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La Corte Suprema di Kiev vieta il Partito Socialista Progressista dell’Ucraina

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Un altro partito viene silenziato nel grande baluardo della Democrazia che è l’Ucraina del regime Zelens’kyj.

 

Dopo un’intensa lotta legale, oggi il Partito socialista progressista ucraino (PSPU) è stato bandito dall’operare  in Ucraina.  Apparentemente l’udienza è durata molto più a lungo di altri casi simili, estendendosi per sette ore, riporta EIRN.

 

Tra le altre cose, l’accusa della PSPU secondo cui Roman Shukhevych e Stepan Bandera erano collaboratori nazisti è stata evidenziata come un punto controverso nella copertura mediatica dell’udienza del 27 settembre.

 

La sentenza del tribunale di oggi rende il PSPU il quarto partito ad essere bandito in Ucraina dall’operazione militare speciale russa.

 

In una dichiarazione aperta rilasciata prima dell’udienza, il PSPU ha scritto:

 

«Se la Corte Suprema non ribalta la sentenza dell’8ª Corte d’Appello Amministrativo di Leopoli del 23 giugno 2022 sulla messa al bando del PSPU, riteniamo che ciò segnerà la fine del democrazia in Ucraina».

 

Come riportato da Renovatio 21, già  20 marzo 2022, il presidente Volodymyr Zelens’kyj aveva sospeso undici partiti, incluso il  partito OPPZZh, la Piattaforma di opposizione – per la vita del deputato Viktor Medvedchuk (scambiato la settimana scorsa con i combattenti azoviti catturati a Mariupol ), il quale deteneva il 10% dei seggi nella Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev.

 

Il 3 maggio la Rada aveva bandito tali «partiti filorussi» con una legge, firmata da Zelenskyj il 14 maggio.

 

Gli undici partiti sospesi, e molti altri, erano stati pubblicamente etichettati come «filorussi» – senza presunzione di innocenza – anche dal Ministro della Giustizia e altri funzionari del governo.

 

Per attuare la nuova legge, il Ministero della Giustizia e il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (il temuto servizio segreto SBU) avevano intentato una causa contro ciascun partito.

 

I casi sono stati tutti assegnati all’Ottava Corte d’Appello Amministrativa, situata a Leopoli, un’area generalmente considerata come politicamente ostile alle parti.

 

Ma non è fintia: il paradiso democratico del «Churchill del XX secolo» (lo ha definito così pure Bush jr. prima del lapsus del secolo) sta di fatto abolendo i sindacati per la maggior parte dei lavoratori: un progetto di legge (chiamato eufemisticamente «Sugli emendamenti a determinati atti legislativi per semplificare la regolamentazione delle relazioni di lavoro nelle piccole e medie imprese e ridurre gli oneri amministrativi sulle imprese») approvato dal Parlamento unicamerale ucraino rimuoverà l’appartenenza sindacale e i diritti di contrattazione collettiva per circa il 70% di tutti i lavoratori ucraini e sequestrerà le proprietà sindacali.

 

Questa è la Kiev che piace all’ordine globalista, NATO più ultramercatismo, repressione più deregulation di ogni lacciuolo che difenda la dignità di cittadini, elettori e lavoratori.

 

Non sbaglia quindi il sito di sinistra americano Grayzone a descrivere di Zelens’kyj come un «Pinochet messo lì dall’ordine neoliberale».

 

 

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