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Il Patriarca Sako critica la Curia per la sua ignoranza dei cristiani orientali

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Il Cardinale Louis Raphael I Sako, Patriarca della Chiesa Cattolica Caldea, ha espresso aspre critiche alla Santa Sede, affermando che alcuni funzionari della Curia non comprendono la situazione dei cristiani orientali e devono imparare a «lavorare con le Chiese locali, non al di sopra di esse».

 

«Dovrebbero sapere che sono lì per servire le Chiese», ha detto Sako. «Devono rispettare la nostra identità». Il cardinale Louis Raphaël Sako ha risposto senza mezzi termini alle domande del quotidiano cattolico The Tablet in un’intervista pubblicata online il 5 novembre 2025.

 

L’alto prelato, membro di diritto del Collegio cardinalizio, ha criticato il Dicastero per le Chiese Orientali – responsabile di tutte le confessioni orientali che hanno coraggiosamente scelto l’unità cattolica romana – per non aver trattato i patriarchi orientali con il rispetto che meritano.

 

Queste dure parole riflettono la profonda frustrazione del cardinale Sako nei confronti della burocrazia vaticana, dove, a suo dire, la corrispondenza rimane senza risposta per mesi. Il patriarca caldeo ha colto l’occasione per ricordare a tutti che, secondo il Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali, i patriarchi «precedono tutti i vescovi di ogni grado in tutto il mondo».

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Gli scambi con loro «dovrebbero essere molto educati e molto rispettosi», ha insistito l’alto prelato, lasciando intendere che i membri del dicastero in questione non avrebbero compreso il loro status o le difficoltà affrontate dai vescovi orientali, per i quali è preoccupato. «Siamo come padri», ha aggiunto il patriarca. «Non siamo uomini d’affari. Siamo pastori».

 

I cattolici caldei costituiscono l’80% dei circa 200.000 cristiani rimasti in Iraq e sono presenti in tutto il Medio Oriente. Nel 1990, il numero di cristiani in Iraq era stimato essere un milione, ma l’instabilità che si è impossessata dell’invasione guidata dagli Stati Uniti del 2003 e la persecuzione da parte degli islamisti dell’organizzazione dello Stato Islamico hanno spinto molti di loro a fuggire dal Paese.

 

Sebbene la Curia non goda di grande favore agli occhi del cardinale Sako, egli ritiene che Papa Leone XIV comprenderebbe meglio la situazione dei cattolici orientali. L’alto prelato ha parlato frequentemente con l’ex cardinale Robert Prévost durante il conclave dello scorso maggio: «Ho avuto l’opportunità di spiegargli chi siamo», ha affermato il patriarca, ricordando al successore di Pietro come «la nostra presenza in Oriente sia attualmente minacciata».

 

Durante la loro conversazione, il cardinale Sako ha suggerito che i funzionari della Curia non fossero nella posizione migliore per consigliare il Papa sulla situazione delle Chiese orientali. «Il Papa dovrebbe essere ben informato dai dicasteri», ha affermato, lamentando la mancanza di comprensione locale e di «esperienza pratica» all’interno del Vaticano.

 

«Quando parlano, usano un discorso di stampo occidentale». Ha aggiunto, citando un esempio, che l’attuale Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, il cardinale Claudio Gugerotti, possiede solo una conoscenza libresca e accademica del cristianesimo orientale, acquisita attraverso la sua formazione e la sua esperienza come nunzio. «Ha le sue idee, idee fisse sulle Chiese», afferma.

 

L’approccio del Vaticano, continua Sako, «dovrebbe essere accademico, ma anche realistico», e «dovrebbe impegnarsi di più per coinvolgere i leader politici locali, non limitarsi a fare discorsi», perché la Santa Sede può «avere un impatto sulla vita politica in Medio Oriente».

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Le critiche del Cardinale Sako all’apparato amministrativo della Santa Sede risalgono a una lunga storia. Nel 2023, il patriarca caldeo si appellò al Vaticano affinché ottenesse il riconoscimento formale delle sue funzioni da parte dello Stato iracheno. Il presidente iracheno Abdul Latif Rashid revocò il suo titolo di patriarca il 3 luglio 2023, un’azione percepita come un’usurpazione della sua posizione di amministratore dei beni della Chiesa.

 

Una destituzione probabilmente istigata da Rayan al-Kildani, leader delle Brigate Babilonia, una milizia nominalmente caldea legata all’Iran, contro la quale l’alto prelato aveva messo in guardia i suoi fedeli. Tuttavia, secondo l’arcivescovo Sako, il sostegno della Curia non è arrivato e la crisi è durata fino alla fine del 2024, con il ripristino dei diritti civili del patriarca da parte delle autorità irachene.

 

Ma il cardinale Sako è anche controverso al suo interno, accusato di essere stato troppo zelante nel modernizzare la Messa, dando risalto alla lingua volgare rispetto al siriaco tradizionale e ordinando che la celebrazione si svolgesse di fronte ai fedeli anziché ad orientem…

 

Resta da vedere il primo viaggio apostolico del Papa, previsto in Turchia e Libano dal 27 novembre al 2 dicembre, che si spera possa offrire un po’ di tregua e speranza ai cristiani in Medio Oriente, la cui presenza è più precaria che mai.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

 

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)

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