Maternità
Il WEF spinge per un aumento delle donne nel mondo del lavoro e per un aumento dei bambini negli asili nido
Il World Economic Forum (WEF) sta spingendo affinché più donne entrino nel mondo del lavoro e più bambini vengano affidati agli asili nido. Lo riporta LifeSite.
Il «Global Gender Gap Report 2025» appena pubblicato fa parte di un’iniziativa globale «verso la parità di genere», che significa spingere centinaia di milioni di donne a entrare nel mondo del lavoro.
Il rapporto misura quattro aree: partecipazione economica e opportunità; livello di istruzione; salute e sopravvivenza; potenziamento politico.
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Il WEF intende «Partecipazione e opportunità economica» come la completa parità tra uomini e donne nell’occupazione. Ciò significa che uomini e donne dovrebbero essere occupati nella stessa proporzione, indipendentemente dalle esigenze della vita familiare.
Il gruppo globalista esige inoltre la parità in ogni settore e ambito lavorativo, indipendentemente dai comprovati interessi e attitudini differenti che uomini e donne hanno quando si tratta di scegliere una professione o un ambito lavorativo.
Il WEF lamenta che la «parità di genere» – come la intendono loro – non sia mai stata raggiunta in nessuna parte del mondo. Ritengono ogni nazione e cultura colpevoli di non aver raggiunto l’uguaglianza di genere, senza soffermarsi a chiedersi se l’esperienza umana universale suggerisca che il loro quadro ideologico sia sbagliato.
Il nuovo rapporto classifica il Nord America come la regione più vicina al raggiungimento dell’obiettivo del WEF, posizionando il Medio Oriente e il Nord Africa più indietro. Per quanto riguarda i paesi, l’Islanda è in cima alla classifica, con il Pakistan all’ultimo posto.
Pur riconoscendo che la «parità di genere» non si è mai verificata in tutta la storia umana, i davosiani insistono sul fatto che sia una cura per i mali globali. Il rapporto afferma perentoriamente che «una verità rimane immutata: il potenziale economico di una società dipende dal fatto che i suoi abitanti abbiano le stesse possibilità di prosperare» e insiste sul fatto che «un maggiore equilibrio tra la rappresentanza femminile e quella maschile nella forza lavoro (…) sosterrebbe la creatività e l’innovazione, risolverebbe la carenza di talenti e competenze e colmerebbe i divari salariali, nel contesto della trasformazione tecnologica e dei cambiamenti demografici».
L’ideologia del WEF si basa sulla falsità che uomini e donne siano uguali sotto ogni aspetto. Nega che uomini e donne possano liberamente fare scelte diverse in termini di lavoro, professione e ruolo nella vita familiare.
Invece di riconoscere e proteggere i diversi punti di forza di uomini e donne, il WEF condanna le diverse scelte lavorative di uomini e donne definendole «segregazione industriale basata sul genere».
Si lamentano del fatto che le donne siano sovra rappresentate in alcuni settori e sottorappresentate in altri. Insistono sulla necessità di una «parità di genere» completa ovunque: più uomini devono diventare infermieri e più donne ingegneri. Ciò significherà necessariamente l’esclusione di uomini e donne qualificati per raggiungere quote artificiali di DEI.
E nel loro zelo di conformare tutto alla loro ideologia liberale, i globalisti ignorano le esigenze del gruppo più vulnerabile di tutti: i bambini. Nell’intero rapporto non si fa alcun riferimento ai bimbi o al loro benessere. Il termine non compare nemmeno una volta. Eppure, lo scopo principale della maggior parte degli uomini e delle donne nella propria attività economica è provvedere alla propria famiglia o mettersi in condizione di sposarsi e formare una famiglia.
Questo bisogno umano fondamentale viene ignorato dai globalisti, che vedono gli esseri umani principalmente come unità economiche. Il liberismo economico, che è una delle forze trainanti dell’agenda globalista, dà priorità alla creazione di ricchezza rispetto ai bisogni autentici degli esseri umani.
Il mondialismo vede la piena occupazione sia per gli uomini che per le donne, perché quando entrambi i genitori sono costretti a lavorare, aziende e governi possono pagare salari più bassi. Stati e multinazionali ne traggono quindi vantaggio a scapito della vita familiare.
In questo sistema, è economicamente impossibile per la maggior parte delle famiglie vivere con un solo reddito, il che significa che i genitori sono costretti ad affidare i figli a servizi di assistenza all’infanzia privati o pubblici. Questo espone ulteriormente i bambini all’indottrinamento nel falso sistema di valori dominante nella nostra cultura e indebolisce i legami tra figli e genitori.
Il lavoro della donna è un principio fondamentale nel programma di distruzione della famiglia e della razza umana più in generale. La donna che non sta più a casa perde, etimologicamente, il suo potere: donna deriva dal latino domina, che a sua volta viene da domus, la casa. La donna che lavora non solo lascia la casa, ma anche la primazia dell’essere madre. Il lavoro femminile è giocoforza nemico della maternità: le pari opportunità sono di fatto un dispositivo anticoncezionale, e il tasso delle nascite crollato dipende essenzialmente, oltre che dagli anticoncezionali in ispecie chimici, dalla «carriera» divenuta ideale della femmina.
La corruzione della donna per scardinare la società era già stata teorizzata nel XIX secolo dalle alti mente della massoneria, come testimoniato nei documenti dell’Alta Vendita.
«Vindice ce lo fa sapere: “Un mio amico, giorni fa, rideva filosoficamente di questi nostri progetti e diceva: Per abbattere il cattolicismo, bisogna prima sopprimere la donna. La frase è vera in un senso, ma poiché non possiamo sopprimere la donna, corrompiamola”» tramano i supermassoni del primo Ottocento Nubius, Piccolo Tigre, Volpe (le Renard), Vindice (Le vengeur), così come riportato nel libro Il problema dell’ora presente di monsignor Henri Delassus.
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«I licei delle giovani non furono istituiti coll’intenzione di rispondere a questa parola d’ordine? Non è il medesimo pensiero che ha dettato i decreti Combes, che hanno fatto chiudere tutti gli stabilimenti tenuti dalle religiose? Le religiose, prima in iscuola, poi nelle riunioni domenicali, ispirano alle fanciulle il rispetto a se stesse, la decenza e la purità. Malgrado tutte le seduzioni e gli allettamenti, la fede e i costumi cristiani si sono mantenuti in tante famiglie per mezzo delle madri educate dalle religiose. Sparse ovunque, nelle nostre città e nei nostri villaggi, esse erano il più potente ostacolo alla grande impresa di corruzione promossa dalla setta. Essa ha deciso di farle sparire. Si è chiesto per quale aberrazione i nostri governanti aveano potuto scegliere come prime vittime queste donne così dedicate al bene, così venerate dalle popolazioni, in mezzo alle quali si trovano. Non ci fu un errore, ma un calcolo».
Non errore, ma calcolo. Chiarissimo.
Renovatio 21 ripete con estrema certezza che, nei secoli, il progetto della Necrocultura è quello di distruggere la donna. Esattamente come dai tempi del Serpente.
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Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0