Geopolitica

La NATO è «un veleno maligno»: parla l’ex primo ministro australiano

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La NATO non ha posto in Asia e dovrebbe attenersi al suo obiettivo originario, ovvero la sicurezza della regione transatlantica, ha affermato l’ex primo ministro australiano Paul Keating. Il politico laburista, in carica dal 1991 al 1996.

 

Keating ha inoltre lanciato avvertimenti contro i tentativi di «circoscrivere» la Cina.

 

Nella sua dichiarazione pubblicata domenica, Keating sembrava fare riferimento a un recente articolo su Politico, secondo il quale il presidente francese Emmanuel Macron aveva bloccato i piani della NATO di istituire un ufficio di collegamento in Giappone.

 

L’ex premier ha elogiato il capo di Stato francese per «aver reso un servizio al mondo» sottolineando apparentemente l’attenzione del blocco militare sull’Europa e sull’Atlantico.

 

Come noto, Australia e Francia si sono trovate ai ferri corti pochi anni fa per il caso del contratto per l’acquisto di sommergibili francesi, poi dimenticato a favore di tecnologie e operazioni dell’AUKUS, ossia l’unione dell’area del Pacifico costituita da Australia, USA e Regno Unito.

 

Secondo l’ex premier degli antipodi, l’esistenza stessa dell’alleanza dopo la fine della Guerra Fredda «ha già negato l’unità pacifica all’Europa allargata».

 

Esportare tale «veleno dannoso in Asia sarebbe come se l’Asia accogliesse la peste su se stessa», dice il Keating, avvertendo che la presenza della NATO nel continente annullerebbe la maggior parte dei recenti progressi della regione.

 

Keating ha continuato descrivendo il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg come il «supremo sciocco» sulla scena internazionale che si comporta come un «agente americano» citando un commento fatto dal norvegese a febbraio quando chiese all’Occidente di non ripetere l’«errore» che aveva commesso nei confronti della Russia, suggerendo che avrebbe dovuto lavorare per contenere la Cina.

 

L’ex leader australiano ha osservato che il capo della NATO ha convenientemente ignorato il fatto che «la Cina rappresenta il venti per cento dell’umanità e ora possiede la più grande economia del mondo», aggiungendo che Pechino, a differenza di Washington, «non ha precedenti di attacchi ad altri Stati».

 

Durante il fine settimana, Politico ha citato un anonimo funzionario dell’Eliseo che ha affermato che Parigi è contraria all’espansione della NATO oltre il Nord Atlantico. «NATO significa Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico», avrebbe sottolineato lo staff presidenziale francese.

 

A maggio, l’ambasciatore giapponese negli Stati Uniti, Koji Tomita, ha rivelato che il suo Paese stava lavorando per aprire un ufficio di collegamento NATO a Tokyo, che sarebbe diventato il primo del blocco in Asia. Il primo ministro Fumio Kishida ha confermato i piani alla Dieta giapponese, osservando che Tokyo non intende aderire all’organizzazione guidata dagli Stati Uniti.

 

Commentando la notizia, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha sconsigliato alla NATO di «estendere la sua portata geopolitica». Il diplomatico ha sottolineato che «l’Asia-Pacifico non accoglie con favore il confronto tra blocchi o blocchi militari».

 

Come riportato da Renovatio 21, Tokyo ha già aderito con la Corea del Sud al ramo dell’organizzazione per la guerra cibernetica. La mossa aveva suscitato l’ira di Pechino.

 

Australia e Cina vivono relazioni complicate, fatte di scandali di spionaggio (con morti) e ritorsioni economiche, con zone caldo di contatto delle aree di influenza come le Isole Salomone.

 

La stampa del Partito Comunista Cinese è arrivata a definire l’Australia «un chewing gum attaccato al nostro stivale».

 

Le forze australiane si preparano per un’eventuale invasione cinese, avanzando anche nella tecnologia degli sciami di droni suicidi.

 

Tuttavia, un predecessore di Keating, negli anni Settanta, aveva definito l’Australia un Paese asiatico più che occidentale, un’idea ripetuta dal ministro degli esteri australiano (di origine cinese) Penny Wong l’anno passato.

 

 

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