Pensiero

La profezia di Dostoevskij

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Renovatio 21 pubblica questo brano da I Fratelli Karamazov di Teodoro Dostoevskij (traduzione di Agostino Villa, Einaudi). Si tratta di un discorso del Grande Inquisitore, personaggio di cui discutono i fratelli protagonisti Ivan e Aleksej Karamazov nel romanzo capolavoro dello scrittore russo. Chiunque è libero di scorgervi le assonanze con lo Stato moderno. O meglio, con l’Ordine Mondiale odierno.

 

 

Troppo bene, troppo bene sapranno apprezzare che cosa significa sottomettersi una volta per sempre! E finché gli uomini non avran capito questo, saranno infelici.

 

Chi è stato il principale artefice di questa incomprensione: parla? Chi ha scompigliato il gregge e lo ha sparpagliato per vie sconosciute? Ma il gregge di nuovo si radunerà, e di nuovo si sottometterà, e stavolta per sempre.

 

Allora noi gli daremo una queta, umile felicità, una felicità da esseri deboli, quali costituzionalmente essi sono. Oh, noi li persuaderemo, alla fine, a non essere orgogliosi, giacché Tu li hai sollevati in alto, e così hai insegnato loro a inorgoglirsi: dimostreremo loro che son deboli, che non son altro che dei poveri bambini, ma che in compenso la felicità bambinesca è la piú soave di tutte.

 

Essi si faranno timidi e s’avvezzeranno a girar gli occhi a noi e a stringersi a noi tutti spaventati, come pulcini alla chioccia. Ad ogni movimento che faranno, proveranno un terrore di noi e insieme un orgoglio della potenza e dell’intelligenza nostre, tanto grandi da aver saputo ammansire un cosí indocile gregge di migliaia di milioni.

 

Una pusillanime trepidazione dell’ira nostra s’impadronirà di loro, le loro intelligenze s’intimidiranno, i loro occhi diverranno facili alle lacrime, come quelli dei bambini e delle donne: ma con altrettanta facilità, a un nostro cenno, passeranno all’allegria e al riso, alla più limpida gioia, e alle beate canzoncine infantili.

 

Sì, noi li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro daremo alla loro vita un assetto come di giuoco infantile, con canzoni da bambini, cori e danze innocenti.

 

Oh, noi permetteremo loro anche il peccato: sono così fragili e impotenti; e loro ci vorranno bene come bambini, per il fatto che noi permetteremo loro di peccare. Noi diremo loro che ogni peccato sarà rimesso, se compiuto col permesso nostro: e il permesso di peccare noi glielo concederemo perché li amiamo, e il castigo di questi peccati, ebbene, lo assumeremo a carico nostro. Noi ce lo assumeremo a nostro carico, e loro ci adoreranno come benefattori che si sono accollati i peccati loro di fronte a Dio. Ed essi non ci terranno nascosto assolutamente nulla di loro stessi.

 

Noi permetteremo loro, o proibiremo, di vivere con le lor mogli e amanti, di avere o non avere figli, sempre regolandoci sul loro grado di docilità, ed essi si sottometteranno a noi lietamente e con gioia.

 

Perfino i più torturanti segreti della loro coscienza, tutto, tutto porranno in mano a noi, e noi tutto risolveremo, ed essi si affideranno con gioia alla decisione nostra, perché questa li avrà liberati dal grave affanno e dai tremendi tormenti che accompagnano ora la decisione libera e personale.

 

 

 

 

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