Pedofilia
La ciclica fake news della legge «pro-pedofilia». Ebbasta.
Ci tocca qui il lavoro più infame del mondo, che mai nella vita vorremo fare nemmeno per un nanosecondo.
Il lavoro di quello che prende una notizia che gira all’impazzata in rete e denuncia il fatto che si tratta di una fake news – in breve il lavoro dei fact checker, e scusate se interrompiamo per un conato di vomito.
In breve, la faccenda è questa: Telegram, e qualche sito seguitissimo, hanno rilanciato uno screenshot dal sito del Senato che proverebbe che è in corso una «normalizzazione della pedofilia» perfino nelle carte dello Stato, come «verificabile», dicono, sul sito del Parlamento.
Secondo quanto scrivono i diffusori della notizia, la proposta (che si guardano bene dal definire da dove viene quello screenshot) viene ascritta ad un grande partito italiano, di cui non faremo il nome, perché abbiamo un altro conato di vomito se pensiamo che ci tocca difenderlo.
Niente di quello che sta circolando è vero. Lo diciamo con l’amarezza di chi ricorda bene cosa fossero quelle parole, che adesso circolano all’impazzata sottolineate con l’evidenziatore.
Si trattava di una proposta di emendamento per fare ostruzionismo sul DDL 1052, «Disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia», il 20 settembre 2013. Sì, il mitico DDL Zan.
L’emendamento, tra un mare di altri creati per dare disturbo, non era stato redatto dal partitone sinistro, era per lo più sostenuto da parlamentari del NCD: forse non lo ricordate, un partito biodegradabile (e biodegradato) avuto dalla scissione del PDL berlusconiano, qualcuno disse con l’aiuto degli zucchetti CEI.
Infatti, se leggete il link che pure sta girando (ma che nessuno legge: come mi disse una volta una giapponese, gli italiani non leggono nemmeno i titoli dei testi, figurarsi i collegamenti), vi salterà agli occhi il fatto che a firmare l’emendamento di Commissione relativo al DDL n. 1052, c’era anche tale Giovanardi, che è il vecchio democristiano Carlo Giovanardi che tutti ricordiamo, e non il gemello medico che in questi anni ha curato mezza Modena e ora si candida alle elezioni con altri.
Ripetiamo: il testo screenshottato sulla pedofilia lo hanno scritto i «cattolici». Ma perché mai avrebbero dovuto farlo? Volevano mettere un emendamento iperbolico, parossistico, tipo buttare un petardo? Ricordiamo bene che non ebbe questo effetto. Anzi.
Di fatto, Giovanardi fece marcia indietro e parlò di un refuso.
«Tutta colpa di un refuso. In alcuni emendamenti presentati da esponenti del NCD al testo sull’omofobia, criticati dal M5S e al centro di un’aspra polemica, non si voleva scrivere “pedofilia”, ma “pedofobia”» disse il Fatto Quotidiano nel 2014 riportando una nota di Carlo Giovanardi.
Sì, un errore di stampa, benché ripetuto. Voleva dire «pedofobia». Non sappiamo bene cosa voglia dire: la paura degli adulti nei confronti dei bambini? Vanno quindi tutelati coloro che detestano i pargoli? Non capiamo, se qualcuno invece riesce, ci faccia sapere.
Ma l’amarezza non è finita. Lo screenshot era girato anche due anni fa, nel 2020. In tanti, anche di quelli ritenuti bravi, leader, rilanciarono: tipo Fusaro.
Ora, che questa cosa ritorni ancora, fa impressione: forse viviamo già in un mondo completamente resettato. Le persone vivono in un presente eterno, non riescono a ricordare non solo il 2014 (noi lo ricordiamo, e ricordiamo quei giorni: fu una battaglia non indifferente) ma nemmeno il 2020.
Torna qui alla mente, uno studio commissionato dalla Microsoft una diecina di anni fa. Scoprirono che lo span di attenzione di un essere umano è oramai sotto i 9 secondi – un tempo inferiore allo span di attenzione del pesce rosso. (questa storia, malgrado come vedete nel link qui accanto sia stata pubblicata da TIME magazine, è ritenuta da alcuni una bufala, ovviamente).
Il Grande Reset è già avvenuto.
Le persone vivono in una sorta di presente eterno – e i social servono proprio a questo. Provate voi a cercare una foto, un pensiero che avete visto o prodotto su Facebook anche solo qualche mese fa: la piattaforma a volte sembra fatta in modo da non farvelo trovare, così da inchiodarvi alla vostra bacheca odierna per l’eternità.
