Scuola

Insegnanti e green pass, partita la class action

Pubblicato

il

 

 

Studi legali e associazioni di insegnanti non hanno perso tempo: sono partite le diffide e le class action contro Ministero dell’Istruzione  (MIUR) contro la discriminazione introdotta con l’obbligo di pass, che cagionerebbe «un danno alla privacy e alle loro finanze». Lo riporta il quotidiano La Verità.

 

Le iniziative legali raccoglierebbero «migliaia di persone e numerosi avvocati, pronti a chiedere ragione al governo – tramite tribunale – dell’irrazionalità di alcune restrizioni imposte».

 

Solo lo studio Scafetta, che opera a Milano, Napoli e nella capitale, avrebbe raccolto in poche ore un migliaio di insegnanti e operatori ATA, nonché lavoratori scolastici in stato di precariato, il cui inserimento come personale di ruolo potrebbe essere complicato dal green pass.

 

«A fine agosto dovrebbero esserci le nuova assunzioni e l’introduzione della tessera verde avrà un impatto anche su queste ultime» ha detto l’avvocato Michela Scafetta a La Verità.

 

«Il problema è l’imposizione del green pass, che crea numerose discriminazioni, a partire da quelle economiche»

L’avvocato fa sapere che per la class action sono arrivate anche 50 o 60 adesioni all’ora.

 

«Il problema è l’imposizione del green pass, che crea numerose discriminazioni, a partire da quelle economiche».

 

Viene sottolineato che, in mancanza di un vero obbligo vaccinale, è demandato ai lavoratori un controllo costante del proprio stato di salute tramite i tamponi. Cosa che di per sé crea già un paradosso: «i docenti che dovessero aderire a questa soluzione sarebbero ben più controllati di quelli vaccinati, ai quali non verrebbe mai fatto un tampone».

 

Tuttavia, è anche il costo dei tamponi – si parla di 15 euro l’uno, da praticarsi, par di capire, ogni due giorni – a creare uno squilibrio intollerabile nel trattamento dei docenti privi di Green Pass, che «verrebbero esclusi dalla vita lavorativa al fine di salvaguardare un bene della vita (l’istruzione in presenza al 100%)».

 

«Ebbene, non abbiamo dati scientifici adeguati per dimostrare che impedire al personale privo di green pass di accedere ai locali scolastici eviti il prodursi di focolai tra studenti (per i quali non c’è finora obbligo di green pass) e la conseguente organizzazione di nuove attività a distanza, anche al 100%» puntualizza con logica l’avvocato.

«Il destino di chi non intende vaccinarsi è il pregiudizio economico e lavorativo, poiché da un lato sarebbe costretto a investire uno stipendio in tamponi, dall’altro verrebbe escluso dal lavoro con perdite sotto ogni punto di vista: stipendiale, previdenziale, etc.»

 

«La misura adottata sarebbe quindi pesantemente sproporzionata, anche considerando che sono rimaste immutate le norme relative all’utilizzo della mascherina e al distanziamento in classe»

 

Incredibilmente, nel caso degli scolastici, la discriminazione potrebbe essere maggiore rispetto a quella subita dai lavoratori sanitari con il DL 44: «per il personale scolastico non sarebbe prevista la possibilità di essere adibito a mansioni diverse». Docenti e operatori della scuola sarebbero quindi con le spalle al muro, senza nemmeno la scappatoia del trasferimento ad altri incarichi.

 

«Il destino di chi non intende vaccinarsi è il pregiudizio economico e lavorativo, poiché da un lato sarebbe costretto a investire uno stipendio in tamponi, dall’altro verrebbe escluso dal lavoro con perdite sotto ogni punto di vista: stipendiale, previdenziale, etc.» dice l’avvocato, che annuncia una diffida al Ministero per tutto il territorio nazionale, per poi magari rivolgersi anche «alle competenti autorità amministrative».

 

Anche l’associazione Unione per le cure i diritti e le libertà ha preparato condivisa da ben 100 avvocati riguardo al green pass . L’associazione l’ha spedita «alla presidenza del Consiglio e agli uffici ministeriali preposti, nonché alle Regioni e ai comuni, a FIPE, Confcommercio e Federalberghi»

«Lo strumento, per come è stato concepito dalle istituzioni italiane, di fatto viola la disposizione europea secondo la quale nessun provvedimento può essere adottato per condurre all’obbligatorietà del vaccino»

 

«Lo strumento, per come è stato concepito dalle istituzioni italiane, di fatto viola la disposizione europea secondo la quale nessun provvedimento può essere adottato per condurre all’obbligatorietà del vaccino» dice a La Verità il fondatore dell’associazione Erich Grimaldi. Così, ad essere interessati da questa diffida ad ampio spettro sarebbero non solo i lavoratori del settore Scuola, ma anche quelli dei trasporti, della ristorazione, etc.

 

«La diffida ha lo scopo di invitare i gestori di esercizi pubblici a erogare i servizi senza generare emarginazione sociale e discriminazione tra i vaccinati e non, con contestuale invito rivolto alle istituzioni a verificare gli aspetti del decreto violativi del regolamento UE» chiosa l’avvocato Grimaldi, da subito in prima linea per le cure domiciliari precoci.

 

«Il punto è esattamente questo – scrive il vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo – sembra proprio che il green pass nessuno volesse evitarlo. A quanto pare, è più importante il lasciapassare della salute degli italiani».

 

 

 

 

 

Più popolari

Exit mobile version