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La vera tragedia del bambino abbandonato a Torino

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La storia di “Giovannino” – nome immaginario dato ad un bambino abbandonato all’Ospedale Sant’Anna di Torino dai genitori poco dopo la nascita perché affetto da Ittiosi di Arlecchino, una rarissima malattia che non permette di stare alla luce e che crea gravi problematiche respiratorie – sta facendo molto di discutere.

 

I genitori sono rimasti nell’anonimato. È loro diritto – o forse no, visto che dovrebbe esserci una parte della legge 40/2004 che lo vieterebbe; sappiamo  però che si tratta della legge più disattesa d’Italia, con probabilità creata appositamente per essere ignorata e/o smontata pezzo per pezzo dalla magistratura. Amen. Non è però rimasto nascosto il caso di cronaca che ha toccato la sensibilità di molti.

 

La storia di Giovannino è qualcosa di più della storia di Giovannino. La storia di Giovannino è la storia di come il Male sta entrando nel nostro mondo. Tramite la riproduzione. Tramite i nostri figli.

Ma andiamo con ordine, anzitutto ricordando che nell’ospedale Sant’Anna di Torino lavora il noto e discusso ginecologo Silvio Viale, mente dell’intellighenzia radicale che ha di fatto infiltrato tutto il centro-sinistra (e una certa porzione del centro-destra) portando, come temi fondamentali della biopolitica del PD, tutte le battaglie della necrocultura tanto cara agli eredi di Marco Pannella.

 

Proprio Silvio Viale, infatti, il medico orgoglioso degli aborti compiuti nella sua carriera, è stato uno dei primi ad intervenire sulla questione, auspicando addirittura, pubblicamente, che Giovannino potesse ben presto morire per evitare eventuali sofferenze: «Meglio che Giovannino non sopravviva», ha affermato il ginecologo del Sant’Anna. Per questo motivo parrebbe esser stato avviato un provvedimento disciplinare nei confronti del medico torinese, che ha peraltro fin da subito difeso i genitori che hanno abbandonato il bambino provocando dure reazioni da parte dell’opinione pubblica.

 

L’emotività generale ha suscitato un fermento tale da portare il Comune di Torino ad aprire un conto corrente dedicato a Giovannino, con un fiume di donazioni per il bambino e tante richieste di adozione con una sorta di vera e propria gara di solidarietà. 

 

Tanto affetto spontaneo, ma poca ragione. 

 

Nessuno, infatti, ha ben capito cosa stia davvero succedendo e cosa questa storia veramente ci stia insegnando. Ma, soprattutto, nessuno ha il coraggio di dire quale voragine si sia realmente aperta con questo caso. 

Nessuno, infatti, ha ben capito cosa stia davvero succedendo e cosa questa storia veramente ci stia insegnando. Ma, soprattutto, nessuno ha il coraggio di dire quale voragine si sia realmente aperta con questo caso. 

 

Il dibattito, anche in ambiente cattolico, si è alimentato sulla diatriba fra fecondazione eterologa e fecondazione omologa: la notizia che Giovannino fosse nato da fecondazione in vitro ha tardato ad arrivare, ma alla fine è sopraggiunta facendo rizzare le antenne di alcuni ambienti conservatori i quali, inizialmente, si sono bevuti la storia della fecondazione eterologa, stracciandosi le vesti.

 

Più recentemente però, proprio Silvio Viale ha smentito la notizia circa la fecondazione eterologa (ovocita o sperma donati da un terzo soggetto rispetto ai due partner) dalla quale pareva esser nato Giovannino, precisando che il bambino sarebbe nato da fecondazione omologa (seme e ovocita appartenenti ai due partner, genitori del nascituro).

 

Così, come dicevamo, la discussione si è fermata su questo stupido confronto. Certo, non possiamo non notare come qualcuno si scandalizzi ipocritamente per la fecondazione eterologa e rimanga invece quasi impassibile, silenzioso, rispetto alla fecondazione omologa. 

 

Che sia fecondazione omologa o eterologa, infatti, non importa nulla: in tutti i casi ci sono embrioni sacrificati, uccisi, nel peggiore dei casi crioconservati e lasciati nel limbo fra la vita e la morte, incatenati a -192°C nei meandri delle biobanche.

D’altronde una larga – potremmo dire quasi tutta – fetta della Conferenza Episcopale Italiana si è bevuta la FIVET (Fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione) senza battere ciglio. La Legge 40/2004, in buona sostanza, l’hanno fatta loro insieme ai cascami della Democrazia Cristiana rimasti nell’allora centrodestra di governo.

