Geopolitica

La Russia crede sempre più che l’Occidente desideri la sua totale distruzione

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Ivan Timofeev, direttore generale del Consiglio russo per gli affari internazionali (RIAC), ha scritto un editoriale del 30 giugno che descrive il sentimento provato da una parte crescente di russi nei confronti delle nazioni occidentali.

 

L’editoriale è stato pubblicato sul sito web dell’ importante forum tra i responsabili politici in Russia, il Valdai Discussion Club, già teatro di importanti discorsi di Putin negli ultimi lustri. Timofeev è il direttore del programma del Club Valdai.

 

«In Russia, si sta diffondendo sempre più il punto di vista che l’obiettivo degli Stati Uniti e dell'”Occidente collettivo” guidato da Washington sia una soluzione finale alla “questione russa”» scrive Timofeev. «Un tale obiettivo è visto come uno sconfiggere la Russia, livellare il suo potenziale militare, ristrutturare la sua statualità, ricablare la sua identità e possibilmente liquidarla come Stato unico».

 

«Questo punto di vista è rimasto a lungo ai margini del pensiero di politica estera. L’ultimo anno e mezzo è cambiato molto» continua Timofeev. «Oggi, questa percezione degli obiettivi dell’Occidente è diventata mainstream. Ha un carattere stabile e razionalmente riflesso».

 

Timofeev fornisce quindi una storia degli ultimi cinquant’anni tra URSS/Russia e NATO, sottolineando che la Russia ha tentato sinceramente di entrare in stretta cooperazione con l’Europa e l’Occidente dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

 

Tuttavia, poiché sempre più rivoluzioni colorate e guerre per il cambio di regime hanno portato il caos sempre più vicino ai confini della Russia, sempre con un atteggiamento di indifferenza da parte dell’Occidente, l’atteggiamento della Russia ha cominciato a irrigidirsi. Gli eventi dell’ultimo anno e mezzo in Ucraina e la risposta della NATO e dell’Occidente hanno solo rafforzato i peggiori sospetti di Mosca, scrive Timofeev.

 

Come riportato da Renovatio 21, il dibattito sul comportamento del blocco occidentale in Russia è arrivato perfino ad ipotizzare l’uso di un’arma atomica su un Paese europeo.

 

La proposta, fatta dal politologo russo Sergej Karaganov, ha suscitato reazioni di risposta in vasta parte dell’intellighenzia politica moscovita.

 

Tuttavia, come riportato da Renovatio 21, il tabù nucleare ha iniziato via via ad erodersi.

 

«La paura dell’Armageddon va ristabilita» ha detto l’ex colonnello dell’Intelligence militare russo (GRU) Dmitrj Trenin.

 

«La paura della bomba atomica, presente nella seconda metà del Novecento, è scomparsa. Le armi nucleari sono state eliminate dall’equazione. La conclusione pratica è chiara: non c’è bisogno di aver paura di una simile risposta russa».

 

 

 

 

 

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