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Il Partito Comunista Cinese dichiara i videogiochi «oppio spirituale»

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Un articolo apparso su un quotidiano legato al Partito Comunista Cinese ha definito i videogiochi «oppio spirituale».

 

La definizione ricalca quella che Mao diede della religione come «oppio dei popoli».

 

Il titolo dell’articolo dell’Economic Information Daily (una testata legata direttamente al potere di Pechino)  suona come «Un “oppio spirituale” è cresciuto fino a diventare un’industria del valore di centinaia di miliardi di dollari».

 

Il pezzo citava  una litania di minacce poste dai videogiochi, tra cui distogliere l’attenzione dalla scuola e dalla famiglia e causare miopia.

 

«Nessuna industria o sport dovrebbe svilupparsi al prezzo di distruggere una generazione»

«Nessuna industria o sport dovrebbe svilupparsi al prezzo di distruggere una generazione», scrive l’articolo, che individuava il gruppo Tencent, che possiede giochi popolari in Cina come Honor of Kings e titoli popolari in tutto il mondo, come League of Legends.

 

Martedì, dopo l’uscita dell’articolo, le azioni di Tencent Holdings e di altre importanti società di videogiochi cinesi sono precipitate alla Borsa di Hong Kong. Questa pressione ha spinto gli investitori globali a ritirare miliardi di dollari dai titoli tecnologici cinesi, nel timore che una regolamentazione più severa potesse danneggiare le prospettive delle società.

 

Secondo le statistiche del governo della Repubblica Popolare, più della metà degli utenti cinesi di Internet gioca online. In passato, i funzionari governativi avevano già manifestato l’idea che i videogiochi potessero danneggiare i risultati accademici dei giovani, danneggiare la loro vista e – addirittura – riducendo la prontezza militare del Paese.

 

La bomba sganciata dal giornale statale è con probabilità parte di un piano in atto da mesi per aumentare della pressione del potere pechinese sull’ Internet cinese

Nel 2019, le autorità cinesi hanno limitato il tempo che i giovani potevano trascorrere giocando online.

 

La bomba sganciata dal giornale statale è con probabilità parte di un piano in atto da mesi per aumentare della pressione del potere pechinese sulla più ampia industria cinese di Internet, che serve un miliardo di utenti.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad un certo punto pareva desaparecido perfino il volto più noto globalmente dell’ascesa delle aziende elettroniche cinesi, Jack Ma.

 

 

 

 

 

 

 

Immagine di Cory Doctorow via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

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