorie croniche intestinali. Altre ricerche hanno scoperto che le microplastiche causano sintomi simili alla demenza.

 

PFAS (sostanze perfluoroalchiliche, molecole usate tra le altre cose per rendere scivolose le superfici di piumini e padelle antiaderenti) e ftalati – che in America chiamano «forever chemicals», ossia sostanze chimiche perenni, vista la loro incapacità di degradarsi – rappresentano una ubiqua minaccia per la salute degli esseri umani, soprattutto per il loro ruolo di endocrine disruptors, ossia per il loro effetto dirompente sull’equilibrio ormonale.

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Come riportato da Renovatio 21recenti studi danesi hanno mostrato che nel caso degli individui maschi l’esposizione ai PFAS durante il primo trimestre potrebbe ridurre il numero di spermatozoi dei figli. I PFAS avevano sollevato molte preoccupazioni anche in Italia, che, dopo un incidente industriale dei primi anni 2000, avrebbero contaminato le acque sotterranee di zone del Vicentino. Si tratta del più grave inquinamento delle acque della storia italiana: tre province, 350 mila persone coinvolte, 90 mila cittadini a cui fare check up clinici.

 

Uno studio sottoposto a revisione paritaria, pubblicato sulla rivista Toxicological Sciences a inizio hanno aveva trovato nella placenta umana microplastiche dannose, alcune delle quali sono note per scatenare l’asma, danneggiare il fegato, causare il cancro e compromettere la funzione riproduttiva.

 

Come riportato da Renovatio 21, uno studio recente ha correlato alle microplastiche nell’inquinamento atmosferico i tassi di infertilità e di cancro.

 

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