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Israele, impennata di contagi: sull’efficacia dei vaccini comincia ad avere dubbi persino il New York Times

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Israele, che era divenuto nei primi mesi del 2021 il Paese modello del nuovo ordine vaccinista impostosi sul mondo, sta subendo quella che descrivono come una «quarta ondata di infezioni» che farebbe «avvicinare i livelli del peggior giorno di Israele nella pandemia dello scorso inverno». Lo scrive, ed è sbalorditivo, il New York Times, il maggior quotidiano mondiale nonché voce dell’establishment progressista americano.

 

La conclusione da pallottoliere sarebbe: i vaccini non servono a nulla, se i numeri sono gli stessi dello scorso anno.

 

E così, anche al popolo più vaccinato del mondo questa settimana sono state ripristinate le restrizioni agli assembramenti e ai luoghi commerciali e di intrattenimento e il governo sta valutando un nuovo lockdown duro e puro.

 

C’è da ricordare che l’attuale primo ministro Naftali Bennet è stato eletto anche grazie ad un manifesto che ha pubblicato, «Come battere una pandemia». Non si trattava di umorismo yiddish, anche se ora lo sembra.

 

La stragrande maggioranza della popolazione anziana di Israele aveva ricevuto due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech entro la fine di febbraio, e ormai circa il 78% della popolazione dai 12 anni in su è completamente vaccinata.

 

Anche al popolo più vaccinato del mondo questa settimana sono state ripristinate le restrizioni agli assembramenti e ai luoghi commerciali e di intrattenimento e il governo sta valutando un nuovo lockdown duro e puro

L’idea che stanno facendo circolare – per la gioia di Pfizer – tuttavia non riguarda l’inefficacia pura e semplice dei sieri genetici, ma la caducità del loro effetto – l’efficacia sparirebbe dopo qualche mese, dicono.

 

La stragrande maggioranza della popolazione anziana di Israele aveva ricevuto due dosi del vaccino Pfizer-BioNTech entro la fine di febbraio, e ormai circa il 78% della popolazione dai 12 anni in su è completamente vaccinata.

 

«I dati pubblicati dal Ministero della Salute israeliano alla fine di luglio hanno suggerito che il vaccino Pfizer era efficace solo per il 39%contro la prevenzione dell’infezione nel paese alla fine di giugno e all’inizio di luglio, rispetto al 95% da gennaio all’inizio di aprile» scrive il NYT.

 

Tuttavia, se pensate che abbiano le idee chiare almeno su questo, vi sbagliate: «Gli esperti avvertono che queste prime valutazioni non sono state scientificamente provate: il piccolo numero di casi coinvolti, le politiche di test di Israele e una serie di altri pregiudizi potrebbero aver distorto i risultati». Insomma, qualche ammissione c’è, nonostante la supercazzola dell’anticorpo che scade come lo yogurt.

 

La cosa drammatica è che in questa dissonanza cognitiva che si crea nel paradiso vaccinista e nei suoi bardi internazionali, c’è l’effetto collaterale del capro espiatorio: ecco il caso sbattuto sui giornali dai politici stessi, di una famigluola che va in vacanza in Grecia con il figlio troppo piccolo per vaccinarsi, il bambino torno in Israele e va a scuola dovrebbe infetta – dicono – altri 80 studenti con la temutissima Delta. «Il bambino non sarebbe da biasimare», dice Haim Bibas, il primo cittadino della piccola città di Modiin, tra Tel Aviv e Gerusalemme. Indirettamente, il  sindaco sta puntando il dito contro i genitori. Del resto, la meccanica sociale che previene il sacrificio del capro espiatorio l’ha introdotta Gesù Cristo, che da quelle parti hanno in effetti mandato a morte.

 

Ma anche i vecchi capri espiatori a ben guardare stanno entrando in crisi: a differenza dei precedenti epicentri di infezione nelle comunità ultra-ortodosse – stigmatizzate come focolai permanenti di zeloti irragionevoli e untori – la nuova ondata dello Stato ebraico ha preso piede principalmente nei sobborghi ben vaccinati della classe media.

 

Il 25 giugno è stato ripristinato l’obbligo della mascherina per gli spazi interni, ma c’è stato lassismo nel farlo rispettare.

 

Il comitato consultivo del governo ha chiesto due volte, a luglio e di nuovo il 1° agosto, l’immediato ripristino del sistema elettronico del Green Pass. A ogni nazione il suo CTS, che comunque ha un solo fine, la soverglianza bio-elettronica della popolazione.

 

Israele è oggi la cavia entusiasta dei cosiddetti vaccini booster, cioè il richiamo del siero genetico come terza dose. A partire da quelli di 60 anni e più, ed espandendo rapidamente l’unità a quelli di 50 anni e oltre, più di un milione di cittadini ha già ricevuto una terza dose questo mese.

 

La maggior parte dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza rimane non vaccinata dopo che i funzionari palestinesi hanno rifiutato un accordo di scambio di vaccini con Israele a giugno.

 

 

 

 

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