Economia

Il Pakistan acquisterà petrolio russo usando lo yuan cinese

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Il Pakistan ha raggiunto un accordo per pagare le importazioni di petrolio dalla Russia di cui ha urgente bisogno non più con i dollari, ma con gli yuan cinesi lo riporta il quotidiano pakistano in lingua inglese News International.

 

Un anonimo funzionario del ministero dell’Energia pakistano ha dichiarato alla testata che la transazione sarebbe stata facilitata dalla Bank of China, a un prezzo di circa 50-52 dollari al barile.

 

A gennaio, Mosca e Islamabad avrebbero raggiunto accordi «concettuali» sulle forniture di petrolio e prodotti petroliferi russi al Pakistan, riporta il sito russo RT. L’accordo dovrebbe fornire sollievo al Pakistan a corto di liquidità, che sta affrontando una crisi della bilancia dei pagamenti e riserve di valuta estera estremamente basse.

 

Il Pakistan sta attualmente affrontando una situazione di instabilità finanziaria in cui è entrato il Fondo Monetario internazionale (FMI), che vuole che il Pakistan usi i suoi dollari per una cosa, e una cosa sola: pagare il suo debito estero.

 

Questo affare petrolifero ha caratteristiche simili alle discussioni ora in corso tra Brasile e Argentina, per capire come l’Argentina possa pagare le importazioni brasiliane con pesos, non dollari. Come il Pakistan, l’Argentina è colpita da una guerra finanziaria e da un accordo del FMI che la lascia senza dollari per il commercio vero e proprio, figuriamoci per gli investimenti.

 

Nel caso di Argentina-Brasile, stanno cercando di ottenere garanzie dalla Nuova Banca di Sviluppo BRICS (ai quali l’Argentina ha chiesto di partecipare) per prestiti/swap brasiliani per rendere possibile il commercio.

 

Il Pakistan era ritenuto un alleato di ferro degli USA. A causa del rapporto privilegiato tra Islamabad e Washington, tante cose sono state perdonate al Pakistan e ai suoi servizi segreti – il temutissimo ISI – dalla creazione dei talebani in giù.

 

Ora, esattamente come fatto dall’altro grande alleato (o forse, ex alleato) asiatico, l’Arabia Saudita, Islamabad tradisce il dollaro per lo yuan cinese.

 

Il Pakistan raggiunge quindi una quantità di Paese che si stanno sganciando dal dollaro nel movimento verso la dedollarizzazione globale. L’India, l’Indonesia, il Bangladeshla Malesialo Sri Lanka, e altre Nazioni del Sud del mondo stanno seguendo questa pista. A inizio anno la Banca Centrale Irachena ha annunciato che consentirà scambi con la Cina direttamente in yuan cinesi, senza passare dal dollaro, mentre il Ghana si è rivolto non alla moneta statunitense, ma all’oro per stabilizzare la propria valuta nazionale.

 

La de-dollarizzazione  coinvolge da mesi, pur sottotraccia, non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in Cina, in Arabia Saudita, e, oramai da più di un anno, nelle Banche Centrali di Paesi come il Brasile e perfino Israele.

 

Islamabad sta attraversando un periodo di turbolenza senza precedenti. L’ex premier Imran Khan è stato vittima di un attentato a fine 2022.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Khan è stato di recente detronizzato in quello che lui stesso ha definito «un complotto USA». Da premier, aveva mostrato politiche filo-Repubblica Popolare Cinese (di fatto da sempre alleata del Pakistan contro l’India) e negli ultimi tempi filo-russe, posizione più nuova per un premier pakistano. Il Khan aveva altresì avviato accordi con il Tehreek-i-Labbaik Pakistan, il partito islamista del Paese.

 

Sono stati per il Paese mesi di caos, con blackoutterrorismo montante con stragi sanguinarie, le citate pressioni del Fondo Monetario Internazionalefabbriche che chiudono e avvisaglie di guerra civile.

 

Non mancano, nel quadro già tetro, le visite di Bill Gates a generali della potenza nucleare per parlare di vaccini.

 

 

 

 

 

Immagine Fassifarooq via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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