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La partecipazione alla messa, tradizionale o nuova, influenza la fede?

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Fin dall’inizio della riforma liturgica, dopo la promulgazione del Novus Ordo Missae (NOM), i difensori della tradizione della Chiesa avevano avvertito del pericolo rappresentato da questa nuova liturgia. E, facendo eco al noto adagio – lex orandi, lex credendi – la legge della preghiera è la legge della fede, hanno anche messo in guardia dal futuro decadimento della fede che ne sarebbe seguito.

 

 

I primi a lanciare questo monito sono stati gli autori del Breve Esame Critico (BEC), nella loro analisi ancora attuale, che è stata sostenuta dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci, che hanno accettato di firmare la lettera di presentazione di questo documento.

 

La conclusione del BEC ammoniva:

 

«L’abbandono di una tradizione liturgica che fu per quattro secoli segno e pegno di unità di culto (per sostituirla con un’altra, che non potrà non essere segno di divisione per le licenze innumerevoli che implicitamente autorizza, e che pullula essa stessa di insinuazioni o di errori palesi contro la purezza della fede cattolica) appare, volendo definirlo nel modo più mite, un incalcolabile errore».

 

Questo monito risuona da allora – da più di 50 anni – in modo sempre più amplificato, di fronte alla progressiva perdita di fede in settori sempre più estesi della Chiesa, perdita che si osserva dapprima in una sempre crescente disaffezione, e poi in posizioni sempre più eterodosse sugli oggetti del credo cattolico.

 

Questa perdita di fede è ormai visibile anche tra i pastori. Così le richieste e le decisioni del Cammino sinodale tedesco, molte delle quali contrarie alla fede cattolica sul potere nella Chiesa – riservato ai vescovi – sulla morale coniugale, sulle unioni omosessuali, per citarne alcune.

 

 

Un sondaggio rivelatore

Per quanto riguarda i fedeli, da decenni si osservano deviazioni, sulle quali regolarmente i sondaggi gettano una luce allarmante. Uno di questi è interessante per il soggetto in esame, perché mette a confronto i cattolici praticanti che frequentano la nuova messa, con altri che frequentano la Messa Tradizionale (MT).

 

Il risultato si avvale infatti di rilevazioni già effettuate da istituti riconosciuti. Il confronto si è concentrato su 7 punti, ma qui ne verranno presi in considerazione solo 5.

 

1. L’approvazione della contraccezione raggiunge l’89% per i fedeli NOM e il 2% per i fedeli MT.

 

2. L’approvazione dell’aborto raggiunge il 51% per i fedeli NOM e l’1% per i fedeli MT.

 

3. La pratica domenicale è del 22% per i fedeli NOM e del 99% per i fedeli MT.

 

4. L’approvazione del matrimonio gay è del 67% per i fedeli NOM e del 2% per i fedeli MT.

 

5. La confessione annuale è del 25% per i fedeli NOM e del 98% per i fedeli MT.

 

Un tale risultato non è casuale. Su tali elementi essenziali relativi alla morale rivelata e alla pratica cattolica obbligatoria, le differenze sono più che significative.

 

Si tratta di cattolici residenti nello stesso Paese, gli Stati Uniti, nello stesso periodo – tra il 2014 e il 2018 – spesso censiti nello stesso stato, cioè posti nelle stesse condizioni generali. La differenza più accessibile e visibile è la pratica al NOM o alla MT.

 

Ci sono probabilmente elementi esterni che dovrebbero essere considerati e che potrebbero portare a un aggiustamento, ma che non potranno mai sopperire a una differenza oscillante tra il 50 e l’87%. La nuova messa, associata alle riforme conciliari che l’accompagnano, ha infatti indotto una notevole perdita di fede. Gli autori del Breve esame critico avevano ragione.

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

Immagine di Xavier Boudreau via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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