Politica
La polizia israeliana arresta collaboratore di Netanyahu: presunte fughe di notizie
Un collaboratore del primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu è tra i numerosi sospettati arrestati nell’ambito di un’indagine su una possibile violazione della sicurezza nell’ufficio del primo ministro. Lo riporta la testata statunitense Axios, citando alcuni funzionari.
Il premier israeliano ha negato che qualcuno che lavora per lui sia coinvolto nel presunto illecito oggetto di indagine, sebbene i media locali abbiano sottolineato che non tutti gli assistenti di Netanyahu sono ufficialmente impiegati dal suo ufficio.
Lo scandalo ruota attorno alla presunta diffusione di un documento di Hamas alla stampa, che si pensa abbia poi portato a un reportage a sostegno della politica del primo ministro sui negoziati per la presa di ostaggi con il gruppo militante palestinese.
Venerdì, presso il tribunale di Rishon Lezion, il giudice Menachem Mizrahi ha ordinato la revoca parziale di un ordine di silenzio imposto dalla censura militare israeliana su quello che la stampa israeliana chiama «affare di sicurezza», confermando che la scorsa settimana l’agenzia di sicurezza interna Shin Bet, così come le Forze di difesa israeliane (IDF) e la polizia nazionale, hanno avviato una «fase aperta» delle loro indagini sull’accaduto.
All’inizio di settembre, il tabloid tedesco Bild e il quotidiano ebraico-britannico The Jewish Chronicle hanno pubblicato diversi resoconti su una presunta strategia di Hamas volta a bloccare i negoziati con Israele sul rilascio degli ostaggi trattenuti a Gaza.
I resoconti delle testate si basavano su un documento che sarebbe stato scritto dall’allora leader di Hamas Yahya Sinwar, che nel frattempo è stato brutalmente ucciso dall’esercito israeliano.
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Secondo il Times of Israel, l’IDF ha confermato che un funzionario di medio livello di Hamas era l’autore del documento. Il resoconto, ha aggiunto, era «quasi identico ai punti sollevati da Netanyahu» all’epoca.
Netanyahu e diversi organi di stampa hanno presentato una petizione alla corte israeliana per revocare completamente l’ordine di silenzio. L’ufficio del primo ministro ha affermato che «l’offuscamento in corso serve da copertura per calunnie deliberate e maligne contro» di esso.
Il tribunale dello Stato Ebraico dovrebbe esaminare la mozione oggi.
Il canale israeliano Channel 12 ha citato una fonte che ha detto essere vicina a uno degli arrestati. Il sospettato legato al PM «ha dedicato la sua vita al primo ministro e si metterebbe in pericolo per lui», ha affermato la fonte, aggiungendo, tuttavia, che nel momento in cui è scoppiato lo scandalo, «Netanyahu lo ha gettato in pasto ai lupi».
L’emittente Kan ha affermato che il sospettato lavorava per Netanyahu in veste non ufficiale e aveva accesso diretto ad alti funzionari.
I critici hanno accusato Netanyahu di non tenere conto del destino degli ostaggi catturati da Hamas durante l’incursione in Israele del 7 ottobre dell’anno scorso. Invece di cercare sinceramente il loro rilascio negoziato, molti sostengono che Bi si sia concentrato sull’azione militare e deliberatamente affossa i colloqui.
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Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported