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La Svezia dichiara «finita» la pandemia

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La Svezia ha ufficialmente dichiarato che la pandemia di COVID-19 è «finita» e ha annunciato che eliminerà tutte le restanti restrizioni.

 

«Poiché conosciamo questa pandemia, direi che è finita», ha detto il ministro della Salute Lena Hallengren al quotidinao Dagens Nyheter. «Non è finita, ma come sappiamo in termini di cambiamenti rapidi e restrizioni lo è».

 

L’agenzia Reuters scrive che questi commenti sarebbero quanto di più vicino possibile al momento in cui Stoccolma «dichiara effettivamente la fine della pandemia».

 

Da oggi, bar e ristoranti possono rimanere aperti anche oltre le 23 e non ci sono limiti al numero di ospiti.

 

I limiti  per i luoghi al chiuso e i passaporti vaccinali, introdotti temporaneamente nel Paese scandinavo in risposta alla variante Omicron, sono stati entrambi eliminati.

 

Anche la maggior parte delle regole di test per COVID-19 sono state abolite.

 

Come noto, la Svezia si è rifiutata sin dal principio di attuare misure di lockdown draconiano. Tuttavia una serie di restrizioni si sono avute comunque in questi due anni.

 

I tassi di mortalità COVID svedesi sarebbero relativamente migliori da quelli di altri Paesi che hanno invece imposto clausure draconiane ai cittadini.

 

In Svezia si sono avuti anche i dati delle morti per COVID infantili, che si assesterebbero a zero. Due settimane fa il Paese ha dichiarato di non raccomandare il vaccino per i bambini sotto i 12 anni.

 

Stoccolma non si è mai tirata indietro quando si è trattato di dubitare dei possibili effetti collaterali dei vaccini, in particolare riguardo alla miocarditi nei giovani.

 

La Svezia si era opposta anche alle mascherine, affermando che «non hanno senso». Un epidemiologo svedese ha quindi dichiarato che, anzi, esse erano pericolose perché non fornivano vera protezione ma al contempo davano un senso di libertà che favoriva il contagio.

 

La Svezia è tuttavia anche un Paese dove l’abolizione del contante è praticamente totale.

 

Stoccolma è anche uno dei luoghi dove il microchip sottocutaneo è già una realtà entusiasticamente abbracciata da diverse aziende e individui.

 

Vi è poi la questione, di cui non parla nessuno, delle linee sanitarie svedesi che avrebbero causato una strage tra gli anziani: i residenti nelle case di cura con sintomi sospetti COVID-19 sono stati immediatamente sottoposti a cure palliative e hanno ricevuto morfina e si sono visti negare ossigeno supplementare e fluidi e nutrizione per via endovenosa.

 

«Per molti questa è stata effettivamente una condanna a morte» sostiene il bioeticista australiano Michael Cook.

 

«La gente soffocava, è stato orribile da guardare. Un paziente mi ha chiesto cosa gli stavo dando quando gli ho fatto l’iniezione di morfina e gli ho mentito», ha detto Latifa Löfvenberg, un’infermiera. «Molti sono morti prima del tempo. È stato molto, molto difficile».

 

«Alle persone anziane viene regolarmente somministrata morfina e midazolam, che inibiscono le vie respiratorie», ha detto un geriatra al  quotidiano Svenska Dagbladet , «eutanasia attiva, per non dire altro».

 

«Queste linee guida hanno portato troppo spesso a negare il trattamento ai pazienti più anziani, anche quando gli ospedali operavano al di sotto delle capacità» ha scritto il Wall Street Journal.

 

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