Geopolitica
Il vero fine della guerra di Gaza
Analisti israeliani affermano di credere che la guerra a Gaza continuerà nonostante l’uccisione da parte di Israele del leader di Hamas Sinwar.
Un accordo per liberare gli ostaggi sarebbe stato possibile diversi mesi fa, ma la guerra a Gaza ha ora cambiato forma, ha detto al Middle East Eye il giornalista e analista israeliano Meron Rapoport.
«L’eliminazione di Hamas e il ritorno degli ostaggi non erano l’obiettivo della guerra negli ultimi tempi», ha detto Rapoport. «L’obiettivo è cambiare i confini della Striscia di Gaza ed eliminare il nazionalismo palestinese a Gaza e trasferire quante più persone possibile».
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Il Rappaport ha indicato che non solo il «piano del generale» per la pulizia etnica della Gaza settentrionale è pienamente in corso, ma che la guerra ha ora assunto una logica propria che né l’IDF né Netanyahu possono limitare.
«La strada per tornare indietro da questa guerra è molto complessa. Si è sviluppata una dinamica che l’esercito stesso troverà difficile fermare», ha detto. Insieme a parti dell’esercito, le potenti figure di destra nel governo di Netanyahu «vorranno completare il piano più ampio riguardante Gaza».
Scrivendo sul sito web in lingua ebraica The Marker, il giornalista di Haaretz Avi Bar-Eli ha analizzato i commenti fatti da Netanyahu dopo l’uccisione di Sinwar, commenti come «la missione che ci attende non è ancora stata completata» e «questo è l’inizio del giorno dopo Hamas», e ha sostenuto che l’assassinio non porrà fine alla guerra.
«L’eliminazione è solo una fase della campagna il cui futuro è ancora davanti a noi», ha scritto il Bar-Eli.
I media cinesi stanno riportando un’analisi simile. Un articolo del giornale di lingua inglese del Partito Comunista Cinese Global Times cita Liu Zhongmin, un professore del Middle East Studies Institute della Shanghai International Studies University: «È degno di nota che l’eliminazione di Sinwar renderà i negoziati tra le parti ancora più difficili nel breve termine», ha affermato.
Come riportato da Renovatio 21, il politologo statunitense John Mearsheimer, capofila del pensiero del realismo nelle relazioni internazionali, sei mesi fa ha affermato che per Israele «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
«Credo che quello che sta succedendo qui è che gli israeliani vorrebbero portarci in una guerra con l’Iran… con Hezbollah… Penso che il punto di vista israeliano, nel profondo, sia che quanto più grande è la guerra, tanto maggiore è la possibilità di una pulizia etnica» ha dichiarato il professor Mearsheimer, noto per il libro del 2007 La Israel lobby e la politica estera americana, considerato allora controverso dall’establishment, in cui sosteneva che la lobby israeliana in USA possiede un’influenza massiccia sulla politica estera di Washington..
«Penso che gli israeliani abbiano il controllo dei territori occupati e questo include la Cisgiordania e Gaza e il risultato finale è che abbiamo un Israele più grande e questo Israele più grande che include Grande Israele prima della guerra del 1967 più Gaza più la Cisgiordania» aveva argomentato il Mearsheimer in un’intervista dello scorso gennaio.
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«Questo grande Israele è uno stato di apartheid e la domanda da seguire è se cambierà o meno e penso che l’unico modo in cui cambierà è se gli israeliani saranno in grado di pulire etnicamente Gaza e pulire etnicamente la Cisgiordania».
«Il problema un punto di vista israeliano è che all’interno del Grande Israele c’è più o meno lo stesso numero di palestinesi ed ebrei, quindi non è possibile avere un Grande Israele democratico perché alla fine sarà uno Stato palestinese e ovviamente gli israeliani sono categoricamente contrari a mollare Gaza e la Cisgiordania e creare una soluzione a due Stati», aveva detto l’accademico al programma del giornalista investigativo americano Gleen Greenwald System Update.
«Così si hanno due alternative: una è l’apartheid, che è quello che abbiamo adesso, e la seconda è la pulizia etnica: spingiamo semplicemente tutti i palestinesi o la maggior parte dei palestinesi fuori da Gaza e poi la Cisgiordania e se si guarda cosa stanno facendo gli israeliani a Gaza dal 7 ottobre è abbastanza chiaro che quello che stanno facendo è condurre una campagna di punizione contro la popolazione civile con lo scopo di pulire etnicamente Gaza».
Come riportato da Renovatio 21, discorsi pubblici sul «Grande Israele» hanno fatto capolino in recenti dichiarazioni del ministro delle finanze dello Stato Ebraico Belazel Smotrich.
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Immagine del 9 ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported