Necrocultura

Il significato del «natale satanico»

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Pochi giorni fa una statua del demonio e un altare satanico sono stati collocati nel Campidoglio dello Stato dell’Iowa. Si tratta di un addobbo natalizio posto insieme a quelli cristiani che tradizionalmente adornano la sede del governo locale.

 

L’installazione del vero e proprio idolo diabolico – che presenta una testa di ariete dorata con specchi su un manichino vestito di rosso con un pentagramma – è avvenuta con tutti i crismi della legge, con una richiesta protocollata avanzata ancora in agosto. Vari deputati statali, tra cui molti repubblicani, hanno difeso la trovata, perché costituzionale».

 

I responsabili sono i soliti noti: si tratta del Satanic Temple, un «gruppo religioso non teista» di cui Renovatio 21 ha scritto varie volte. Il Tempio Satanico anni fa fece notizia per aver precedentemente piazzato una statua del demonio con le fattezze del Bafometto (l’orrendo caprone alato ed androgino) che teneva sulle ginocchia due bambini.

 

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Più recentemente ha iniziato a promuovere «aborti rituali» (perché il feticidio, dicono, è un «diritto religioso») nonché l’ora di religione satanica nelle scuole elementari.

 

Il Satanic Temple agisce in pratica come in una sorta di continuo trollaggio delle leggi americane, che permettono la libertà religiosa: loro ne approfittano per reclamare gli spazi della loro supposta religione, cioè il culto del demonio, che ovviamente coincide con una agenda politica progressista: aborto, omotransessualismo (con effusioni gay sulle tombe di persone ritenute «omofobe»), e più in generale ogni possibile cancellazione della dimensione cristiana dalla società statunitense.

 

«Apprezzeremo davvero l’opportunità di essere rappresentati in un forum pubblico. Non abbiamo una chiesa a ogni angolo di strada», ha detto il co-fondatore del gruppo satanista Lucien Greaves. «La mia idea è che se alle persone non piace la nostra esposizione nei forum pubblici, non sono obbligate a interagire con loro. Non sono obbligati a vederli».

 

La difesa della libertà di espressione, a quanto pare, vale per i satanisti ma non per chi – un esempio – si oppone alle vaccinazioni di massa, come indica lo scandalo portato alla luce da Elon Musk che ha mostrato come il governo Biden di fatto ordinasse ai social media di censurare pagine e utenti dei social (non sappiamo ancora se, fra essi, vi fosse anche Renovatio 21).

 

E non è nemmeno superfluo ricordare, a questo punto, che i seguaci del Tempio di Satana indicono eventi pubblici in cui bisogna presentarsi con la mascherina chirurgica e la prova dell’avvenuta multipla sierizzazione, altrimenti non si entra: sul fenomeno del conformismo satanico, che spiega tante cose, non è mai stata avanzata una vera riflessione. Pentagramma e siringa.

 

Il deputato dello Iowa Jon Dunwell, sedicente cristiano, ha giustificato l’esposizione. «Attualmente, l’accesso alle esposizioni in Campidoglio è aperto a chiunque attraverso una procedura di richiesta. Sebbene esistano alcune linee guida, queste non discriminano sulla base della religione o dell’ideologia», ha dichiarato su Twitter.

 

Il Dunwell ci ha infilato subito il refrain che nell’Italia democristiana (e post-democristiana, e neodemocristiana) conosciamo bene: il male minore. «Il Tempio Satanico ha presentato una petizione per la loro esposizione in agosto ed è stato approvato con alcune modifiche. Volevano usare una vera testa di capra (presumo un teschio) e ci è proibito farlo» assicura il repubblicano, insolentito dalle proteste ricevute.

 

Le leggi dello Stato vengono decisamente prima di quelle di Dio, ci viene detto dal politico, non sfiorato dalla differenza tra libertà di espressione e istituzionalizzazione di ogni contenuto che possa provenirne: un conto è inneggiare a Satana sul proprio sito o nei propri party per soli vaccinati, un conto è farlo dentro al cuore dell’istituzione.

 

«Come molti abitanti dello Iowa, trovo assolutamente discutibile l’esposizione del Tempio Satanico in Campidoglio» ha continuato il Dunwello. «In una società libera, la migliore risposta a discorsi discutibili è più parola, e incoraggio tutti coloro che credono a unirsi a me oggi nel pregare sul Campidoglio e nel riconoscere il presepe che sarà esposto».

 

Quindi: volete il presepe con Gesù, bambino, beccatevi per legge anche quello con il diavolo: accettate, o cittadini democratici, il natale satanico. È la «libertà di parola. È la «libertà religiosa». Punto.

 

Non tutti hanno accettato la benedizione pubblica all’altare demoniaco per offendere il Santo Natale. Il 14 dicembre, nell’ultimo giorno di esposizione della trovata satanista, un pilota veterano della Marina USA, Michael Cassidy, ha distrutto la statua satanica: dopo averla spinta e decapitata, ne ha gettato la testa in un cestino dell’immondizia.

