Politica
Il primo ministro del Bangladesh si dimette e fugge dal Paese. I manifestanti assaltano il palazzo
Lunedì il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, è fuggito dal Paese a bordo di un elicottero militare, dopodiché il capo di stato maggiore dell’esercito del Paese sud-asiatico ha annunciato che sarebbe stato formato un governo ad interim.
Lo sviluppo arriva dopo settimane di violente proteste che hanno travolto il paese e che, a quanto si dice, hanno causato centinaia di morti mentre i rivoltosi si scontravano con la polizia. Lunedì, i dimostranti hanno preso d’assalto il palazzo del primo ministro nella capitale Dhaka, chiedendo le dimissioni di Hasina.
In una conferenza stampa di emergenza, il capo dell’esercito del Bangladesh Waker-uz-Zaman ha annunciato che Hasina si era dimessa e che un nuovo governo ad interim sarebbe stato formato per governare il paese. Ha invitato i manifestanti a disperdersi e tornare a casa, chiedendo ai cittadini di mantenere la fiducia nell’esercito, che lavorerà per ripristinare la pace.
Salute to the brave Students of Bangladesh. They’ve ended the 15 years long dictatorial rule of Hasina Wajid. The Indian Proxy is no longer in Dhaka!!!
✊????✊???? pic.twitter.com/NcYEjesQjS— Muhammad Saad ???????? (@hafizsaadriaz) August 5, 2024
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Zaman ha promesso che tutte le morti avvenute nelle ultime settimane di violente proteste saranno indagate e ha chiesto ai dimostranti di dare all’esercito «un po’ di tempo» mentre lavora per trovare una soluzione alla crisi, affermando inoltre che i rappresentanti di tutti i principali partiti politici del Paese sono stati invitati a collaborare alla formazione del governo ad interim e sono già in trattative con l’esercito.
Il capo dell’esercito ha aggiunto che nel Paese non c’è bisogno di un coprifuoco o di uno stato di emergenza e ha dichiarato di aver ordinato all’esercito di non usare la forza e ha chiesto ai manifestanti di aiutare a ristabilire la pace.
La notizia delle dimissioni di Hasina sembra aver trovato un riscontro positivo tra i manifestanti, che sono stati visti applaudire per le strade dopo l’annuncio di Zaman.
Tuttavia, il gruppo Students Against Discrimination, che ha guidato le proteste antigovernative, ha risposto alla dichiarazione del capo dell’esercito affermando che avrebbe respinto il governo militare. Il gruppo ha insistito sul fatto che il potere deve essere consegnato agli «studenti e cittadini rivoluzionari» e che qualsiasi altro scenario «non sarebbe stato accettato».
We saw the same incident happening in Pakistan,in the Maldives,in Sri Lanka and now we are seeing The seize of Dhaka/ Aug 5, 2024 in #Bangladesh where #SheikhHasina had no option left but to escape from the wrath of radical muslims & Islamist.
The unfortunate thing to watch is… pic.twitter.com/d5f2XJlHsm
— Rahul Jha (@JhaRahul_Bihar) August 5, 2024
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I coordinatori del gruppo hanno chiesto in un post su Facebook che tutti gli «innocenti» e i «prigionieri politici» vengano rilasciati entro la fine della giornata. Hanno anche affermato che il governo di Hasina e il «sistema fascista» saranno aboliti e che verrà costruito un «nuovo Bangladesh e un nuovo ordine politico».
«Nessuno lascerà le strade senza aver ottenuto la vittoria finale», ha affermato il gruppo.
Le proteste studentesche sono scoppiate inizialmente il mese scorso dopo che una controversa quota di posti di lavoro governativa, che favoriva i figli dei veterani di guerra, è stata introdotta dall’Alta corte del Bangladesh. Il governo di Hasina ha risposto alle proteste imponendo un coprifuoco nazionale, ordinando un blackout di Internet mobile in tutto il paese, chiudendo le università e utilizzando l’esercito e la polizia antisommossa per disperdere i dimostranti.
Nelle settimane successive, diverse centinaia di persone, per lo più studenti, hanno perso la vita negli scontri tra manifestanti, polizia e attivisti filogovernativi, mentre migliaia di persone sono state arrestate.
La situazione bengalese pare la ripetizione letterale di quanto già accaduto in Sri Lanka con la cacciata dei fratelli Rajapaksa e i rivoltosi che entrano nei palazzi del potere per una giornata. Il risultato, ad ogni modo, è stata l’installazione al governo di Wickremesinghe, uomo appartenente al World Economic Forum. Di conseguenze, nello Sri Lanka distrutto dalle politiche agricole «green» mondialiste sino alla fame e alle rivolte per il cibo, si sono aggiunte imposizioni come l’ID digitale il codice QR per far benzina, nel perfetto stile di sorveglianza globale WEF.
Turbolenze politiche con rivolte in strada affliggono anche il Pakistan, con rivolte da parte dei sostenitori del partito ex premier Imran Khan, che, vittima di arresti, condanne ed attentati, sostiene, non senza che sia emersa qualche base fattuale, di essere stato defenestrato da un complotto USA.
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Immagine screenshot da YouTube