Ambiente
Il vesuvio sta per eruttare?
Un nuovo studio rivoluzionario condotto da ricercatori italiani suggerisce che l’esplosione di un enorme vulcano in Italia si sta avvicinando.
Il «supervulcano» campano a lungo dormiente si sta avvicinando alla sua prima eruzione dal 1538, secondo un nuovo studio che avverte che un tale evento potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
L’indebolimento della crosta attorno al vulcano dei Campi Flegrei in Italia sta «rendendo più probabile un’eruzione», indicano i ricercatori.
I risultati del lavoro di ricerca sono stati pubblicati giovedì sulla rivista Communications Earth & Environment in un paper intitolato «Potential for rupture before eruption at Campi Flegrei caldera, Southern Italy» («Potenziale rottura prima dell’eruzione nella caldera dei Campi Flegrei, Italia meridionale»).
Il vulcano è stato irrequieto per oltre 70 anni, con picchi di disordini durati fino a due anni che si sono verificati negli anni ’50, ’70 e ’80. Negli ultimi 10 anni si è verificata un’altra fase di disordini, anche se secondo quanto riferito non è stata così evidente come le precedenti esplosioni.
«Il nostro nuovo studio conferma che i Campi Flegrei si stanno avvicinando alla rottura», ha affermato l’autore principale dello studio, il professor Christopher Kilburn dell’University College di Londra. «Tuttavia, questo non significa che un’eruzione sia garantita».
«La rottura può aprire una crepa attraverso la crosta, ma il magma deve ancora essere spinto verso l’alto nel punto giusto affinché si verifichi un’eruzione», ha continuato il professor Kilburn.
Il dott. Nicola Alessandro Pino Osservatorio Vesuviano dell’INGV (INGV-OV), avrebbe detto che parti del vulcano si stanno indebolendo.
«Nello scenario più critico, la persistenza del regime inelastico potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati crostali più superficiali, con precursori che potrebbero essere meno intensi di quanto generalmente attesi in caso di risalita di magma».
Circa mezzo milione di napoletani vivono attualmente in cima alla depressione che costituisce la cima del vulcano, e altri 1,5 milioni vivono vicino al potenziale raggio di esplosione.
Kilburn afferma che lo studio, che è stato descritto come «il primo del suo genere a prevedere la rottura di un vulcano attivo», segna un «cambio di passo nel nostro obiettivo di migliorare le previsioni delle eruzioni in tutto il mondo».
«Questa è la prima volta che applichiamo il nostro modello, che si basa sulla fisica di come le rocce si rompono, in tempo reale a qualsiasi vulcano», ha spiegato il professor Kilburn.
«Il nostro primo utilizzo del modello è stato nel 2017 e da allora i Campi Flegrei si sono comportati come previsto, con un numero crescente di piccoli terremoti che indicano una pressione dal basso», ha osservato lo scienziato.
Secondo Kilburn, gli scienziati «dovranno ora adeguare le nostre procedure per stimare le possibilità che si aprano nuove rotte affinché il magma o il gas raggiungano la superficie».
Una eventuale eruzione massiva del Vesuvio aprirebbe per Napoli e per l’Italia scenari inimmaginabili. Catastrofe, tragedia e distruzione infinita: come è tramandato dalla storia di Pompei, ma con ramificazioni, nel mondo moderno, che fatichiamo a concepire.
Immagine di The Dronaut via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)