Pensiero

La piramide miliardaria dei nuovi bisogni

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C’era una volta la piramide di Maslow. Nel suo volume Motivation and Personality (1954), lo psicologo americano Abrahm Maslow creò il concetto di «gerarchia dei bisogni». Lo studioso distinse 5 livelli, a partire dai più fondamentali (come quelli legati alla fisiologia e alla sicurezza) verso quelli via via più complessi (appartenenza, autorealizzazione), passando dal respiro alla creatività, dall’alimentazione all’autostima, dal sonno all’amicizia.

 

Ebbe l’intuizione di raffigurare lo schema in forma di piramide, per significare visivamente che quanti non abbiano risolto le prime due o tre fasi non accedono a una vita «piena» o, come si suol dire in certi ambienti, “degna di essere vissuta” – riformuliamo: una vita che assomigli in qualche modo a quella che era possibile vivere fino a poco tempo fa. 

L’ora presente, di fatto, nega i bisogni di appartenenza (amicizia, affetto familiare, intimità) arrivando addirittura a proibire, dopo aver tenuto a distanza le persone per mesi, di trascorrere il Natale in famiglia

 

L’ora presente, di fatto, nega i bisogni di appartenenza (amicizia, affetto familiare, intimità) arrivando addirittura a proibire, dopo aver tenuto a distanza le persone per mesi, di trascorrere il Natale in famiglia – o con gli amici, o con chiunque altro uno desideri – tanto che il Viminale sguinzaglierà 70 mila poliziotti per le strade a sorvegliare le feste altrui.

 

L’ora presente nega la sicurezza morale, familiare, della proprietà e perfino fisica: il governo non nasconde la voglia matta di fare irruzione nelle case della gente su delazione dei vicini, o di distribuire TSO ai dissidenti e ai dubbiosi. Persino il respiro, primigenio atto vitale di tutti gli organismi viventi, è sotto attacco, ammesso solo se filtrato da una benda. Ne sanno qualcosa i bambini.

 

L’ora presente nega la sicurezza morale, familiare, della proprietà e perfino fisica

Mentre vengono demolite le basi dell’esistenza umana e la società appare talmente sfibrata da far presagire un collasso improvviso, le autorità ci regalano finalmente un’idea di come lo Stato, l’ente deputato a proteggere i suoi cittadini, pensa di riedificare la piramide dell’essere umano. Una schermata impietosa del principale TG nazionale ci mostra come saranno allocati i 196 miliardi netti del Recovery Fund, detto anche «dispositivo di ripresa e resilienza». 

 

Per lo Stato biototalitario la salute non è un tema fondamentale: il totalitarismo esige il controllo del cittadino, non gli preme la sua salute, anzi

Alla salute, cioè al problema per il quale l’universo intero è stato messo in clausura, saranno assegnati 9 miliardi, cioè il 4,6% della somma complessiva. Ma come, direte voi: hanno bloccato tutto a causa della carenza di terapie intensive, già tagliate dalla scure di Monti e dei governi piddini del «ce lo chiede l’Europa», e ora ci informano che i futuri investimenti volgeranno altrove. 

 

Sì, è davvero così, perché per lo Stato biototalitario la salute non è un tema fondamentale: il totalitarismo esige il controllo del cittadino, non gli preme la sua salute, anzi.

 

Questi soldi, peraltro, è prevedibile non finiranno tanto negli ospedali (visto che il virus è per lo più curabile in casa con farmaci a buon mercato), quanto nelle tasche delle solite multinazionali farmaceutiche, pronte a incassare il corrispettivo di centinaia di milioni di dosi di vaccini (si prevedono infatti più richiami) a sperimentazione diffusa, nel senso che è la popolazione stessa a fare da cavia. 

 

Questi soldi, peraltro, è prevedibile non finiranno tanto negli ospedali (visto che il virus è per lo più curabile in casa con farmaci a buon mercato), quanto nelle tasche delle solite multinazionali farmaceutiche, pronte a incassare il corrispettivo di centinaia di milioni di dosi di vaccini (si prevedono infatti più richiami) a sperimentazione diffusa, nel senso che è la popolazione stessa a fare da cavia. 

Ma allora, i restanti 187 miliardi dove andranno a finire?

 

17.1 miliardi, cioè l’8,7%, il doppio del COVID, se li becca la parità di genere – vale a dire il gender, perché oramai si è detto sino allo sfinimento come il femminismo non sia altro che la porta d’ingresso per l’imposizione dell’omotransessualismo in ogni ambito della società.

 

A occhio, quindi, l’emergenza pare essere più quella del genere che quella del virus. E chiediamoci che fine farà, materialmente, questa montagna di danaro: non è difficile prevedere che si concretizzerà in miriadi di corsi di indottrinamento scolastico sulle bellezze dell’omoerotismo e del trasloco da un sesso all’altro, o magari anche in appalti per le strutture rieducative auspicate dal ddl Zan, o in altre belle iniziative propagandistiche di cui, in tempi di emergenza totale, in effetti sentivamo tutti la mancanza. 

