Essere genitori

«Latte paterno»: nuovi termini inclusivi consigliati agli ospedali di utilizzare il termine

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L’Academy of Breastfeeding Medicine, un ente americano che si occupa di allattamento, ha pubblicato una nuova guida, consigliando agli ospedali e agli operatori sanitari di cambiare il loro linguaggio al fine di essere più «inclusivi di genere».

 

La guida individua alcuni «termini tradizionali» come «latte materno» per suggerire di sostituirli con alternative tra cui «human milk» («latte umano»), «parent’s milk» («latte dei genitori») e, in modo più ridicolo, «father’s milk», cioè «latte paterno».

 

Uno screenshot pubblicato da un utente di Twitter e mostra che la guida suggerisce anche di usare i termini «genitore gestazionale» invece di «madre», «lactating person» («persona che allatta»), e varianti di questo tipo.

 

 


 

Anche la parola «seno» non sfugge al diktat orwelliano della neolingua genderista: esso è ora sostituito  con l’espressione «ghiandola mammaria», scrive Summit News.

 

Colin Wright, l’uomo che ha pubblicato lo screenshot, ha detto a The Post Millenial che il documento gli «è stato inviato da un amico la cui moglie è un’infermiera ospedaliera per le neomamme e i loro bambini».

 

«Ha detto che questa nuova “terminologia inclusiva” è stata implementata nel suo ospedale e che gli infermieri e altri professionisti sanitari sono tenuti a chiedere a ciascun paziente quali termini desiderano utilizzare quando discutono delle loro cure», ha aggiunto Wright.

 

Una dichiarazione dello scorso anno sulle nuove linee guida rileva che l’ente americano per lo studio del latte materno «riconosce che non tutte le persone che partoriscono e allattano si identificano come femmine e che alcuni individui non si identificano né come femmine né come maschi».

 

In pratica, allatti ma non sei madre; oppure non allatti (perché magari sei un uomo) ma sei madre. Dipende solo dalla cosa con cui pensi di identificarti quando ti sei svegliato stamattina – domani, o nel prossimo minuto, hai pieno diritto di cambiare genere.

 

Anche la famosa Leche League, il gruppo di determinatissime sostenitrici dell’allattamento al seno diffuso in tutto il mondo, è della partita.

 

Sul sito italiano, sotto la voce «Sostegno per i genitori transgender e non binari» leggiamo che «la Leche League è un’Associazione internazionale, apartitica, aconfessionale, senza scopo di lucro. La Leche League Italia sostiene chiunque desideri allattare e non è discriminante sulla base di sesso, genere o identità di genere».

 

«Uomini o donne transgender e persone di genere non binario possono scegliere di allattare i loro bambini. Non è necessario aver partorito per farlo, come ci dimostrano anche le esperienze di chi allatta bambini adottati».

 

Quindi, con l’idea dei maschi che allattano, par di capire, siamo dinanzi ad una difesa, più dell’atto naturale completo dell’allattamento – il bambino e la tetta – ad una promozione della sostanza in sé, il latte umano.

 

«In alcuni stati degli USA i genitori transgender e non binari usano le banche del latte per procurarsi latte umano per i loro bambini. In Italia questa possibilità non è praticabile» scrive sempre il sito italiano della Leche League, che fornisce link per indicare «un gruppo FB internazionale a proposito di nascita ed allattamento per persone trans e simpatizzanti» e pure la storia vissuta di «di un papà transgender sull’essere genitori attraverso l’allattamento».

 

In fondo alla pagina vediamo quindi una cauta nota sul linguaggio utilizzato:

 

«Sappiamo che le persone transgender e non binarie usano una gran varietà di termini per indicare la loro anatomia e l’atto di nutrire e far crescere i loro bambini. In questa pagina abbiamo cercato di usare un linguaggio che fosse il più possibile rispettoso di questa varietà».

 

«Nelle altre pagine del sito usiamo termini “attaccare al seno”, “latte materno”, “madre”: riflettono la basilare ed invariata mission de LLLI di sostenere l’allattamento da mamma a mamma. Riflettono anche l’identità dichiarata ed il ruolo della maggior parte delle persone a cui offriamo sostegno ed informazioni – chi si identifica come madre che allatta».

 

Insomma, è il nuovo mondo, arduo assai da navigare, dove se dici che le donne allattano corri il rischio di offendere qualcuno.

 

Casi simili sono avvenuti negli USA quando lavoratori transgender hanno lamentato il fatto che le colleghe femmine parlino del loro ciclo mestruale, offendendo chi, pur ritenendosi donna, non ne ha (già da prima del vaccino mRNA).

 

Come  riportato da Renovatio 21, lo scorso anno la prestigiosa rivista scientifica Lancet ha proposto di sostituire il termine «donna» con l’espressione «corpi con vagine».

 

 

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