Spirito
Il vescovo Schneider chiede a papa Leone di «liberare la Messa in latino»
Il vescovo Athanasius Schneider ha condannato la soppressione delle Messa in rito antico, anche impropriamente detta «Messa in latino», in tutto il mondo come un’«ingiustizia» e ha chiesto a papa Leone XIV di «liberare» le Santa Messe tridentine. Lo riporta LifeSite.
In un’intervista domenicale con il vescovo kazako, Christopher Wendt della Confraternita di Nostra Signora di Fatima ha menzionato la repressione del TLM provocata dal documento Traditionis Custodes di papa Francesco, che ha innescato una serie di chiusure della Messa vetus ordo che si sono protratte anche durante il papato di Leone XIV.
«È un’ingiustizia. Dobbiamo dirlo pubblicamente» ha affermato monsignor Schneider, vescovo ausiliare della diocesi di Astana, in Kazakistan. Ha sottolineato che la soppressione della Messa tradizionale è particolarmente ingiusta in un momento in cui, come sotto Francesco, i vertici della Chiesa dichiarano l’importanza di ascoltare tutti i fedeli laici e di accogliere le loro «proposte e desideri».
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«Solo una categoria viene punita ed emarginata. Si tratta dei sacerdoti fedeli che desiderano solo pregare e celebrare la Messa, assistervi, e questo è stato fatto per… quasi un millennio, e dai santi», ha dichiarato il prelato.
Alla domanda su cosa avrebbe dovuto fare il Santo Padre in risposta, il vescovo Schneider lo ha esortato a «proteggere» le sue «figlie e i suoi figli» che sono «perseguitati» dai vescovi che limitano l’accesso alla Messa in rito antico, come nell’arcidiocesi di Detroit, dove dal 1° luglio le Sante Messe vetus ordo sono state vietate in tutte le 28 parrocchie e relegate a sole quattro sedi.
«Questo è insopportabile. È una grande ingiustizia nei confronti dei buoni fedeli che desiderano solo pregare come i loro antenati», ha lamentato il vescovo Schneider. «Niente di più. Che amano il papa, che amano il loro vescovo».
Il vescovo kazako ha dichiarato che è «urgente» che il papa protegga i fedeli che vengono trattati come cattolici di «seconda classe» e ha invitato i fedeli a pregare per papa Leone «affinché riconosca questa ingiustizia» e «abbia il coraggio» di liberare la messa latina attraverso un atto del suo magistero.
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Monsignor Schneider ha sottolineato che papa Pio V aveva «solennemente canonizzato» la messa latina tradizionale nella sua bolla Quo Primum, dichiarando in modo «straordinario» che «a nessuno può essere proibito, neppure in futuro», di celebrare la messa tridentina.
La Quo Primum ordina che, «in perpetuo», il Messale della Messa Tridentina «deve essere seguito assolutamente, senza alcun scrupolo di coscienza o timore di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, e può essere usato liberamente e legittimamente» e che «il presente documento non può essere revocato o modificato, ma rimane sempre valido e conserva tutta la sua forza».
Il vescovo Schneider ha affermato che «ogni sacerdote cattolico e ogni cattolico ha il diritto di celebrare o assistere» a questo rito e di trasmetterlo.
Il vescovo di Astana ha espresso la speranza che Papa Leone XIV ponga fine alla «persecuzione» della Messa di sempre, cosa che i cattolici lo hanno implorato di fare in una campagna di lettere. Leone XIV non ha ancora risposto né ha dato alcuna indicazione che riconoscerà l’autorità del Quo Primum dichiarando invalida il motu proprio bergogliano Traditionis Custodes. Invece, concedendo una proroga di due anni a una Messa in rito antico in Texas, sembra riconoscere i dettami dei Traditionis Custodes.
L’intervistatore ha poi continuato chiedendo se il vescovo Schneider ritenesse giusto «valutare» Leone XIV in base alle sue nomine ecclesiastiche, un compito a cui aveva iniziato a partecipare in qualità di prefetto del Dicastero per i vescovi.
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Il vescovo centrasiatico ha affermato che nominando vescovi «che promuovono confusione e ambiguità o addirittura errori che erano noti prima della nomina», cioè «candidati dubbi, candidati ambigui o candidati apertamente eterodossi», il papa «apre la porta» affinché i «lupi» entrino nel gregge.
Cattolici ortodossi e ecclesiastici come il vescovo Joseph Strickland hanno già espresso preoccupazioni circa la fedeltà dottrinale delle nomine clericali di Leone XIV, tra cui ad esempio la nomina del vescovo Shane Mackinlay, che, scrive LifeSite, ha pubblicamente espresso il suo sostegno alla possibilità di «ordinare» donne al diaconato, come arcivescovo di Brisbane.
Il vescovo Schneider nell’intervista dice di credere che Dio chiederà conto a ogni papa «delle sue nomine». «È una cosa seria», ha aggiunto.
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Immagine screenshot da YouTube