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La Cina dice ai cittadini di preparare scorte per l’inverno

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La Repubblica Popolare Cinese sta esortando i suoi cittadini a prepararsi per l’inverno accumulando cibo.

 

«Una dichiarazione del governo cinese che sollecitava le autorità locali a garantire un’adeguata fornitura di cibo durante l’inverno e incoraggiava le persone a fare scorta di alcuni elementi essenziali» riporta la testata economica americana Bloomberg.

 

Le parole governative «hanno suscitato discussioni preoccupate online, con persone che lo collegano all’ampliamento dell’epidemia di coronavirus, a un’ondata di freddo prevista o addirittura tensioni crescenti con Taiwan». Come riportato da Renovatio 21, le tensioni con l’isola, che il presidente Xi ha solennemente promesso di riportare sotto il controllo di Pechino durante il centenario della nascita del Partito Comunista Cinese, sono al punto massimo. Taipei di fatto si aspetta di essere invasa «entro il 2025».

 

Tuttavia, nelle comunicazioni di tono emergenziale non si fanno riferimenti precisi alla situazione, ma vengono date precise istruzioni riguardo alle risorse da tenere a mente.

«Il ministero del Commercio ha esortato le autorità locali a stabilizzare i prezzi e garantire le forniture di beni di prima necessità, comprese le verdure, questo inverno e la prossima primavera, secondo una dichiarazione lunedì sera. Le famiglie cinesi sono state anche incoraggiate a fare scorta di una certa quantità di necessità quotidiane in preparazione dei mesi invernali o delle emergenze»

«Il ministero del Commercio ha esortato le autorità locali a stabilizzare i prezzi e garantire le forniture di beni di prima necessità, comprese le verdure, questo inverno e la prossima primavera, secondo una dichiarazione lunedì sera. Le famiglie cinesi sono state anche incoraggiate a fare scorta di una certa quantità di necessità quotidiane in preparazione dei mesi invernali o delle emergenze».

 

La richiesta della Cina alle famiglie di accumulare cibo è con grande probabilità provocata da enormi problemi con la catena di approvvigionamento globale a causa del COVID, oltre all’estrema volatilità dei mercati energetici. I problemi della Cina riguardo l’energia sono emersi recentemente sotto forma di potenti blackout che hanno spaventato i mercati.

 

La Cina, va detto, sta avendo il coraggio di segnalare il problema alla popolazione: l’Europa invece non fa nulla, anzi peggiora le cose con la  crisi del gas (causata anche dalle sanzioni ancora imposte alla Russia) e l’aumento vertiginoso delle bollette, e tocca vedere grotteschi spot tedeschi in cui si prepara la popolazione ad un inverno senza riscaldamento.

 

 

Si tratta di un grande meltdown della catena produttiva e distributiva mondiale: un vero collo di bottiglia a cui è giunta la globalizzazione.

Come sottolinea Summit News, scarsità di cibo si registra anche in numerose scuole degli Stati Uniti, mentre gli scaffali dei generi alimentari sono stati svuotati di altri articoli essenziali come carta igienica e pannolini. Butterball, uno dei principali produttori di tacchini negli Stati Uniti, ha avvertito che quest’anno potrebbe esserci una carenza del tradizionale volatile consumato nel Giorno del Ringraziamento, una delle più importanze ricorrenze civili USA.

 

In Italia, è possibile vedere come alcuni grandi catene straniere di attrezzature non dispongano più di alcuni articoli oramai da più di un anno.

 

Come riportato da Renovatio 21, la crisi navale in corso è molto più grave di quanto non si pensi, con prezzi dei cargo lievitati di 6 volte, equipaggi introvabili, file infinite di navi che non riescono a sbarcare la merce (ad esempio, fuori dal Porto di Los Angeles).

 

Tempo di svegliarsi e deglobalizzare il mondo. Tempo di far tornare a casa l’industria manufatturiera, i capitali, le merci, i nostri destini.

Secondo alcuni CEO dell’industria logistica, le interruzioni della catena di approvvigionamento globale potrebbero durare per altri due anni.

 

Si tratta di un grande meltdown della catena produttiva e distributiva mondiale: un vero collo di bottiglia a cui è giunta la globalizzazione.

 

Tempo di svegliarsi e deglobalizzare il mondo. Tempo di far tornare a casa l’industria manufatturiera, i capitali, le merci, i nostri destini.

 

Se anche la Cina «fabbrica del mondo» fa provviste, noi come faremo?

 

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