Pensiero

Incontro Putin-Xi, quelle strane mascherine della delegazione cinese

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È stato uno di quegli incontri che avvengono una volta ogni secolo, ha detto Xi Jinping salutando Vladimir Putin dopo l’incontro di Mosca di inizio settimana. Per una volta, Xi ha ragione. La portata storica del vertice fuori discussione. Si è trattato di un movimento tettonico che investe l’intero equilibrio del pianeta. La Russia e la Cina sono state portata ad avvicinarsi ancora di più, l’interdipendenza diverrà sempre più fitta, la cooperazione, anche militare, continua. L’Eurasia – l’incubo di ogni pensiero strategico americano – stringe le sue maglie, e proprio a causa della follia di Washington.

 

Il mondo multipolare di cui si parla da anni – per lo meno da quanto Putin cominciò a risolvere la faccenda siriana senza Obama, che, capito come buttava, si offese pure molto – emette il suo primo vagito, con la costruzione di un blocco economicamente e termonuclearmente alternativo a quello occidentale.

 

È l’alba del nuovo mondo. Un ordine mondiale estraneo alla piramide occhiuta del dollaro e dei suoi vampiri.

 

Tuttavia, ad una certa, la musichetta epica in sottofondo crolla. In realtà, casca un po’ tutto. Scende la catena. In maniera pure significativa. Stiamo guardando le foto ufficiali dell’incontro.

 

Scusate, ma cosa sono quelle mascherine della delegazione cinese?

 

 

Eccotele lì, incredibili, inguardabili, inspiegabili, legate alle facce dei cinesi (più, per qualche motivo, qualche assistente russo a caso).

 

La delegazione di Pechino pare indossare, dentro al Cremlino ma pure fuori, mascherine FFP2 brandizzate con la bandiera della Repubblica Popolare. Il timoniere no: il presidente Xi, quasi fosse ad una festa di Bruno Vespa, viaggia tranquillo smascherato. I suoi sottoposti, invece, sono tutti – tutti – a respirare dietro l’apparato anti-contagio che abbiamo imparato a detestare con ogni fibra del nostro essere.

 

 

Le fotografie sono impietose. Eccoti Lavrov e Shoigu, eccoti Medvedev che ride sornione, ecco ogni membro del personale russo senza il dispositivo facciale.

 

Ma cosa stanno facendo? Non si rendono conto che gli ospiti russi potrebbero offendersi? Ricordano che Macron, in visita a Putin nei giorni in cui partiva il conflitto ucraino, fece notizia rifiutando il PCR per non lasciare a Mosca tracce del suo DNA? Ricordano le balle (immancabilmente di origine britannica, in genere) sullo stato della salute mentale di Putin, che sarebbe impazzito a causa del lockdown (ah, allora fa male… ?), e di lì il tavolo lunghissimo con cui riceveva gli altri capi di Stato?

 

 

Non capiamo: ma era una cosa, magari, pattuita fra le parti? Non può che essere così. Ma cosa si sono detti? I pechinesi hanno annunziato ai russi «noi veniamo con le mascherine, eh… quindi per favore regolatevi anche voi, le strette di mano le faremo con il palmo già bagnato con l’amuchina che teniamo strategicamente in tasca».

 

Chiedo ai lettori: ma che sensazione vi fa quando vedere, oggi, uno con la mascherina al supermercato? Quando vedete uno che guida con la mascherina, magari pure da solo? Ecco sì, una sensazione, come dire, di ritardo. Abbiamo quindi una diplomazia cinese ritardata?

 

La realtà è che Xi aveva giocato tutto sulla follia dello zero-COVID, chiudendo megalopoli da diecine di milioni di abitanti in inferni senza uscita. È durata fino a che non ci sono state quelle proteste che lasciavano pensare che potesse ripartire una nuova Tian’an Men – solo che stavolta in tante città cinesi. Qualcuno dice che il merito è stato dei mondiali, quando in mondovisione andavano le immagini degli stadi qatarioti dove nessuno aveva la mascherina.

