Geopolitica

L’assassinio di Abe e quella cena da incubo con Obama

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L’idea dell’assassinio solitario dietro all’uccisione dell’ex premier giapponese Shinzo Abe non sta convincendo proprio tutti.

 

Qualcuno sta avanzando qualche riserva sulla versione del «lupo solitario» privo di motivazioni forti.

 

«Ciò che deve essere indagato è l’intenzione di coloro che stanno dietro l’assassinio e le implicazioni per l’attuale corsa della NATO alla guerra con Russia e Cina» scrive EIR. «Come i precedenti omicidi in momenti critici della storia – vengono in mente Alfred Herrhausen, Aldo Moro, John F. Fennedy, Robert F. Kennedy, e Martin Luther King – l’idea di un “assassino solitario” è praticamente impossibile». Alla lista vorremmo aggiungere anche Olof Palme, Benazir Bhutto, Pim Fortuyn…

 

«I fatti ovvi che definiscono l’evento sono che la missione più importante di Abe durante il suo mandato, dal 2012 al 2020 (dopo aver prestato servizio in precedenza per un anno nel 2006-2007) è stata quella di risolvere il conflitto residuo della Seconda Guerra Mondiale con la Russia riguardo le Isole del Nord e infine firmare un trattato di pace».

 

Le isole Kirill, o Curili in italiano, sono invece rimaste ancora argomento di disputa territoriale tra i due Paesi.

 

«Sembrava praticamente certo che Putin e Abe avrebbero raggiunto un tale accordo, fino al colpo di stato di Maidan in Ucraina nel 2014 e al varo della  politica di guerra angloamericana contro la Russia».

 

EIR sostiene di aver sentito «n ex funzionario giapponese vicino alla leadership» che avrebbe raccontato di una cena del 2014 con Barack Obama e il suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale Susan Rice durante una visita in Giappone.

 

«La cena è stata “da incubo” per Abe, poiché la Rice ha imposto enormi pressioni su Abe affinché si unisse alle sanzioni contro la Russia. Sebbene abbia in parte ceduto e imposto alcune sanzioni (in gran parte prive di significato), ciò ha posto fine ai negoziati con Putin» assicura EIRN.

 

«In seguito si è detto che Abe disprezzasse Susan Rice. Quando Trump è stato eletto, in larga misura sulla base della sua intenzione di stabilire relazioni amichevoli con la Russia e Putin, Abe e Putin hanno riaperto i negoziati. Ma presto è emerso “Russiagate” e Trump è caduto presto nella trappola di punire la Russia con scuse “false flag“, e ancora una volta gli sforzi di Abe-Putin sono andati in pezzi».

 

Sta girando per i social il messaggio di condoglianze inviato dal presidente Putin alla moglie e alla madre di Abe – un messaggio che sembra sincero ed addolorato.

 

Da notare invece come l’attuale primo ministro Fumio Kishida, avversario di Abe dentro al Partito liberalconservatore al potere, si è invece unito immediatamente al nuovo corso di isteria diplomatica e bellica contro la Russia, partecipando persino al vertice della NATO (Alleanza di cui il Giappone, in teoria, non fa parte) il mese scorso in Spagna – si è trattata dela prima volta che un primo ministro giapponese prende parte ad un incontro NATO.

 

Il contraccolpo economico è certo, visto i grandi investimenti nipponici in Russia in petrolio, gas e altro ora minacciati.

 

Conclude EIRN che «dopo la cacciata di Boris Johnson, che stava assumendo la posizione più bellicosa nel chiedere nessun negoziato con la Russia sull’Ucraina, e un crescente riconoscimento che l’Ucraina ha perso la guerra, le implicazioni dell’assassinio devono essere esaminate a fondo».

 

Bisogna, come sempre, chiedersi: cui prodest?

 

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine tagliata.

 

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