Geopolitica

La strategia della ritirata da Kherson secondo un ex generale russo

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Mentre i media occidentali e gli organi di propaganda ucraini, incluso il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy strillano di gioia per la rioccupazione di Kherson come segno ineffabile della futura vittoria finale ucraina, un ex generale russo dà ben altra prospettiva dell’accaduto.

 

Il generale Sergej Lipovoj (in pensione) è presidente del presidio degli ufficiali della Russia e decorato come Eroe della Russia.

 

Secondo Lipovoj, l’abbandono della riva destra del fiume Dnepr ha impedito alle truppe di cadere in trappola. Per prima cosa, in accordo con i principi militari generali, non si dovrebbe combattere un incontro importante con un fiume alle spalle. Secondariamente, operare un riconsolidamento sulla riva destra del Dnepr fornisce al fiume un ulteriore ostacolo a un attacco.

 

«Se difendessimo la città, per intero, cioè sulla riva destra e sinistra [del Dnepr], allora le truppe che si trovano sulla riva destra potrebbero subire un fuoco pesante. Allo stesso modo, i civili che erano lì potevano cadere sotto i massicci bombardamenti della città. Questo potrebbe portare a grandi perdite», ha detto l’ex generale russo.

 

«In secondo luogo, a causa del fatto che i ponti e gli attraversamenti dei pontoni sono stati distrutti, la regolare fornitura di rifornimenti è molto difficile. Tenendo conto di questi fattori, [il comandante russo in Ucraina, il generale Sergey Surovikin] ha preso l’unica decisione competente: livellare la linea di difesa, ritirarsi sulla riva sinistra» del Dnepr.

 

Il generale Lipovoj ha anche fatto eco al rapporto del ministero della Difesa secondo cui se gli ucraini si fossero mossi per distruggere la centrale idroelettrica di Kakhovskaja, avrebbero inondato l’intera area portando con sé truppe e civili.

 

«In generale, ripeto ancora una volta che si stava preparando una trappola per noi sulla riva destra [del Dnepr]. Non ci siamo andati e, anzi, ora quelli che si trovano nella zona di Kherson sulla riva destra sono caduti in una trappola».

 

Ora si attende la risposta russa, che presumibilmente sta preparando una campagna d’inverno contro il regime di Kiev, dove verranno impiegati con probabilità i 300 mila uomini della mobilitazione indetta da Putin poche settimane fa.

 

Nessuno sa cosa accadrà, se continueranno a spingere in Donbass (dove, nelle ultime ore, è stata riconquistata da Mosca la cittadina di Pavlovka, presa dagli ucraini lo scorso luglio) oppure torneranno, come a febbraio, ad attaccare direttamente la capitale ucraina con truppe di terra, arrivando da Nord magari con l’aiuto definitivo della Bielorussia.

 

 

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