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Il Cassidy ha dichiarato al sito The Sentinel di aver distrutto il santuario per «risvegliare i cristiani sugli atti anticristiani promossi dal nostro governo».

 

«Il mondo potrebbe dire ai cristiani di accettare con sottomissione la legittimazione di Satana, ma nessuno dei fondatori avrebbe considerato l’approvazione da parte del governo degli altari satanici all’interno degli edifici del Campidoglio come protetta dal Primo Emendamento», ha continuato l’ex pilota militare. «I valori anticristiani sono stati sempre più diffusi negli ultimi decenni, e i cristiani si sono comportati in gran parte come la proverbiale rana nell’acqua bollente».

 

 

«Ho visto questa statua blasfema e mi sono indignato. La mia coscienza è prigioniera della parola di Dio, non dei decreti burocratici. E così ho agito». Cassidy ha quindi citato un brano del Nuovo Testamento (1 Giovanni 3, 8) come motivazione per distruggere la statua: «Per questo è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo».

 

«La Scrittura ci esorta a pensare e ad agire come Gesù Cristo», ha detto l’uomo prima di consegnarsi alla polizia. Secondo quanto riferito, il Tempio satanico dello Iowa ha citato in giudizio Cassidy per atti criminali di quarto grado. Campagne per finanziare le sue spese legali hanno raccolto decine di migliaia di dollari in poche ore, facendo intervenire anche il governatore floridiano, e candidato presidente per le primarie repubblicane, Ron DeSantis: «Satana non ha posto nella nostra società e non dovrebbe essere riconosciuto come “religione” dal governo federale», ha scritto il DeSantis.

 

La verità è che la situazione è molto più difficile da risolvere, perché affonda nelle radici stesse dello Stato moderno.

 

Gli USA sono probabilmente lo Stato moderno più antico: prima ancora dei francesi, si ribellarono alla Corona, seguendo una probabile spaccatura creatasi dentro il mondo massonico britannico. Praticamente tutti i fondatori degli USA sono riconosciuti come massoni: Giorgio Washington, Beniamino Franklin, etc. Essi con evidenza sposavano un’ideale massonico estremista che, nella ricerca della distruzione totale delle autorità precedenti, vedeva perfino nella Corona di Londra, protettrice e financo inventrice della setta muratoria, un ostacolo di cui sbarazzarsi per creare un nuovo regno totalmente laico e progressista: appunto, lo Stato moderno.

 

Lo Stato moderno, significa, con un’altra parola, lo «Stato laico». Che significa, a sua volta, «Stato non-cristiano». E cioè, proseguendo, «Stato anti-cristiano».

 

Lo Stato moderno nasce sulle ceneri dei Regni cristiani, cioè di Stati che per fondamento avevano Dio. Lo Stato moderno è quindi, alla radice, Stato anti-cristiano. Lo Stato moderno è anticristiano o non è.

 

Possiamo girare intorno al problema finché vogliamo, ma questa è la realtà strutturale del potere nell’ora presente. E non solo negli USA, ovviamente.

 

Gli americani, grazie al XX secolo in cui hanno vinto due guerre planetarie e soprattutto la guerra finanziaria, hanno imposto il loro concetto di Stato ai Paesi conquistati: come abbiamo varie volte sottolineato su Renovatio 21, la creazione da parte degli USA della Democrazia Cristiana (in Italia, in Germania, pure in Francia, dove però non ha attecchito) serviva esattamente al proposito di rendere la «democrazia liberale» – ossia l’oligarchia più o meno occulta – digeribili ai popoli europei che erano, allora, radicati in una concezione dell’autorità e dello spirito incompatibile con lo Stato moderno.

 

Sappiamo come è andata: lo Stato moderno, come da programma, ha cancellato il cristianesimo, estinguendo la fede della popolazione, imponendo leggi totalmente anticristiane (aborto, LGBT, sfruttamenti di ogni sorta) e rendendo la cristianità un ricordo lontano, che non riemerge nemmeno quando la Terra Santa, quella dove Nostro Signore nacque e morì, viene contesa da uno Stato Ebraico e uno Stato Islamico, senza che nessuno si chieda perché nella contesa vi sia uno Stato Cristiano.

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La Chiesa ha assecondato il processo: con il Concilio Vaticano II, Roma ha iniziato a parlare di qualcosa che prima era condannato come errore: la cosiddetta «libertà religiosa». L’accettazione delle altre religioni, con i plastici segni dati da Wojtyla (l’episodio ecumenico di Assisi, i baci del Corano, e certi dimenticati rituali a cui ha presenziato in Africa) e poi, senza più pudore alcuno, dal Bergoglio: il quale, oltre ai soliti ebrei, islamici (baciati pure in volto), buddisti oltre alle inquietanti architetture per la religione mondiale sincretica sorte ad Astana, oltre alle cerimonie scintoiste in Vaticano (trafugatevi come Teatro No), oltre agli idoli amazzonici della Pachamama, oltre alle «Messe Maya», è arrivato a presenziare, in mondovisione dal Canada, ad un vero e proprio rito di negromanzia.

