Necrocultura

La polvere della morte colpisce l’Olanda

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Esiste un’associazione, in Olanda, che tradotta italianamente porta il nome di «Cooperativa ultima volontà» (in olandese Coöperatie Laatste wil).

 

Pochi giorni fa i media internazionali hanno riportato una notizia sconcertante: l’esistenza di una polvere letale che questa cooperativa consiglierebbe di acquistare ed assumere a tutti coloro i quali soffrono di depressione e vogliono porre fine alla propria vita. La cooperativa avrebbe comperato una grossa dose da tenere in serbo per tutti i futuri suicidi che ne richiedessero l’uso.

 

«Gli ordini del prodotto non possono essere inferiori a 9 tonnellate, data la sua vera finalità, mentre per suicidarsi ne bastano 2 grammi. Cooperatie Laatste Wil ha pertanto consigliato ai suoi soci (passati dai 3mila del 2013 ai 22mila di oggi) di fare un unico acquisto da dividersi fra di loro, mettendo a disposizione una cassaforte dove conservare le dosi non utilizzate. Da mesi va avanti – invano – la protesta dei cittadini per impedire l’orrore»

 

Nel mondo moderno ogni cosa, compresa la morte, è alla portata di click. In questo caso, il click mortale è favorito da un ente che ha fatto della Necrocultura una professione vera e propria. 

Lo scandalo è scoppiato dopo che Ximena Knol, una giovane olandese di diciannove anni, è morta dopo l’assunzione di questa polvere.

Si tratta di un conservante che, prima dell’utilizzo, viene raffinato attraverso una polvere bianca. Il risultato di questa raffinazione può essere sciolto all’interno di un normale bicchiere d’acqua, e il tempo che intercorre dall’assunzione della polvere alla morte corrisponde circa a venti minuti. La sostanza ha un effetto quasi immediatamente letale.

 

La giovane Ximena era stata vittima di una violenza sessuale, e soffriva per questo di depressione, ma non era mai stata abbandonata; anzi. La ragazza veniva seguita da uno specialista e poteva contare sull’affetto di tutti i suoi cari, in particolare quello dei genitori ora infuriati con lo Stato olandese.

 

Ximena aveva già chiesto in passato di essere sottoposta ad un’eutanasia, ma ciò accadeva nei momenti di buio peggiore che, come in ogni stato depressivo, ondeggia: in alcuni periodi c’è, in altri si dirada, anche completamente.

Il medico e tutti gli psicologi che la seguivano si erano però sempre opposti alla scelta eutanatica, ben sapendo che da questo stato sarebbe potuta uscire, seppur con qualche cicatrice psicologica.

 

Purtroppo però, nel mondo moderno ogni cosa, compresa la morte, è alla portata di click. In questo caso, il click mortale è favorito da un ente che ha fatto della Necrocultura una professione vera e propria. 

 

E questa par esser stata, con grande probabilità, la modalità tramite la quale Ximena Knol ha scelto di suicidarsi. La ragazza avrebbe infatti ordinato via web la sostanza dicendo di averne bisogno per un compito scolastico, ma una volta arrivata avrebbe comunicato nottetempo alla sua psicologa di aver preso qualcosa di «rapido e indolore» per farla finita.

 

I genitori, distrutti dal dolore, avrebbero inviato a tutti i partiti politici d’Olanda il manifesto funebre nella speranza che il governo intervenga per mettere fuori legge il conservante del suicidio veloce: 

 

«La nostra Ximena, affettuosa, socievole, sempre disposta ad aiutare tutti, poteva essere salvata» ha comunicato la famiglia.

 

Il premier olandese Rutte, di contro, ha dichiarato che si occuperà in modo serio del caso.

 

Dopo il caso di Ximena Knol, alcuni fornitori della polvere della morte hanno deciso di sospendere le vendite destinate ai privati.

È la parabola dello Stato moderno: invece che promuovere la luce e la speranza, esso porta all’umanità il buio e la morte.

 

L’Olanda, Paese conosciuto per il supposto «progresso» (specialmente secondo i crismi del welfare state) e una supposta «mentalità aperta», permette l’esistenza sul suo territorio di enti privati che istigano al suicidio, creando un danno irreparabile al tessuto sociale. Ogni suicidio porta con sé danneggiamenti morali, psicologici e perfino economici per la società; senza contare che, come stabilito anche dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il suicidio è propriamente contagioso, e può ingenerare vere e proprie epidemie nelle quali ad una prima morte se ne aggiungono nel tempo diverse altre. (Renovatio 21 ne ha parlato di recente in un articolo personale di Roberto Dal Bosco)

 

È la parabola dello Stato moderno: invece che promuovere la luce e la speranza, esso porta all’umanità il buio e la morte.

 

Cristiano Lugli

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