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Il metaverso è già soggetto a tassazione

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Second Life, la piattaforma del mondo virtuale nata agli inizi degli anni 2000 sta introducendo l’imposta sulle vendite per la prima volta dalla sua immissione sul mercato, stabilendo quello che potrebbe essere un precedente per la tassazione all’interno del metaverso. Lo riporta Futurism.

 

Second Life fu nei primi anni 2000 una sorta di prova generale della virtualizzazione del mondo. Si trattava di un software che veniva caricato su perconal computer – qualcosa di molto distante dai visori di realtà virtuale senza fili prodotti da Facebook.

 

Su Second Life approdarono in moltissimi: anche Di Pietro e il suo partito, con la Casaleggio che gli aveva fatto il sito, aprirono su Second Life.

 

Recentemente il creatore di Second Life, Linden Lab, ha annunciato che «abbiamo fatto del nostro meglio per proteggere i nostri residenti da queste tasse il più a lungo possibile, ma non siamo più in grado di assorbirle».

 

Ciò significa che entro breve gli utenti dovranno pagare le tasse «sulle fatture ricorrenti, come abbonamenti premium e tasse fondiarie» associate all’acquisto di terreni virtuali destinati allo sviluppo.

 

In altre parole, gli utenti non solo dovranno pagare le tasse sulla proprietà delle loro case nel mondo reale, ma saranno tassati anche per quelle virtuali e le implicazioni per il resto degli aspiranti metaversi potrebbero essere immense.

 

Sebbene Second Life sia il primo metaverso a introdurre tasse ai suoi utenti, quasi certamente non sarà l’ultimo.

 

«Con una crescente attenzione su tecnologie simili che vanno da Second Life e Roblox a quelle abilitate alla realtà virtuale come Horizon Worlds di Facebook, la decisione di Linden Lab sarà probabilmente vista come un punto di svolta» scrive Futurism.

 

Anche prima dell’annuncio della società madre di Second Life, tuttavia, la blogosfera finanziaria era in fermento con spiegazioni sull’imminente tassazione del metaverso, delle criptovalute e persino degli NFT.

 

Mentre il metaverso rappresenta per molti un modo per spendere soldi online senza l’uso di una valuta tradizionale, il potenziale di enormi vendite nel mondo significava che prima o poi il fisco sarebbe venuto a bussare.

 

Il metavero di Second Life, prima che il fisco, aveva già cominciato ad essere invaso dall’altro livello della cosa pubblica, la politica.

 

Jean Marie Le Pen sbarcò con il suo partito sul mondo virtuale con un primo comizio, e dissero che vi furono, anche lì, disordini– un po’ come è successo alla presentazione della candidatura di Zemmour.

 

Tuttavia c’è anche un famoso caso italiano: Antonio Di Pietro, il cui sito era seguito dalla Casaleggio, comprò un’isola su Second Life e fece una conferenza stampa digitale.

 

 

Fino al 2010 Casaleggio si occupò dell’attività digitale di Di Pietro come il blog e appunto l’isola virtuale dell’Italia dei Valori, partito più o meno sparito come i tanti partiti biodegradabili dell’Italia del XXI secolo.

 

Casaleggio teorizzava la primazia del metaverso – che non si chiamava ancora così, sebbene era già stato scritto  il romanzo (distopico…) di Neal Stephenson da cui hanno tratto la parola – già molti anni fa, come visibile nel video «futurizzante» Prometeus – La Rivoluzione dei media, un’infografica che anticipava la più enigmatica e controversa Gaia – The Future of Politics, dove si immaginava un futuro prossimo (il 2020…) in cui «Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second Life. Chiunque ha un Agav (agente-avatar) che cerca informazioni, persone e luoghi nei Mondi Virtuali».

 

 

Come riportato da Renovatio 21, nel metaverso, inteso nelle sue varie declinazioni attuali (videogiochi, software di realtà virtuale, etc) vi sono già casi di terrorismo e allarmi per le possibili molestie pedofile.

 

Un’altra questione emersa, è quella del ferimento fisico degli utenti del metaverso.

 

La Microsoft di Bill Gates ha comprato la Blizzard, ditta che produce giochi ascrivibili al concetto di metaverso, per 67 miliardi di dollari.

 

 

 

Immagine di DexEuromat via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

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