Spirito

Il vescovo di Ventimiglia contro Sanremo

Pubblicato

il

 

 

 

Anche quest’anno, il palco dell’Ariston sul quale è andato in scena il 71º Festival di Sanremo, ha regalato raccapriccianti immagini di blasfemia gratuita e di ridicolizzazione del Cattolicesimo. Non capiamo in effetti il motivo di tale accanimento, dal momento che di fatto, tutto ciò che rimane di una più o meno inesistente gerarchia ecclesiastica — dal Soglio di Pietro in giù — ha spalancato le porte a tutto ciò che è appunto anti-Cristiano e quindi pure blasfemo. 

 

Poco importa l’ipocrisia del Festival a porte chiuse che vuol piangere sulle disgrazie del nostro Paese esibendo gli ospiti costati centinaia di migliaia di euro per venti minuti di presenza. Poco importa pure la scenario sconcertante che mostra i «plebei» dell’orchestra (comuni mortali come noi) distanziati e con rigorosa mascherina mentre sul palco, i «big”»si abbracciano e si baciano senza alcun tipo di problema. «iI so’ io, e voi non siete un c***o», diceva il Marchese del Grillo.
 

Tornando però alle sconcezze, possiamo ben dire che i «nude-look» mostrati dalla quasi totalità dei cantanti in gara sono quasi nulla rispetto ai vari siparietti messi in scena da Achille Lauro, accompagnato da Rosario Fiorello, con perenne offesa al  Sacro Cuore di Gesù e alla religione cattolica.

 

Quello di Sanremo è stato un «gay-village», ha detto qualcuno. In realtà quest’anno abbiamo assistito ad un ulteriore cambio di passo: è la «fluidità» a fare da padrona, dai Maneskin passando proprio per il cantante con il nome dell’armatore del Partito Monarchico, il tutto con il plauso dei conduttori. 

 

E la gerarchia cattolica? Silente, come dicevamo. E crediamo che nella maggior parte dei casi sia anzi accondiscendente all’inferno e sacrilego spettacolo dell’Ariston. 

Per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima

Grazie a Dio, però, qualcuno ha deciso di alzare la voce: si tratta di Sua Eccellenza Mons. Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia-Sanremo, che è intervenuto attraverso un comunicato stampa ufficiale tuonando contro il Festival di Sanremo e prendendo le distanze dalla decisione di conferire il «Premio Città di Sanremo» a Fiorello.

Renovatio 21 riprende volentieri il comunicato di Mons. Suetta, nella speranza che possa servire come monito per molti.

 

 

 

A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71 edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto.

 

Il mio intervento, a questo punto doveroso, è per confortare la fede «dei piccoli», per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima.

 

Un motto originariamente pagano, poi recepito nella tradizione cristiana, ricorda opportunamente che «quos Deus perdere vult, dementat prius»

Un motto originariamente pagano, poi recepito nella tradizione cristiana, ricorda opportunamente che «quos Deus perdere vult, dementat prius».

 

Quanto al premio «Città di Sanremo», attribuito ad un personaggio, che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d’origine, trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente «non in mio nome».

 

Sanremo, 7 marzo 2021.

 

+ Antonio Suetta                                                                              

Vescovo di Ventimiglia – San Remo

 

 

Più popolari

Exit mobile version