Essere genitori

Inquietante spot olimpico di Google

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Google è al centro di polemica e scherno per uno spot pubblicitario che promuoveva il suo strumento di IntelligenzaArtificiale Gemini, che secondo molti utenti dimostra un’insensibilità preoccupante.

 

Il video, della durata di un minuto, è stato trasmesso durante le trasmissioni TV delle Olimpiadi e mostra una ragazzina grande fan dell’ostacolista olimpica americana Sydney McLaughlin-Levrone. Nello spot pubblicitario la voce padre della bimba dice che la piccola, ovviamente di colore, «potrebbe addirittura essere la fan numero uno al mondo di Sydney».

 

Nello spot – che è inautentico come nemmeno quelli delle scarpe da ginnastica degli anni Novanta – la bambina si affida all’Intelligenza Artificiale Gemini di Google per comprendere le tecniche di corsa e di salto a ostacoli. Qualcuno ha notato che già qui c’è qualcosa che non torna: si tratta di una chiara disintermediazione del ruolo parentale, dove il padre lascia pigramente alla macchina il suo ruolo di guida.

 

Tuttavia la parte più problematica viene poco dopo.

 

Il padre fa notare che sua figlia «vuole dimostrare un po’ di amore a Sydney, e io sono piuttosto bravo con le parole, ma deve essere tutto perfetto», prima di rivolgersi nuovamente all’IA, questa volta per scrivere una lettera all’olimpionica,

 

Google + Team USA — Dear Sydney

 

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In pratica, l’azione del genitore – che in questi casi, un tempo dava una mano alla prole nella redazione di lettere e testi vari – è sostituita interamente dal robot.

 

Il padre non deve più pensare, viene annullato interamente, e sembra pure andarli bene.

 

La cosa è presentata come una cosa giusta e perfino divertente.

 

In molti vi hanno ravvisato una prospettiva inquietante. La professoressa Shelly Palmer della Newhouse School of Public Communications della Syracuse University ha osservato: «Questo è esattamente ciò che non vogliamo che nessuno faccia con l’intelligenza artificiale. Mai».

 

Lo spot ha ricordato ad alcuni l’app per iPad di Apple lanciata all’inizio di quest’anno, in cui strumenti musicali, materiali artistici, macchine fotografiche e fondamentalmente qualsiasi cosa creativa venivano letteralmente schiacciati in una gigantesca pressa meccanica e sostituiti dal tablet.

 


A noi ha ricordato un altro video pubblicitario Big Tech dai tratti allucinanti e rivelatori: quando Meta/Facebook, per pubblicizzare la sua iniziativa di realtà virtuale, aveva prodotto un lungo e costoso spot dove gli utenti erano paragonati a grandi pupazzi tristi destinati al macero.

 

Facebook Meta 'Old Friends' Super Bowl 2022 Commercial

 

Come riportato da Renovatio 21, l’IA di Google, chiamata Gemini, è stata al centro di polemiche e lazzi quando si è scoperto che genera immagini di persone di colore e di altre razze perfino quando le si chiede di ritrarre soldati nazisti, padri fondatori degli USA, inglesi del Settecento, imperatori romani o perfino di papi, che per l’IA di Google possono essere donne.

 


Di fatto, anche in questo spot, sono tutti neri.

 

Ad ogni modo, un altro tassello spudorato si aggiunge al quadro delle Omipiadi. La loro vera funzione è spiegata sempre più a chiare lettere.

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Immagine screenshot da YouTube

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