Economia

La Gran Bretagna considera il razionamento dell’energia

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Il quotidiano Telegraph riferisce che il governo britannico  sta discutendo piani di emergenza su come gestire al meglio la carenza di energia creata questo inverno a causa delle preoccupazioni per la crisi del gas in Europa.

 

La prima opzione è incoraggiare ampiamente i britannici a ridurre il loro consumo di energia, ad esempio cambiando l’ora della cena in orari di punta dell’offerta e abbassando i termostati.

 

Se questo passaggio non si rivela efficace, il piano è di pagare i clienti per utilizzare l’elettricità nei momenti di picco della fornitura e non durante la minore fornitura, cosa che due importanti fornitori di energia del Regno Unito hanno affermato di non avere intenzione di fare. E se anche questo è inefficace, l’ultima misura del piano di emergenza è pagare affinché le grandi utenze spengano tutto.

 

L’azienda elettrica britannica National Grid ha già discusso con i leader del settore negli ultimi giorni.

 

Sebbene il Regno Unito non riceva gas dalla Russia, la preoccupazione è che sarà colpito duramente dall’aumento della domanda di altre fonti di energia in tutta Europa. A quanto sembra, la prossima settimana National Grid rilascerà un rapporto sulle prospettive invernali sulla portata della crisi, che di solito non viene pubblicato prima di ottobre.

 

Come riportato da Renovatio 21, sono previsti anche in Gran Bretagna blackout il prossimo inverno. Documenti intercettati dalla testata Sunday Times rivelavano che le spedizioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti e dal Qatar potrebbero essere dimezzate questo inverno, data la forte domanda globale.

 

Il governo Johnson aveva quindi modellato un worst case scenario «ragionevole», che comporterebbe il razionamento dell’uso industriale del gas (centrali elettriche a gas), portando a carenze di elettricità o il razionamento per le famiglie durante i periodi di picco di utilizzo al mattino e alla sera.

 

Ciò pone il problema delle centrali nucleari britanniche. Erano circolate notizie secondo cui il governo Johnson aveva deciso di rinviare  di 18 mesi la chiusura della centrale nucleare del Somerset a Hinkley Point B, il cui spegnimento era calendarizzato per questa estate. Tuttavia, il proprietario dell’impianto atomico, il colosso energetico francese EDF, aveva subito inviato un promemoria al personale dell’impianto in cui si diceva che non c’era nessun rinvio.

 

Come emerso a inizio mese, EDF sta per tornare al 100% sotto il controllo dello Stato francese – sta cioè per venire ri-nazionalizzata con sullo sfondo di quello che il presidente francese Macron chiama la «rinascita dell’industria nucleare francese», che a quanto pare continua con le centrali in patria ma le chiude all’estero…

 

Ciononostante, anche Macron, che dal suo popolo non è esattamente accolto da calore atomico, ha annunciato forme di razionamento energetico come lo spegnimento dei lampioni.

 

 

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