Geopolitica

Lavrov denuncia la strategia occidentale degli «incidenti inscenati»

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In un lungo articolo pubblicato sulla testata russa Izvestia il 18 luglio, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha esaminato come l’apparato NATO USA-Regno Unito abbia cercato di governare il mondo con la falsità dalla fine della Guerra Fredda.

 

Il primo caso storico citato nel suo articolo «Incidenti inscenati come approccio occidentale al fare politica» è il ritrovamento nel 1999 di «diverse dozzine di cadaveri vestiti con abiti civili» in un villaggio nell’allora provincia autonoma serba del Kosovo e Metohija. Una missione dell’OSCE arrivò, guidata da un americano, e ha dichiarato le uccisioni «un atto di genocidio».

 

La NATO ha immediatamente bombardato la Jugoslavia, «distruggendo intenzionalmente un centro televisivo, ponti, treni passeggeri e altri obiettivi civili. Successivamente, è stato dimostrato con prove conclusive che i cadaveri non erano civili, ma militanti dell’Esercito di liberazione del Kosovo, un gruppo armato illegale, vestiti con abiti civili. Ma a quel punto l’incidente inscenato ha già avuto il suo tributo».

 

La NATO – anche grazie alle pressioni dell’allora senatore Joe Biden – ha bombardato la Serbia e le sue infrastrutture civili e «la separazione del Kosovo dalla Serbia con la forza e la creazione di Camp Bondsteel, la più grande base militare statunitense nei Balcani, sono stati i principali risultati dell’aggressione».

 

Tra gli altri casi: l’acrobazia della «polvere bianca» di Colin Powell nel febbraio 2003 alle Nazioni Unite ha portato al bombardamento dell’Iraq, che sta ancora lottando per recuperare la sua statualità.

 

La guerra del 2011 alla Libia non è stata iniziata da tali menzogne ​​dirette, ma da un’altra forma di frode, la grossolana distorsione della risoluzione dell’UNSC; oggi «non resta nulla della statualità della Libia».

 

Allo stesso modo, la mossa tedesca, francese e polacca del febbraio 2014 per costringere il presidente ucraino Viktor Yanukovich «a firmare un accordo con l’opposizione per porre fine allo scontro e promuovere una risoluzione pacifica della crisi intra-ucraina istituendo un governo di unità nazionale di transizione e chiedendo un elezioni anticipate, che si terranno entro pochi mesi. Anche questa si è rivelata una frode: la mattina dopo l’opposizione ha inscenato» il golpe di Maidan sostenuto dall’Occidente.

 

Quindi, anche il pacchetto di Minsk era «l’ennesimo falso», come si è vantato Petro Poroshenko il 17 giugno 2022: «gli accordi di Minsk non significavano nulla per noi e non avevamo intenzione di metterli in atto (…) il nostro obiettivo era per rimuovere la minaccia che abbiamo affrontato (…) e guadagnare tempo per ripristinare la crescita economica e ricostruire le forze armate. Abbiamo raggiunto questo obiettivo. Missione compiuta per gli accordi di Minsk», ha affermato Lavrov.

 

E così via, fino all’uso dell’Ucraina come «materiale di consumo nella guerra per procura occidentale contro la Russia».

 

Gli eventi di oggi, visti attraverso un prisma storico, mostrano «l’intera crisi ucraina … come una “grande partita di scacchi” che segue uno scenario promosso da Zbigniew Brzezinski», ha scritto Lavrov.

 

Come riportato da Renovatio 21, il ministro degli esteri russo si era già scagliato apertamente contro la cosiddetta dottrina Brzezinski.

 

«Gli incidenti inscenati basati sul sangue e sull’agonia non sono affatto divertenti, ma una dimostrazione di una politica cinica nel creare una nuova realtà in cui tutti i principi della Carta delle Nazioni Unite e tutte le norme del diritto internazionale sono tentate di essere sostituiti con il loro “ordine basato sulle regole£ nell’aspirazione a perpetuare il loro dominio in diminuzione negli affari globali».

 

Lavrov afferma con sicurezza, tuttavia, che «l’Occidente collettivo» farebbe meglio a tornare sulla Terra, perché, come ha già ripetuto in questi mesi,  si sta aprendo un mondo unipolare dove il dominio degli USA è finito.

 

«Gli incidenti inscenati, non importa per quanto tempo dureranno, non funzioneranno. È tempo di un fair play basato sul diritto internazionale piuttosto che sull’imbroglio».

 

Si tratta di quello che il presidente russo Vladimir Putin definì, nel suo lungo, storico, acceso discorso alla vigilia dell’Operazione speciale Z, come «l’impero della menzogna».

 

«Possiamo affermare con sicurezza che l’intero cosiddetto blocco occidentale, formato dagli Stati Uniti a propria immagine e somiglianza, è tutto un vero “impero della menzogna“».

 

Al quale la Russia ha infine detto basta.

 

 

 

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