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La Repubblica Ceca abbandona il piano per l’obbligo vaccinale

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Il nuovo governo della Repubblica Ceca ha abbandonato i piani per l’obbligo dei vaccini COVID-19, sostenendo che una tale politica «renderebbe più profonde le crepe nella società».

 

Come riporta Summit News, sotto il precedente governo, gli adulti di età superiore ai 60 anni, gli operatori sanitari, i vigili del fuoco, gli agenti di polizia e gli studenti di medicina sarebbero stati tutti soggetti all’obbligo vaccinale da marzo.

 

Il nuovo primo ministro Petr Fiala ha quindi abbandonato il decreto della precedente amministrazione, dicendo ai giornalisti che il governo non vedeva la necessità di rendere obbligatori i sieri genici e che ciò servirebbe solo a creare più divisione. Si tratta di una saggezza sconosciuta ai governanti dell’intero Occidente.

 

«Abbiamo concordato che la vaccinazione contro il COVID-19 non sarà obbligatoria», ha affermato Fiala, che pure rimane convinto vaccinista: «questo non cambia la nostra posizione sulla vaccinazione. È ancora senza dubbio il modo migliore per combattere il COVID-19… tuttavia, non vogliamo approfondire le crepe nella società».

 

L’inversione a U sulla politica sanitaria ceca è avvenuta dopo numerose proteste a Praga le cui immagini sono state riportate anche da Renovatio 21.

 


Solo il 62,9% dei cechi è considerato «completamente vaccinato», una cifra nettamente inferiore alla media europea.

 

Pochi mesi fa altro Paese un tempo oltrecortina, la Croazia, ha visto il suo presidente Zonar Milanovic sbottare contro il clima di terrore imposto dai media: «hanno diffuso il panico, lo hanno fatto sin dall’inizio. Non sono gli unici, ma semplicemente non c’è certezza assoluta, non c’è vita senza rischi, senza possibilità di ammalarsi (…) Dal nuovo anno, ho ascoltato solo sciocchezze».

 

Il presidente Milanovic si è quindi scagliato anche contro il lockdown: «siamo abbastanza vaccinati e lo sanno tutti. Non andremo oltre il 50%, lasciamo che ci recintino con il filo spinato».

 

In Polonia c’è invece il caso dello stesso ufficio del primo ministro in carica che si è rivolto duramente a Facebook per aver messo al bando la pagina di un partito di destra, Konfederacja, accusato dal colosso di Zuckerberg di «violazione delle regole informative relative al COVID-19».

 

Il vento dell’Est promette bene.

 

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