 

Saliamo ancora. L’istruzione prenderà 19,2 miliardi, cioè l’8,8% dei fondi. Visto che ci stanno dicendo in tutte le lingue che il presente e il futuro dei nostri figli secondo lorsignori si chiama DAD, al punto da promuovere le meraviglie delle gite virtuali, su quali obiettivi verranno impiegati tutti questi denari?

 

27,7 miliardi (il 14,1% del totale) riguarderanno non meglio identificate «infrastrutture per una mobilità sostenibile». Non è dato sapere se significhi qualcosa di diverso dai monopattini cinesi distribuiti quest’anno con allegata promessa di rimborso. Possiamo tuttavia testimoniare che, ad esempio per l’auto elettrica, il governo pentastellato – che già cantava della fine imminente del motore termico – non aveva avviato alcun progetto per ottenere il litio, ed è possibile che molti deputati grillini non sappiano nemmeno che il litio, materia ora assai contesa, sia necessario per far andare il mondo a batterie.

 

17.1 miliardi, cioè l’8,7%, il doppio del COVID, se li becca la parità di genere – vale a dire il gender, perché oramai si è detto sino allo sfinimento come il femminismo non sia altro che la porta d’ingresso per l’imposizione dell’omotransessualismo in ogni ambito della società

Nostra signora la digitalizzazione prende la bellezza di 48,7 miliardi, cioè il 24,90%. Una fetta mica indifferente. Digitalizzare, per questo governo e per i suoi pupari globalisti, vale 5 volte il curare. Torna il vecchio sogno del defunto Casaleggio: un mondo dematerializzato, dove la gente trascorre la vita – comprensiva di guerre programmate a tavolino e pestilenze genocide – connessa alla protesi informatica e da essa adeguatamente profilata, controllata, stordita. 

 

Perché digitalizzare significa rendere deboli. Significa, letteralmente, diventare attaccabili dai virus. Non è un caso che il massimo protagonista di questa era di epidemie e vaccini sia un informatico: il computerista più ricco del mondo ha soltanto cambiato dominio, transitando dalle macchine agli esseri viventi, ma il suo lavoro è rimasto lo stesso, si occupa pur sempre della penetrazione di virus nell’uomo a fini di controllo totale.

 

Del resto, la vulnerabilità di mondo digitale è sotto gli occhi di tutti: solo negli ultimi anni gli hacker hanno attaccato le linee elettriche dell’Ucraina, i laboratori atomici dell’Iran, le basi militari in Turchia, e milioni di aziende con i cosiddetti ransomware. È notizia di pochi giorni fa quella dell’ennesimo attacco agli ospedali americani: spariscono più cartelle cliniche e dati, e più di qualcuno ovviamente ci muore. Infine, basti guardare cosa è successo nelle elezioni americane. Nel frattempo, i nostri illuminati governanti consegnano noi e le nostre vite al dominio elettronico.

Digitalizzazione: torna il vecchio sogno del defunto Casaleggio: un mondo dematerializzato, dove la gente trascorre la vita – comprensiva di guerre programmate a tavolino e pestilenze genocide – connessa alla protesi informatica e da essa adeguatamente profilata, controllata, stordita.

 

 

La magna pars se la becca la “transizione ecologica”: 74,3 miliardi, il 37,9%. È la rivoluzione verde la vera emergenza dei padroni del mondo. È Gaia che vince: anche qui, il programma di Casaleggio e del suo brodo di coltura mondialista, si realizza appieno nell’incubo econazista in gestazione, già munito di madrina svedese prodotta in laboratorio.

 

Con cifre del genere, diventa chiaro che negare l’emergenza ecologica o il dogma del cambiamento climatico diventerà reato, proprio come pensare che i sessi siano due e che servano entrambi per generare un cucciolo d’uomo.

 

Ecco, la piramide miliardaria dei nuovi bisogni è questa.

 

Come previsto dalla modernità digitale, siamo di fronte al rovesciamento della realtà biologica. La cura dell’essere umano passa in subordine alle esigenze del post e transumano e, anzi, il bisogno primario è considerato quella spinta ecologica che mira a ridurre l’uomo tanto nella sua attività quanto nella sua riproduzione.

 

Digitalizzare significa rendere deboli, diventare attaccabili dai virus. Non è un caso che il massimo protagonista di questa era di epidemie e vaccini sia un informatico: il computerista più ricco del mondo ha soltanto cambiato dominio, transitando dalle macchine agli esseri viventi

La trasmutazione di tutti i valori preconizzata da Nietzsche cede il passo al tentativo di trasmutazione fisica dell’essere umano che, in ossequio all’agenda globale, va digitalizzato, ecologizzato, sintetizzato, ridotto. 

 

A margine, e per concludere, è interessante notare come ognuna delle voci della piramide rovesciata, costruita peraltro coi nostri soldi, corrisponda a un documento papale: Amoris Laetitia, Laudato Sii, Fratelli Tutti, Querida Amazonia, Chi sono io per giudicare il Monsignore? ciascuno degli sproloqui della accolita bergogliana ha contribuito a spianare la strada alla marcia trionfale della élite globalista, impegnandosi con lucida demenza nel tentativo estremo e disperato di spazzare via dalla faccia della terra ogni residuo ostacolo trascendente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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