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La Cina pensa al lockdown anche per l’influenza

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I funzionari della città cinese di Xi’an hanno scatenato un contraccolpo affermando che potrebbero ricorrere ai blocchi «quando necessario» per combattere futuri focolai di influenza.

 

Xi’an bloccherà le aree e chiuderà le scuole se un’epidemia rappresenta una «grave minaccia», secondo un piano di risposta alle emergenze pubblicato mercoledì.

 

In pratica, non si tratta più solo del COVID: ogni contagio, completa la ciclica, stagionale epidemia di influenza, è vista come una possibilità di ordinare a tutti di chiudersi in casa.

 

I casi di influenza sarebbero aumentati in tutta la Cina, mentre, riporta la BBC, l’ultima ondata di COVID starebbe calando.  Il picco dei casi di influenza ha anche portato a una carenza di farmaci antivirali nelle farmacie di tutto il paese.

 

Sebbene non vi sia alcuna indicazione di un imminente lockdown a Xi’an, alcuni hanno espresso il timore che il suo piano possa vedere un ritorno all’approccio zero-COVID, che il Paese ha bruscamente abbandonato a dicembre. Molti utenti di Internet hanno definito il piano «eccessivo», soprattutto dopo le critiche ai controlli COVID della Cina.

 

Xi’an ha subito alcuni dei lockdown più severi del paese durante la pandemia. Alla gente del posto è stato vietato di lasciare le proprie case, anche per acquistare cibo e altri beni di prima necessità, per un mese nel dicembre 2021

 

Il piano di Xi’an suddivide la sua risposta in quattro livelli, a seconda della gravità della situazione. I blocchi possono essere richiesti quando la diffusione della comunità raggiunge un livello acuto.

 

Non è l’unica città cinese ad avere tali piani di emergenza. Nel 2015, ad esempio, il governo di Shanghai ha affermato che potrebbe interrompere le lezioni e il lavoro, nonché imporre restrizioni agli assembramenti, in caso di una grave pandemia influenzale.

 

Come riportato da Renovatio 21, la città di Xi’an – la Firenze cinese, secondo la definizione turistica data per la sua storia presenza di opere come i soldati di terracotta – l’anno passato ha punito chi cercava di fuggire dal suo mostruoso lockdown. Destino simile è toccato ad altre megalopoli cinesi, come Chengdu e, soprattutto, Shanghai, cui è stato inflitto il blocco più violento mai visto sulla Terra, con 16 milioni di persone bloccate in casa mentre droni e robocani pattugliavano le strade, i genitori venivano separati dai figli, persone sane nei campi di concentramento e gli animali domestici venivano uccisi dalle autorità.

 

Le proteste popolari sembravano aver convinto il governo di Pechino a mollare la politica zero-COVID, cara al presidente Xi. Il quale, tuttavia, è appena stato riconfermato.

 

Quello che attende la popolazione cinese non è ancora chiaro. Il lockdown, si è capito, è una questione di politica pechinese profonda, uno scontro tra fazioni nel Partito Comunista Cinese.

 

 

 

 

 

 

Immagine di ArishG via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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