Cina

In Cina si parla di de-dollarizzazione accelerata

Pubblicato

il

La Cina continua a parlare dell’apparentemente inarrestabile processo di de-dollarizzazione in corso.

 

La testata cinese China Daily ha pubblicato un articolo in cui dichiara che il sistema «Bretton Woods 2.0» nato con la creazione del petrodollaro 40 anni fa si trova ora in bilico.

 

Dopo lo scoppio del conflitto ucraino, le nazioni occidentali che hanno imposto severe sanzioni finanziarie alla Russia, compreso il congelamento delle sue riserve valutarie (che, come sa il lettore di Renovatio 21, è stato ideato con grande iniziativa di Mario Draghi), avrebbero avviato un processo che accelera l’erosione del sistema del dollaro, scrive il giornale della Cina comunista.

 

«La militarizzazione del dollaro ha suscitato il preoccupazioni di altri Paesi dei mercati emergenti e la de-dollarizzazione, che prima era un’idea marginale, è ora diventata una seria considerazione politica per loro».

 

«Non c’è dubbio che i rischi geopolitici, i rischi di liquidità ciclica e le crisi inflazionistiche create dal sistema del dollaro siano emersi contemporaneamente, con gravi conseguenze. Inoltre, il sovraindebitamento e la stagflazione degli Stati Uniti danneggiano anche la credibilità a lungo termine del dollaro. Ciò ha portato alcune economie emergenti a rivalutare il ruolo del dollaro».

 

«La militarizzazione statunitense del dollaro e del commercio, insieme al suo disprezzo per il credito in dollari, ha incoraggiato più Paesi in via di sviluppo a mantenere le distanze dagli Stati Uniti, dando a Washington un incentivo a costruire un nuovo sistema».

 

La Cina è certamente uno dei Paesi che più può trarre benefizio dalla fine del dollaro come valuta di scambio globale. La quantità di Banche Centrali che ha iniziato ad aumentare le riserve in renminbi (o yuan, la valuta cinese) ne è prova. La Banca Centrale israleliana ha comprato yuan. Così come la Banca Centrale brasiliana, che nel 2021 ha aumentato le sue riserve di moneta della Repubblica Popolare cinese. La Birmania ha dichiarato che userà lo yuan come valuta di scambio.

 

Il colpo più duro viene tuttavia dagli alleati di ferro di Washington, la famiglia Saud: secondo il Wall Street Journal l’Arabia Saudita sarebbe in «trattative attive con Pechino per valutare in yuan parte delle sue vendite di petrolio».

 

Un altro quotidiano cinese, il Global Times (testata in inglese diretta emanazione del Partito Comunista Cinese) quattro mesi fa aveva pubblicato un articolo che enucleava alcune proteste tecniche di de-dollarizzione.

 

Come scritto da Renovatio 21, la de-dollarizzazione, che rappresenta fisicamente la fine dell’egemonia della superpotenza americana e del mondo «unipolare», potrebbe non essere accettata dagli USA, che, come altre volte nella loro storia, potrebbero di conseguenza scatenare, per difendere la propria economia morente, tutta la violenza della guerra.

 

 

 

 

Più popolari

Exit mobile version