Geopolitica

La comunità greca rivela i dettagli delle atrocità del Battaglione Azov a Mariupol’

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Membri della comunità greca di Mariupol’ hanno condiviso in prima persona i resoconti delle atrocità commesse in città dal battaglione neonazista Azov, tra cui uccisioni di civili, minacce e rapine, scrive domenica il quotidiano Estia riportato dalla testata legata al governo russo Sputnik, ora inaccessibile dal web italiano.

 

Il quotidiano greco cita la testimonianza di Natalia Papakitsa, presidente della società greca del villaggio di Sartana vicino a Mariupol’, tenuta in ostaggio per 33 giorni insieme a decine di altri civili nel seminterrato di una delle case.

 

«Quando stavamo morendo di fame, irrompevano negli appartamenti a casa nostra e ci derubavano, prendendo tutto ciò che era prezioso, dal cibo ai vestiti», ha detto la Papakitsa al giornale, aggiungendo che i greci di Mariupol’ «vogliono che il mondo sappia la verità».

 

Secondo Papakitsa, 38 persone sono rimaste intrappolate nel seminterrato senza luce, acqua o aria fresca, «come altre migliaia di greci della diaspora e residenti di Mariupol», afferma l’articolo.

 

Per quanto riguarda il futuro del Donbass, Papakitsa ritiene che sarà con la Russia, poiché «nessuno vuole tornare sotto il controllo di Kiev», scrive il quotidiano ellenico.

 

I principali media greci non hanno pubblicato rapporti sui crimini del battaglione nazionalista Azov.

 

Ad aprile, un militante del battaglione Azov di origine greca aveva parlato al Parlamento greco insieme a Zelens’kyj in videoconferenza, provocando uno scandalo politico, con molti legislatori, tra cui Tsipras, che si sono detti scandalizzati.

 

«Il governo ha la piena responsabilità di questa giornata di vergogna storica. La solidarietà al popolo ucraino è scontata, ma ai nazisti non è concesso parlare in Parlamento» ha tuonato il capo del partito Syriza.

 

Il vicecomandante del Battaglione Azov di origine greca conosciuto semplicemente come Mikhail, a quanto riportato, sarebbe morto in combattimento vicino allo stabilimento Azovstal nella seconda metà di aprile.

 

Mariupol’, la seconda città più grande della Repubblica popolare di Donetsk (DPR), al momento della proclamazione della sua indipendenza nel 2014, era sotto il controllo delle forze ucraine. La città è passata sotto il controllo russo il 21 aprile, con i restanti militanti ucraini affiliati ad Azov che si sono rifugiati presso l’acciaieria Azovstal. La Russia ha offerto un’uscita sicura a tutti coloro che hanno accettato di arrendersi e deporre le armi.

 

La resa di massa del restante battaglione Azov da Azovstal si è conclusa il 20 maggio, quando un totale di 2.400 militanti ucraini sono stati trasportati nella DPR in attesa del processo e l’impianto è passato sotto il controllo delle forze russe.

 

 

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