 

 

Allora, è un messaggio politico? È un modo per coprirsi il sedere con la popolazione? Può darsi: ma ciò significa, ad ogni modo, che il Partito Comunista Cinese intende andare avanti con la grande baracca del COVID e delle sue menzogne, come ha fatto, del resto, per tutto il 2022, quando il resto del mondo stava pian piano riaprendo (e la Cina, invece, nel 2020, ci teneva a far vedere le immagini della nightlife di Wuhano e dei mega-concerti in piscina). Non è un caso che, a quanto sembra, in questi giorni Pechino festeggi il fatto che sì, anche loro ora hanno il loro vaccino mRNA da iniettare in miliardi di dosi al popolo. Detto tutto.

 

Il COVID serve ancora a Xi e alla sua banda: perché, lo sapete, esso altro non è se non una prova di potere, uno strumento per estendere la presa di chi comanda sulla popolazione tutta. Posso sigillarti in casa, separarti da tuo figlio, ucciderti il cane, piazzarti in un campo di concentramento: se non reagisci, sai quante altre cose posso farti? Se ti ribelli, dice il potere, significa che non sei il mio schiavo: e la società che prevedo per te è solo quella della schiavitù. Quindi: sottomettiti, e indossa i segni visibili della tua sottomissione.

 

La società del controllo cinese, oramai affinatasi tramite la tecnologia pervasiva del biototalitarismo e del credito sociale, ha bisogno, quindi, delle mascherine, del COVID e di tutte le menzogne possibili – avete letto su Renovatio 21, in Cina la settimana scorsa si è cominciato a parlare di lockdown perfino per l’influenza.

 

E tutto questo, come sapete, non è solo un fenomeno per il Dragone: è un modello, pronto ad essere esportato in maniera definitiva in tutto il mondo, anche e soprattutto in Europa, dove il green pass prima e l’euro digitale poi ci prepareranno anche allo straripare di piattaforme di credito sociale, face recognition, e tutto il panopticon biosecuritario che abbiamo tante volte descritto su Renovatio 21.

 

Ecco perché la cooperazione tra la Russia e la Cina non ci scalda il cuore. Perché la Russia è la terra dove lo Spirito si è rigenerato, mentre la Cina, che uccide centinaia milioni di bambini con gli aborti forzati per poi cominciare a creare esseri umani con l’ingegneria genetica, è il Frankenstein dei padroni del vapore occidentale che ci ha devastato con le delocalizzazioni e il dumping fino a disintegrare la nostra economia manifatturiera.

 

C’è solo una cooperazione internazionale che voglio ricordare con simpatia e con tanta nostalgia. Questa.

 

 

Questo meme, che piazzava Vladimir e Donald dentro Paura e delirio a Las Vegas, era uscito l’indomani dell’incredibile, indimenticabile vittoria di Trump alle lezioni del 2016. Come avrebbero poi fatto vedere tutte le TV antitrumpiane d’America, cioè tutte le TV, la cosa fu parecchio festeggiata in Russia. E non solo lì. Concretamente, pochi mesi dopo l’ISIS praticamente sparì. Una nuova era sembrava calata sul mondo, un’inaspettata era di pace, di prospettive di sviluppo, di prosperità per tutti, e mai più guerre, mai più terrorismo – o quantomeno, il meno possibile.

 

E invece: avvelenarono, con l’architettura di infami fake news chiamata Russiagate, qualsiasi relazione tra l’amministrazione Trump e il Cremlino, poi, siccome non bastava, truccarono le elezioni per mettere al potere un vecchio tecnicamente demente con cui procedere alla guerra alla Russia, sempiterno fine metafisico dei demoni dello Stato profondo USA, sia che si tratti di URSS o di Putin. La Madonna di Fatima chiedeva la conversione della Russia, i diavoli americani vogliono invece la sua distruzione.

 

Ricordando pure che Biden, quello dei e delle mascherine vaccini obbligatori, quello che istituisce il sistema di censura globale che ha distrutto anche il vostro account sui social (che lo sappiate o no), è considerato da molti un pupazzo di Pechino, corrotto e ricattabile a piacere grazie al figlio Hunter e neanche solo lui. I cinesi mica ne fanno mistero.

 

Avete capito, insomma, che qualcosa, nelle foto storiche dei patti sino-russi di Mosca, proprio non ci torna. Non ci va giù.

 

Ridateci The Donald. Sarà difficilissima. Ma noi preghiamo per quello: vogliamo la Russia con noi, non con la Cina. Perché, lo sapete, ne abbiamo bisogno: per lo Spirito, prima che per il gas.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

Immagini di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

 

 

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