 

Ora, fermare il treno della «libertà religiosa», quando essa è fondamento stesso dello Stato moderno (imposto pure con la bruta forza di bombardamenti, e magari qualche bomba sui treni e nelle piazze più recente) e quando la chiesa cattolica stessa è stata pervertita e disarmata nei suoi confronti, è un lavoro arduo.

 

Vogliamo dire qualcosa di più. La «libertà religiosa», mettendo tutte le religioni al livello di quella cristiana (come nell’8 per mille che con probabilità avete appena firmato) può permettere di disporre nelle istituzioni, con pubblici onori, culti pure considerati «tradizionali» ma che hanno, appena dietro l’angolo, un lato oscuro devastante: pensiamo all’induismo (quello della dea Kali, signora dello sterminio) o a tanto buddismo (dove da innocue meditazioni si arriva rapidamente al tantra e alle sue perversioni necrosessuali). Altarini pagani di questo tipo, né in Iowa né da noi, farebbero notizia: anzi, farebbero notizia perché «inclusivi». Eppure, il succo è lo stesso: dietro al culto di dei della morte e delle energie psicosessuali più oscure, cosa crediamo che si nasconda?

 

Vogliamo andare ancora oltre. La «libertà religiosa» non serve solo ad annegare il cristianesimo, sommergendolo con la compresenza di altre religioni nella scena pubblica. In realtà, il lavoro che si fa qui è molto più sottile, e non diretto, nel profondo, al favorire solo gli altri culti mondiali – c’è di più.

 

Perché vige anche nelle cose dello spirito la legge dell’horror vacui: lo spazio che viene svuotato, viene immediatamente occupato da qualcos’altro.

 

E quindi: se il divino viene ritirato, chi può andare a prendersi il suo spazio? Su un piano metafisico, la risposta è semplicissima: se il Bene viene tirato via, ciò che va a sostituirlo è, per logica, il Male.

 

E il male non è una sostanza, il male è l’effetto volontario del comportamento delle creature che non aderiscono al disegno di Dio, che è il bene. Tali creature, secondo la credenza cristiana, possono essere anche di natura non-umana: esseri intelligenti, creati prima che fosse creato l’uomo.

 

E quindi, se togli Dio, chi pensi che si presenterà ad occupare il suo spazio? E quindi: uno Stato che nasce dall’eliminazione del divino sin dal suo fondamento, che società può produrre? Che società è programmato per produrre?

 

La questione può avere una dimostrazione sbalorditivamente chiara proprio in questi giorni, quando uno dei maggiori settimanali italiani, L’Espresso, ha insignito la sorella di un ragazza uccisa del titolo di «persona dell’anno».

 

Non la vittima – che sarebbe di per sé già grottesco – ma la sua parente. E cosa ha fatto? Nulla, è andata in TV e sui social a berciare idee precotte (da dove viene quel «Bruciate tutto» che continuano a ripetere?) sul «patriarcato», che, notiamo en passant, è in realtà un altro modo per definire la società cristiana da abbattere definitivamente, nonostante si usi bizzarramente ancora fare i funerali in chiesa (con il media event celebrato, ovvio, dal vescovo in persona).

 

Senza il padre, noterete, crolla tutto: da Gesù Figlio di Dio, alla Trinità – oltre che alla famiglia umana stessa, per la gioia dei predatori, che troveranno bambini senza più protezione alcuna.

 

Tuttavia, la scelta de L’Espresso sconvolge per un altro motivo: i giornalisti sanno, visto che ne hanno scritto, che una porzione della popolazione era rimasta sconvolta dai segni esposti dalla ragazza nelle sue immediata interviste TV dopo la morte della sorella: ecco la felpa con il caprone pentagrammato, il medesimo simbolo visto anche in Iowa.

 

In tanti hanno espresso il proprio shock sui social e non solo giudizi: ma come, è morta una ragazza, e salta fuori una predica contro la società fatta da una che esibisce un pentacolo?

 

Ai giornalisti de L’Espresso, nella polarizzazione assoluta raggiunta dalla società drogata dagli algoritmi, non importa nulla: la ragazza diventa un simbolo fondamentale per la società, la persona più importante di tutto il 2023 – da ritrarre anche in una foto dai toni scuri, anello al naso d’ordinanza, più pendaglio indefinito.

 

Non c’è di che stupirsi: il fine dello Stato moderno è quello. Quello che chiamano «progresso» è in realtà Cultura della Morte.

 

E chi volete che sia il padrone ultimo della Necrocultura?

 

Volete stupirvi, quindi, se vogliono obbligarvi ad adorare i suoi idoli?

 

Volete stupirvi se vogliono portarvi a festeggiare il natale di Satana?

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine da Twitter

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