 

Non vogliamo però finire anche noi in questo inutile ed infantile ginepraio catto-politico, tanto più che molti degli uomini  CEI in Parlamento alle ultime elezioni sono stati, Deo gratias, “trombati”. 

 

La questione che vorremmo far comprendere ai nostri lettori è totalmente un’altra, e riguarda, come accennato, un dibattito che non può mettere al centro la differenza su questo o quell’altro tipo di fecondazione.

 

Che sia l’una o l’altra, infatti, non importa nulla. Anzi, importa solo una cosa: in tutti i casi ci sono embrioni sacrificati, uccisi, nel peggiore dei casi crioconservati e lasciati nel limbo fra la vita e la morte, incatenati a -192°C nei meandri delle biobanche.

 

Obbligarci a discutere di omologa ed eterologa è solo il sistema con cui qualcuno – il Biovaticano – ha appositamente spostato il paletto più in là. E là vuole mantenere le (poche, pochissime) sue pecorelle rimaste a belare su questa catastrofe umana senza confini: solo cinque anni fa, il numero degli embrioni scartati per la riproduzione artificiale in Italia (quando non era ancora stata smantellata dalle sentenza della magistratura onnipotente) aveva superato il numero degli esseri umani uccisi con l’aborto. 

 

Ecco la vera tragedia di Giovannino: per concepirlo, sono morti i suoi fratelli e le sue sorelle. E come loro, c’è un numero spaventoso di altre vittime. Un numero da genocidio.

Ecco la vera tragedia di Giovannino: per concepirlo, sono morti i suoi fratelli e le sue sorelle. E come loro, c’è un numero spaventoso di altre vittime. Un numero da genocidio.

 

Si parla di 150 mila esseri umani sterminati perché ritenuti «non-adatti» all’impianto, cioè alla vita. L’incubo bionazista è qui e ci dicono che è cosa buona: per il bene delle coppiette borghesi, per soddisfare il loro desiderio (anzi: il loro diritto) alla famigliola perfetta. Se poi stringere a sé il frugoletto costa la morte di dozzine di suoi fratellini (fratellini proprio in senso genetico) chi se ne importa. Tanto non si vede, la loro condizione è stata in effetti definita “micromorte”. E in un oceano di micromorte l’umanità sta affogando sempre di più.

 

La realtà è che, come da copione, anche i genitori di Giovannino, viziati dalla brama moderna del “figlio a tutti costi”, volevano un figlio, ed avendolo fatto sinteticamente potevano forse immaginare di poterlo avere su misura, senza imperfezioni. “Planned Parenthood“: letteralmente, la genitorialità come atto pianificato, assicurata dal fatto che il bambino, creato dalla Scienzah, pure è costato dei soldi – a loro o allo Stato, visto che il ministro Beatrice Lorenzin mise la FIVET nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In pratica la provetta, con il pargolo sintetico e la morte assicurata ai suoi fratelli imperfetti, te la paga il contribuente.

 

Nella vita, e ancora di più nelle scienze della vita, non tutto fila liscio.

Non avendolo ottenuto così come lo avrebbero voluto – ma soprattutto così come avrebbero sperato di poterlo creare in laboratorio, attraverso la nuova frontiera dell’ingegneria genetica (che è il paletto a cui accennavamo) – ecco che lo abbandonano, lo scartano, lo buttano, metaforicamente (ma nemmeno troppo) dal dirupo, come Sparta insegna. 

 

La “genitorialità pianificata” deve assecondare i propri desideri e dei propri gusti: non dimentichiamo che in alcuni stati la fecondazione in vitro permette di scegliere donatori che abbiano determinate caratteristiche genetiche per raggiungere con alte probabilità un certo tipo di livello estetico e funzionale (biondo, occhi azzurri, alto, ecc.) così da potersi creare in laboratorio il figlio su misura, il figlio perfetto, quello che ti rende fiero, quello che ti fa fare bella figura con gli amici.

 

Ecco il vero volto, mostruoso quanto banale, del transumanismo: la perversione del superuomo arriva alla società non tramite le SS di Hitler, ma tramite le voglie delle coppie borghesi.

Ecco il vero volto, mostruoso quanto banale, del transumanismo: la perversione del superuomo arriva alla società non tramite le SS di Hitler, ma tramite le voglie delle coppie borghesi.

