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Intelligence, terrorismo, accuse: tensioni tra Brasile e Israele

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Strani intrecci di politica e di spie tra Israele e Brasile sullo sfondo della guerra di Gaza, con la tensione tra i due Paesi che è cresciuta rapidamente.

 

Intervenendo alla conferenza internazionale sugli aiuti umanitari a Gaza, organizzata dal presidente francese Emmanuel Macron a Parigi, Celso Amorim, consigliere speciale per la politica estera di Lula, ha accusato il bombardamento israeliano degli ospedali e l’uccisione di civili, soprattutto bambini, a Gaza di essere un «genocidio».

 

Le tensioni tra i due governi sono al culmine, perché 34 brasiliani che sono rimasti intrappolati a Gaza dallo scoppio della guerra, non hanno ancora ricevuto il permesso di uscire da Israele, per ragioni inspiegabili.

 

L’8 novembre, il ministro della Giustizia Flavio Dino ha annunciato che la polizia federale aveva arrestato a San Paolo due persone sospettate di pianificare attacchi terroristici. I due hanno riferito di essersi recati a Beirut per incontrare membri di Hezbollah che cercavano di reclutare persone disposte a «uccidere o rapire».

 

Secondo quanto riferito, l’FBI ha informato la polizia federale delle attività terroristiche pianificate, ma la polizia federale non ha fatto menzione di Hezbollah nel suo annuncio pubblico sugli arresti.

 

Lo stesso giorno, tuttavia, Netanyahu si era vantato pubblicamente che il Mossad aveva aiutato il Brasile a contrastare «un attacco terroristico… pianificato dall’organizzazione terroristica Hezbollah, diretta e finanziata dall’Iran», destinato a uccidere gli ebrei in Brasile e altrove nella regione.

 

Il ministro della Giustizia, arrabbiato, ha risposto immediatamente, affermando che le indagini su queste attività erano iniziate ben prima dello scoppio dell’attuale conflitto israelo-palestinese, sotto il nome di Operazione Trapiche.

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In un post su Twitter, il ministro Dino ha scritto: «respingiamo qualsiasi autorità straniera che cerchi di dirigere corpi della polizia brasiliana o di utilizzare indagini di nostra responsabilità allo scopo di promuovere i propri interessi politici».

 

Resta da verificare se ci sia stato un complotto terroristico, ha detto, e per ora è solo una «ipotesi», tuttavia, ha avvertito, «nessuna autorità straniera gestisce la Polizia Federale del Brasile e nessun rappresentante di un governo straniero può anticipare il risultato di un’indagine diretta dalla Polizia Federale che è ancora in corso», ha riferito il settimanale brasiliano Veja.

 

Anche l’ambasciatore israeliano in Brasile Daniel Zonshine ha contribuito alla tensione fra i due Paesi, avendo fatto arrabbiare il Ministero degli Esteri dopo l’incontro con l’ex presidente filo-israeliano Jair Bolsonaro e poi mentendo al riguardo.

 

L’8 novembre ha dichiarato che se Hezbollah sta reclutando brasiliani per commettere atti terroristici, «è perché hanno persone lì che li aiutano», riferisce la testata brasiliana Gazeta do Povo. «L’interesse di Hezbollah in qualsiasi parte del mondo è uccidere gli ebrei», ha detto, avvertendo che il gruppo intende fare in Brasile ciò che aveva fatto nel 1994 a Buenos Aires quando fu accusato di aver fatto saltare in aria il centro sociale ebraico AMIA uccidendo 85 persone.

 

Quell’attacco è stato attribuito a Hezbollah e diversi funzionari governativi iraniani di alto livello sono stati accusati, anche se mai processati. L’intera storia è cosparsa di enigmi (come la morte misteriosa del giudice di Buenos Aires che se ne stava occupando) e innescato controversie che toccano ciclicamente la politica argentina.

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