Persecuzioni

India, sit-in dei tribali cristiani contro le violenze dei nazionalisti indù

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Nel distretto di Naryanpur in centinaia chiedono che siano registrate le denunce contro i gruppi che – istigati dai politici locali – nei villaggi aggrediscono e sfrattano dalle loro case chi si converte al cristianesimo. Ben 21 incidenti di questo tipo nel solo mese di dicembre. «Ci vengono sottratti i nostri diritti fondamentali».

 

 

 

Nello Stato indiano del Chhattisgarh una folla di cristiani di comunità tribali provenienti da 14 villaggi ha tenuto un sit-in di protesta davanti all’ufficio del magistrato locale del distretto di Narayanpur, per denunciare una serie di soprusi subiti da nazionalisti indù. I manifestanti hanno affermato di essere stati aggrediti e sfrattati dalle loro case per essersi convertiti al cristianesimo.

 

Secondo la denuncia solo domenica 18 dicembre – proprio con l’avvicinarsi del Natale – 50 persone sono state picchiate e cacciate dalle loro case a Cherang, nel Bastar. Ma in tutto il mese di dicembre nella zona si sono verificati 21 incidenti distinti in di questo tipo, 15 in novembre e tre nel mese di ottobre. Cristiani sono stati attaccati fisicamente a Bhatpal, Modenga e Gohda.

 

La gente del posto, circa un migliaio di persone, è attualmente accampata fuori dal distretto di Narayanpur per fare pressione sulle autorità affinché registrino la denuncia su queste violenze. Gli autori sarebbero stati istigati dai leader politici locali, influenzati dal Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS) e da altre organizzazioni dell’Hindutva.

 

«I leader dei villaggi – spiegano i manifestanti – hanno incitato altri a minacciarci, a maltrattarci e ad aggredirci fisicamente, distruggendo e rubando i nostri raccolti e prodotti. Hanno anche chiesto un boicottaggio sociale, accusando i cristiani di attività occulte».

 

«Viviamo in questi villaggi da generazioni senza alcuna discriminazione – continuano – praticando pacificamente la nostra religione e i suoi riti. Tuttavia, ci sono alcuni leader che incitano altri ad attaccare noi e la nostra comunità. L’autorità dei consigli locali tradizionali viene utilizzata per attaccarci nelle nostre case. Le donne e i bambini sono diventati bersaglio di commenti osceni. I nostri diritti fondamentali e lo stesso diritto a vivere ci vengono sottratti».

 

 

 

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Immagine da AsiaNews

 

 

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