 

Questa follia si alimenta attraverso lo slogan del “diritto ad essere genitori”, il quale ancora più follemente passa per un altro slogan tanto invocato anche in ambienti cosiddetti cattolici “pro-life”: il fantomatico “diritto alla vita”. Dobbiamo infine ricordare che non esiste nessun “diritto alla vita”, essa essendo uno di quei beni indisponibili sopra ai quali non si può creare nemmeno il dibattito.

 

Quando si inizia a parlare di “diritto alla vita”, si lascia spazio a chi vuole parlare di “diritto alla morte”, perché si pone un Bene indisponibile dentro l’agone della discutibilità.

 

E poi, vogliamo parlare del “diritto ad avere un padre ed una madre”, tanto sbandierato dall’ebetudine cattolica? 

 

Si tratta di diversivi della Cultura della Morte. Fumo negli occhi: radicali e cattolici buttano sul piatto diritti inesistenti, conditi da supercazzole sempre più bizantine. Il fine è quello di incollare la discussione, per i pochi che ancora vogliono farla o che credono che serva a qualcosa, attorno al paletto desiderato. Il paletto ora è, per ordine biovaticano, l’eterologa. 

 

Non importa che l’omologa e l’eterologa facciano lo stesso numero di morti; non importa che ambedue, da un punto di vista teologico, siano degli abomini. 

Non importa che l’omologa e l’eterologa facciano lo stesso numero di morti; non importa che ambedue, da un punto di vista teologico, siano degli abomini. 

 

Il lettore deve capire che c’è un’agenda nascosta, probabilmente: vi vogliono fare odiare l’eterologa perché a brevissimo, l’eterologa non ci sarà più. Tutti i bambini in provetta verranno fatti con il CRISPR, la tecnologia di editing genetico che sta rivoluzionando la zootecnica, l’agronomia, perfino l’ecologia e il settore militare. Renovatio 21 è in Italia praticamente una delle uniche realtà che ne parla.

 

Il figlio fatto con il CRISPR sarà omologo: si prenderanno i gameti dei genitori, e l’editing genomico avverrà in famiglia, così che il bambino somiglierà ai genitori, come da nuovo diritto invocato da una sentenza a Singapore – il diritto ad avere figli somiglianti – di cui Renovatio 21 pure ha in solitudine riportato la notizia.

Tutti i bambini in provetta verranno fatti con la tecnologia di editing genetico CRISPR,  e il figlio fatto con il CRISPR sarà omologo

 

Il figlio CRISPR ci risparmierà le tante baggianate etiche che tentano di rifilare oggi i cattolici: fatto in casa, moralmente superiore, perché gli saranno evitate tutte le malattie genetiche che sarà possibile risparmiargli con l’ingegneria del DNA. Sapete che non è fantascienza: vi abbiamo detto delle gemelline cinesi fatte col il CRISPR per essere immuni all’HIV.

 

Poi, certo, si è scoperto che il gene ritoccato alle gemelline dava un altro piccolo vantaggio: pare essere legato a superiori quozienti intellettivi. E che, vi dispiace un figlio che vada bene a scuola?

Non vi piacerebbe un figlio che non si rompe le ossa giocando a calcio?

Un figlio che non possa ammalarsi di depressione?

 

«Sarà come vaccinarli», ha detto un famoso genetista parlando del prossimo futuro in cui i figli,  saranno fatti solo tramite CRISPR. Figliare secondo natura sarà resa una pratica illegale.

«Sarà come vaccinarli», ha detto un famoso genetista parlando del prossimo futuro in cui i figli, praticamente, saranno fatti solo così (ora capite l’enfasi sull’obbligo vaccinale? Capite la spasmodica ricerca di questi grimaldelli per scardinare la sovranità famigliare?). Farli naturalmente, affidandosi alla grande lotteria della natura, sarà vista come cosa immorale, e non troppo in là già vediamo dove ci porta la Finestra di Overton: figliare secondo natura sarà resa una pratica illegale.

 

Chiudiamo.

La storia di Giovannino è qualcosa di più della storia di Giovannino.

Certo, è la storia di una società egoista; soprattutto è la storia di una società che vuole ardentemente spezzare i legami fra uomo e Natura, fra Natura e trascendenza, fra trascendenza a Divino.

 

La storia di Giovannino è la storia di come il Male sta entrando nel nostro mondo.

Tramite la riproduzione. Tramite i nostri figli.

 

Roberto Dal Bosco

Cristiano Lugli

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