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Italia, cattolicesimo allo sfascio

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Alla vigilia della prima assemblea sinodale della Chiesa cattolica in Italia, che si è tenuta a Roma dal 15 al 17 novembre 2024, la conferenza episcopale ha pubblicato gli ultimi dati – piuttosto allarmanti – sul cattolicesimo nella Penisola.

 

La tristezza si leggeva su molti volti tra i 1.220 partecipanti accorsi per assistere, nella basilica di San Paolo fuori le mura, alla prima assemblea del sinodo nazionale: va detto che i dati forniti dal Censimento, un’inchiesta d’istituto commissionata dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) ha avuto l’effetto di una doccia fredda.

 

Apprendiamo che mentre il 71,1% degli italiani si identifica come cattolico, la pratica religiosa ha visto negli ultimi anni un netto calo, come ovunque nei Paesi dell’Unione Europea: circa il 35% dichiara di partecipare alla messa di Natale o Pasqua, e il 15,3% si descrive come «fedele regolare», nozione che non è sinonimo di pratica settimanale.

 

In Italia, come in Francia, la tendenza all’individualizzazione e al processo di autonomia individuale sono in pieno corso. Il 56,1% degli intervistati manifesta una fede interiorizzata, indipendente da qualsiasi struttura ecclesiale: un dato che segnala l’avvento duraturo della società della libera scelta.

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I giovani sono particolarmente rappresentativi di questo cambiamento. Tra gli italiani tra i 18 ei 34 anni, solo il 58,3% si considera cattolico e solo l’11% frequenta regolarmente la messa.

 

Alla domanda sul perché si sentano disconnessi dalla religione dei loro antenati, 4 italiani su 10 affermano di non identificarsi con la Chiesa oggi, definendola «troppo antiquata» (45,1%) e priva di «una direzione chiara» (27,8%).

 

Dove vediamo che né l’aggiornamento del Vaticano II, né la progressiva corsa a capofitto lanciata nel quadro del sinodo sulla sinodalità, sono riusciti a invertire la tendenza alla secolarizzazione, tutt’altro.

 

Forse l’hanno addirittura accelerata: quasi il 44% dei cattolici italiani deplora la «perdita dei riti di un tempo» e della trascendenza nella liturgia cattolica, mentre il 41% mantiene una particolare devozione alla Vergine Maria.

 

Segno dell’indebolimento della fede: la Chiesa è percepita dai credenti, secondo i risultati dell’indagine, come una «ONG» che aiuta i più indigenti: lo zelo sociale – di per sé molto lodevole – di molti ecclesiastici si manifesterebbe a scapito della missione spirituale della Chiesa cattolica che è innanzitutto quella di salvare le anime.

 

La domanda merita di essere posta, visto che solo il 58% degli italiani crede ormai al dogma della vita eterna, e ancora meno ai novissimi…

 

La questione ora è se i vescovi d’Italia sapranno esaminare i segni dei tempi e adottare misure coraggiose per riportare la Tradizione a pieno diritto nella Chiesa della Penisola. Niente è meno certo al momento, perché «bisogna sempre dire ciò che si vede; soprattutto bisogna sempre, il che è più difficile, vedere ciò che si vede», come scriveva Péguy.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di Obelix89 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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