Necrocultura

Il re britannico va in Germania a vendere la sua agenda verde di morte

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Carlo III d’Inghilterra è in visita in Germania. Come noto, il re britannico doveva andare in Francia, ma a causa delle proteste contro Macron, dove spesso, come da tradizione repubblicana francese, si inneggia alla decapitazione dei sovrani, vi ha rinunziato.

 

Eccolo quindi sbarcare in terra germanica, dove l’agenda verde estremista del re si sposa a pennello con le scellerate scelte green di Berlino e, soprattutto, con la deindustrializzazione in corso, che oramai non è nemmeno un tabù per i giornali.

 

Il nobile redattore del tabloid Bild Alexander von Schönburg (nome esteso Alexander conte di Schönburg-Glauchau) ha spiegato che «Carlo è molto vicino alla Germania. Ci vede come pionieri nelle politiche climatiche e ambientaliste. È stato qui più di 40 volte, anche dai suoi parenti, gli Hessen, gli Hohenloher, i Baden».

 

Come risaputo, ma non da tutti, gli Windsor non sono originariamente una casata inglese, ma tedesca, i Sassonia Coburgo-Gotha, che, chiamati a regnare in Albione, cambiarono il cognome (il brand) in qualcosa di più adatto agli indigeni anglici, prendendo spunto dalla tranquilla cittadina di Windsor. Il Kaiser tedesco commentò questa mutazione onomastica citando con umorismo Shakespeare: «le allegre comari di Sassonia Coburgo-Gotha.

 

Il nobilerrimo von Schönburg, sposatosi con una principessa del casato degli Hesse, tesse sul giornale popolare tedesco le lodi del figlio di Elisabetta: «vuole farci capire che avere la Germania come prima visita di stato è – lo so da fonti altamente affidabili – un segno del suo amore unico per il nostro Paese».

 

Tuttavia, i cittadini tedeschi rifiutano sempre più le politiche ecologiche di re Carlo, come dimostra il fallimento del 26 marzo del referendum «carbon neutral» nella città-stato di Berlino, e il governo federale è costretto ad ammorbidire alcune politiche a causa del crescente malcontento pubblico nei confronti degli effetti della loro politica sociale. Dopo circa 30 ore di incontro, i partner della coalizione di governo, che include i Verdi (oggi più che mai impegnati, più che per l’ambiente e per i loro elettori, per la continuazione della guerra alla Russia in Ucraina), hanno concordato di ammorbidire la loro legge sulla protezione del clima.

 

Le risoluzioni tedesche prevedono procedure di pianificazione più rapide dei grandi progetti infrastrutturali, tra cui 144 progetti autostradali, nonché per ferrovie, reti elettriche ed energie rinnovabili. I rigorosi obiettivi settoriali annuali imposti ancora in era Merkel per le emissioni di gas a effetto serra devono essere attenuati per i trasporti e gli edifici. Inoltre, è stato stabilito futuro sarà possibile compensare gli obiettivi mancati in un settore in un altro.

 

I partner della coalizione hanno anche concordato di indebolire la controversa proposta del ministro dell’Economia verde Robert Habeck di vietare i sistemi di riscaldamento a gasolio e gas.

 

«Non ci sarà alcun obbligo di sostituire i sistemi di riscaldamento esistenti, solo le specifiche per i sistemi di riscaldamento di nuova installazione», ha affermato il leader del Partito Democratico Libero Christian Lindner.

 

Sia la Deutsche Umwelthilfe che Greenpeace hanno definito le decisioni un «orrore», in particolare la decisione di finanziare 144 nuovi progetti autostradali.

 

Il principe Carlo porta avanti l’agenda verde da decenni, o è meglio dire, che la sua famiglia lo fa da generazioni. Ovviamente, dietro la salvaguardia per l’ambiente dell’agende verdi, c’è la Cultura della Morte è l’odio per gli esseri umani.

 

«Non puoi tenere un gregge che non riesci a nutrire. In altre parole la conservazione può esigere la cernita e l’eliminazione per mantenere l’equilibrio tra il numero di ciascuna specie in rapporto ad un dato habitat. Mi rendo conto che si tratta di un argomento scottante, ma resta il fatto che l’umanità è parte del mondo vivente» aveva dichiarato alla Deutsche Press Agentur nel 1998 il padre di Carlo, Filippo di Edimburgo, che peraltro parlava un tedesco eccellente.

 

Filippo fu cofondatore e presidente del WWF International, la famosa ONG ambientalista con il panda.

 

Rimane celeberrima, tuttavia, la celebre dichiarazione che il principe Filippo fece nella prefazione del libro del 1986 If I were an animal («Se io fossi un animale»), di reincarnarsi un giorno come un virus mortale, per poter contribuire ad un giusto sterminio di questa umanità in eccedenza. Ripeté questo suo desiderio varie volte, anche di fronte ad Agenzie di Stampa.

 

Re Carlo non è stato da meno, e il suo attivismo mai si è fatto scrupoli, arrivando a ricevere milioni in sacchetti di plastica mandati dalla famiglia Bin Laden. è stato coordinatore della Conferenza sul Cambiamento Climatico a Parigi, da cui proviene la quantità di legge sul clima che stiamo subendo (e dalla quale Trump aveva levato gli USA) e sostenitore della «decarbonizzazione», nuova parola orwelliana per dire «depopolazione», e della riduzione delle terre agricole – meno cibo meno uomini.

 

La prossima generazione sta facendo lo stesso. Il principe Guglielmo, che per qualche ragione la stampa italiana chiama «William» continuando a chiamare il padre Carlo e la nonna Elisabetta,  ha avuto il coraggio di parlare di limitazione delle nascite dopo aver prodotto il terzo figlio.

 

Stessa cosa, detta in termini ancora più beceri ed insopportabili (il personaggio, del resto, è quello che è), riguarda il principe Enrico, che è andato all’ONU (perché?) a fare un discorso a favore dell’aborto appena dopo la sentenza della Corte Suprema USA che gli ha negato lo status di diritto federale.

 

È una bella famigliuola, quella degli Windsor, e ci sarebbe da ricordare un paio di cose anche riguardo alla compianta Elisabetta.

 

Una famiglia della Morte, un vertice della nobiltà della Necrocultura. Lo avevamo visto con Alfie, Charlie, e gli altri bambini, sudditi di Buckingham Palace, trucidati dal sistema sanitario di sua Maestà.

 

 

 

 

 

 

Immagine di Dan Marsh via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

 

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