Telegram, se possibile è ancora peggio. Telegram è il nostro grande nemico: come gli altri social, fornisce gratificazioni immediata, dopamina a go-go. Eccoti quantità infinite di contenuti da scrollare, sempre più oltraggiosi, sempre più coinvolgenti.
Ai lettori dobbiamo dire che domani Telegram ve lo possono toglier. Non solo vi dobbiamo ricordare che in Germania lo spegnimento di Telegram lo hanno proposto i politici, ma che in Italia, ad inizio pandemia, Telegram rispose ai giudici italiani che quindi «sequestrarono» almeno 32 canali che – certo, illegalmente – diffondevano quotidiani gratis. È un precedente importante: Telegram, app creata da questo strano russo cresciuto a Torino con i server negli Emirati Arabi (interessante… preoccupante) insomma può essere raggiunto dalla magistratura di un altro Paese ed eseguire le sue ingiunzioni e sentenze.
Quindi: ve lo chiuderanno? Vi terranno lì?
È probabile la seconda, perché – come emerso nei mesi di protesta – è un retino fantastico per individuare e stanare le teste calde, anzi magari procedere proprio al riscaldamento di alcune teste, che poi serve sempre per fare false-flag, per dare una lezioni dimostrativa a tutti, etc.
Qui entriamo nella domanda delle domande: ma chi mette in circolazione, in continuazione, queste fake news?
Le possibilità sono solo due:
1) A diffondere queste fake news sono le orde di SdC – scappati di casa – ora smartphonati, in alcuni casi anzi divenuti SdC in seguito all’acquisto del telefonino intelligente. Gente che pubblica qualsiasi cosa: mandate loro la lista della spesa per isbaglio, loro ripubblicano, inoltrano, forwardano a tutti. Gente che non verifica, perché non sa nemmeno cosa voglia dire, perché in fondo quello che vogliono è sentirsi oltraggiati, indignati, grufolando nel truogolo del risentimento. Gente che, abbiamo detto, non ha più memoria, non ne ha mai avuta forse, non ha mai partecipato da vicino a niente, però ora ha la stessa voce di chi invece sulla scena in qualche modo c’è stato, e quindi, purtroppo, ricorda. Tutto questo sciame telegrammaro non si cura di niente, ed è vittima non solo della dipendenza da indignazione (creata ad arte dai social) e con probabilità da attivazioni circuiti dopaminergici (anche questo, meccanismo studiato ancora più di tre lustri fa e capito dai padroni delle piattaforme), è schiava pure del senso di «valore» che hanno le notizie su internet: se io ti mando una notizia pazzesca, pensano, sono validato ai tuoi occhi. Ogni notizia (titolo e immagine bastano) diventa come una sorta di moneta. Più ti sconvolge il contenuto, e più questa moneta ha valore. Eccoli qua: servi dell’economia dei contenuti di rete, installata con il saldatore fin dentro le loro menti.
2) A diffondere queste fake news è il nemico. Cioè, coloro che vogliono che di questi temi nessuno possa parlare, e invece che censurare, inquinano l’ambiente, rendendolo ridicolo, inaffidabile. Parliamo, in pratica, di un complotto contro i complottisti. È dura anche solo scriverlo. Ci viene da ridere, ma fino ad un certo punto. Davanti a disastri come questo ci stiamo pensando sul serio.
Il lettore può capire la nostra frustrazione.
Sulla spinta verso la normalizzazione (ufficialmente la chiamano «destigmatizazzazione») della pedofilia, via Finestra di Overton o via streaming, abbiamo scritto tanto, tantissimo – riferimenti e documenti alla mano, come sempre. Abbiamo pubblicato testimonianze, riferito di studi, annotato episodi, scritto cronache, avanzato azzardate analisi globali.
Ora, arriva una fake news come questa, e siamo, semplicemente fottuti: tutto il lavoro va per aria, perché la memoria e l’anima dell’utente, indovinate quale informazione riterrà più a lungo, considerandola prioritaria? Sì bravi: non quella che spiega e analizza, quella che comprende – ma quella più scandalosa, incredibile, offensiva. Non la ragione, l’emozione. Non il logos, il caos.
Se ci avete capito, bene.
Altrimenti continueremo senza di voi. State pure su Telegram, fino a che non ve lo chiudono.
Noi invece saremo qui a difendere il Logos. Cioè a fare la lotta vera. Quella che non si può resettare, perché fatta di sostanza divina. Quella che vive di memorie millenarie, quella che esiste per il Vero.
E adesso scusate che vado di là perché fare il fact checker, sia pure per un articolo soltanto, mi ha rovesciato lo stomaco.
Anche questa ci tocca. Ebbasta.
Roberto Dal Bosco